Visioni

Mondo Crepax o delle eroine in bianco e nero

Guido Crepax nel 1967Guido Crepax nel 1967

Fumetti Una nuova collana Feltrinelli per riscoprire Valentina e le altre, a partire da «I sotterranei». Le origini tra pudore e ribellione, un progetto editoriale per il presente, le storie inedite firmate da Sergio Gerasi

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 7 luglio 2024

Senza Guido, senza la moglie e complice Luisa Mandelli, la casa di via De Amicis è stata messa in vendita. Ma come confida Caterina Crepax, figlia dell’artista e custode dello straordinario Archivio paterno con i fratelli Antonio e Giacomo, «a essere del tutto sinceri, papà e mamma non l’avevano mai considerata casa loro».

La casa «vera», quella che tanti lettori hanno avuto l’opportunità di visitare attraverso gli interni immortalati col pennino dal fumettista milanese classe 1933, stava dall’altra parte della strada, all’ultimo piano di un bel palazzo borghese di inizio ’900 a cui la gentrificazione «Post Expo» sta strappando l’anima a brandelli.

Una tavola da «I sotterranei» di Crepax
Una tavola da «I sotterranei» di Crepax

ERA UNA MILANO del tutto diversa, quella che aveva visto decollare L’astronave pirata, Il Dr. Jekyll e le Clinicommedie realizzati per la rivista «Tempo Medico».

I confini del centro storico, allora, si estendevano fino alla circonvallazione interna. Al di sopra e al di sotto di questa, c’era un universo ribollente e seducente, pronto a irrompere nel quotidiano con forza, a volte con violenza.

È in questo universo che Crepax – fervente trotskista, amico di grandi milanesi come Emilio Tadini e Giovanni Gandini nonché tenace appassionato di Storia militare – faceva muovere i suoi personaggi. Ed è in questo contesto che è cominciata l’avventura dell’insospettabile architetto con la passione per il jazz e la letteratura.

«All’inizio è stato quasi uno scherzo, una reazione contro la mentalità un po’ bacchettona degli editori», ci raccontava Crepax stesso durante un’intervista: «Verso la metà degli anni ’60, all’epoca del mio esordio nel fumetto, il senso del pudore era spinto all’eccesso. A me piaceva disegnare donnine, ma ai tempi avevo parecchie discussioni, perché mi chiedevano di rivestirle sempre. Così per dispetto ho cominciato a svestirle sempre di più… e in capo a qualche anno sono stato colto da frenesia».

Una rivoluzione permanente figlia di uno spirito ribelle, ma anche di tutte le influenze alla base della sua formazione, dall’Alex Raymond di Flash Gordon, a John Willie, Arthur Rackham e Gustavino, fino a Swift e De Sade, «che nonostante tutte le sue efferatezze era un grande moralista».

Fioriscono le riviste a fumetti come «Linus» e «Kent», e con loro cominciano a fiorire le donne di Crepax.

Valentina, nata come comprimaria del super-eroico Neutron nel 1965, ma troppo profonda e sfaccettata per non ambire a un ruolo di primo piano. La giovanissima «eroina di una sola storia» Belinda. E poco dopo, la più giovane e narcisista Bianca, prigioniera dei propri sogni s/m in La casa matta, seguita dalla procace e un po’ svanita piccolo-borghese Anita, facile preda di ogni perversione tecno con decenni di anticipo su OnlyFans.

Ma accanto alle «divine», ecco gli altri fumetti di Crepax: L’uomo di Harlem, omaggio all’era del jazz e alle strip noir di Chester Gould; La calata di Mac Similiano XXXVI, cupa allegoria rinascimentale della Guerra del Vietnam; e poi i classici del Gotico, Conte Dracula e Frankenstein, e Casanova, e Il processo di Kafka.

Il tutto, sempre nel rigoroso rispetto degli originali: «Mantengo inalterati gli ingredienti base della storia, lavorando sull’impaginazione e sull’architettura della tavola… però, per quanto scadente possa essere, tendo sempre a rispettare il testo senza rielaborarlo. Mi infastidisce quando un testo viene troppo rimaneggiato».

Classici a fumetti, appunto. «E il bello dei classici è che non finiscono mai di offrire scoperte stimolanti ai lettori», sottolinea Antonio Crepax, il primogenito del Maestro scomparso il 31 luglio 2003: «Anche per questo siamo contenti del ritorno sugli scaffali della nuova collana Mondo Crepax di Feltrinelli Comics».

LA NUOVA SERIE di volumi cartonati si distacca da tutte quelle pubblicate in precedenza per una serie di valori aggiunti. «Intanto, perché nonostante le tante opere pubblicate nelle edicole, la presenza di Crepax in libreria si stava facendo sempre più rarefatta, con nostro grande dispiacere. E poi perché la nuova collana è la prima destinata a procedere non in maniera episodica, ma per cicli narrativi omogenei».

Il primo volume della nuova serie ospita I sotterranei, opera serializzata a partire dal 1966 e segno definitivo della maturazione di character e mitologie promettenti ma ancora legati a stilemi fumettistici più «tradizionali».

«I fumetti neri bisognerebbe ucciderli tutti», aveva dichiarato Crepax padre durante una serata alla Casa della Cultura, probabilmente esasperato dalla «banalità del male» dei troppi gialli in circolazione nei tardi Sixties.

Per quanto scadente possa essere, tendo sempre a rispettare il testo lavorando sull’architettura della tavolaGuido Crepax

E spremuta la vena nel fulminante La curva di Lesmo, qui trasloca Neutron e Valentina in piena fantascienza. Non quella futuribile «di cui non sopporto gli artifici», ma quella più vicina alla sua sensibilità autoriale, come il mito di Orfeo ed Euridice e H. G. Wells. Neutron si imbuca nelle viscere della terra per salvare Valentina, svanita durante una spedizione speleologica.

Ma in realtà il sottosuolo è teatro di una guerra incessante tra due fazioni in conflitto. Ancora Antonio Crepax: «In realtà si tratta di una metafora piuttosto trasparente: da una parte c’è la città-stato chiamata Kómyatan, luogo del pensiero democratico e dell’interesse collettivo. Dall’altro, la tirannica Tóitatnan, retta con il pugno di ferro da una oligarchia di autocrati con il culto dell’imperialismo e della morte».

Inutile dire da che parte si schierano i «buoni». Ma su questa premessa si sviluppa un volume più ricco delle vecchie raccolte Milano Libri Edizioni. Qui le storie sono tre, il prologo Gli ussari della morte, poi appunto I sotterranei per finire con Valentina perduta nel Paese dei Sovieti, a includere anche il quadruplo paginone centrale che fa da riassunto delle puntate precedenti.

E accanto ai fumetti, i redazionali: prefazione della bestseller contemporanea Fumettibrutti, ricca postfazione del critico fumettistico Boris Battaglia. «Contenuti extra molto apprezzati, sia per la capacità di traghettare queste storie di 50 anni fa nell’attualità, sia per la “profondità di campo” nel leggere la parabola creativa dell’autore», racconta ancora Crepax figlio. Chicca finale, un ricco dizionario per comprendere il vero e proprio labor of love compiuto a suo tempo sulla storia da Guido e Luisa.

«POCHI LO SANNO, ma in realtà la lingua dei Sotterranei è un parto originato dalla laurea in Letteratura germanica di nostra madre», conclude Antonio. «Un idioma creato a partire da opere antiche, come la leggendaria Bibbia di Ulfila, vescovo dei Goti nel 1300».

Per un cerchio che si chiude, un altro che si apre, preannunciando i volumi a venire: «Ovviamente, tutto dipende dal gradimento dei lettori, ma il piano dell’editore è ambizioso, e se i numeri ci daranno ragione le sorprese non mancheranno».

All’orizzonte, altri volumi di cicli narrativi impreziositi dagli interventi di ospiti speciali. E per Lucca 2024, nuove storie di Valentina, firmate da uno tra i più interessanti appassionati di Crepax: Sergio Gerasi, colonna di Dylan Dog e di romanzi grafici tra sogno e realtà come i recenti In inverno le mie mani sapevano di mandarino e Un romantico a Milano. Ce n’est qu’un debout, avrebbe detto qualcuno.

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