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Venere in pelliccia, l’eros firmato Crepax

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Graphic Novel "Eros e psiche" si intitola il primo volume della Mondadori Comics dedicato al romanzo di Von Sacher Masoch

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 31 gennaio 2015

E’ davvero una buona occasione di rivedere il suo tratto inconfondibile e di riassaporare il clima unico dei suoi racconti a fumetti quello fornito dalla riedizione degli albi di Guido Crepax. Oggi si fa in fretta ad etichettare lui e altri come dei maestri e in questo modo liquidarne il percorso in modo più infido ma forse più duraturo, ma Crepax è stato probabilmente di più. Un artista in grado di raccontare con le sue opere a fumetti e meglio di molti altri romanzi, racconti o memorie, il clima culturale e politico degli anni sessanta, l’incredibile impulso di una città, Milano, che sembrava davvero potesse diventare un punto di riferimento per un paese che finalmente si apriva all’Europa e al mondo.

Benvenuti quindi a questi volumi pubblicati dalla Mondadori Comics e venduti sia nelle librerie che in edicola. Il primo, sottotitolato “Eros e psiche”, ha per protagonista la riscrittura di un celebre romanzo molto discusso quanto poco letto, ovvero Venere in pelliccia di Von Sacher Masoch (con una postfazione di Davide Barzi, pp. 158, € 9,99).

Scelta questa più che mai significativa per illustrare una costellazione letteraria di riferimento e una cultura, quella ottocentesca, con cui Crepax ha sempre dialogato. Per quanto riguarda il romanzo di Leopold Von Sacher Masoch l’aspetto rilevante della trasposizione di Crepax riguarda il rapporto tra i due protagonisti: Severin e Wanda. Quando li incontriamo, Severin si è già trasformato in Gregor, il fedele servitore della Venere, disposto a subire qualunque angheria sul suo corpo da parte della sua padrona.

Qualcosa evidentemente nel rapporto tra la coppia è già accaduto dal giorno in cui Severin ha incontrato la bella e ricca vedova Wanda Von Dunajew. Una scelta è stata compiuta, quella del rovesciamento dei rapporti di forza tra uomo e donna. Siamo, ricordiamolo, nel secondo ottocento, e seppur nei ranghi più alti della società mitteleuropea, le condizioni della donna sono ancora di là da emanciparsi.

E’ in questo modo che Crepax apre questo romanzo così suggestivo alle domande ancora rimaste irrisolte di liberazione e di emancipazione delle donne e non solo. Pubblicato nel 1984 Venere in pelliccia di Crepax è un’occasione per riflettere, fredda e crudele (per parafrasare un celebre saggio di Gilles Deleuze dedicato proprio a Von Sacher Masoch) sullo stato dei desideri, su quanto è stato fatto nei decenni precedenti in una società arretrata e bigotta per dare a tutti la capacità di vivere e di realizzarsi secondo le proprie aspirazioni.

Nessuna fascinazione per quel rapporto tra servo e padrone, né d’altra parte la Venere è soddisfatta di avere in mano il marito come trofeo da ostentare nella buona società. Gregor vive quella che in fondo è stata una sua scelta come un qualcosa di ineluttabile, di incontrovertibile, segno del fallimento di un tentativo di liberare la moglie, di amarla diversamente da come gli altri amavano le loro mogli che è fallito. E lei, il suo oggetto del desiderio, è obbligata a questo gioco delle parti, sente e vive questa sua condizione fino alle estreme conseguenze. Le sue forme di donna moderna, alta, slanciata e sinuosa, con i capelli corti ma fluenti, protesi nello spazio, fino ad incontrare la famosa pelliccia e mescolar visi, in una sorta di rimando klimtiano molto interessante.

Oltre a Venere in pelliccia in questo primo volume sono presenti altri due racconti, il secondo è un’altra incursione nella letteratura, stavolta il protagonista è Giacomo Casanova, il libertino, il seduttore. Siamo negli anni della grande riscoperta di questo personaggio, gli scritti di Giovanni Macchia, la biografia di Piero Chiara e poi naturalmente il culmine con il film di Federico Fellini, uno dei suoi più ambiziosi e smisurati, dalla gestazione infinita, fino al doppiaggio del protagonista interpretato da Donald Sutherland.

Ha ragione Davide Barzi a citare una riflessione di Oreste Del Buono, il quale a proposito delle incursioni letterarie di Crepax parlava di una vera e propria opera di somatizzazione dei romanzi:” Crepax non illustra, interpreta (…): somatizza i romanzi, i libri inquieti. Ha un suo modo di patirli e in un certo modo di completarli.”

Dopo Casanova non poteva poi mancare il personaggio più famoso creato da Guido Crepax, ovvero Valentina. L’episodio si intitola “Il bambino di Valentina”, in cui rientrano tutti i fermenti del suo immaginario espanso, ipotetico, fluido.

Assieme al suo fidanzato Valentina trova la scarpa di una donna scomparsa molto tempo prima, una donna bellissima. Di colpo si imbattono in una sorta di villa abbandonata nel bosco e lì, dietro il vetro della porta scorgono proprio la donna senza la scarpa. Ovviamente la visione li raggela ma l’istante successivo ecco apparire anche un bizzarro figuro, autodefinitosi il custode della villa abbandonata e di chissà quali altri segreti ivi contenuti.

Giorni dopo, la voce del custode si fa risentire al telefono, Valentina viene invitata nella villa e lì sottoposta ad una serie di esperimenti con delle macchina artigianali, dei marchingegni sadiani creati con l’intenzione di espandere il piacere sessuale attraverso canali diversi dall’usuale.

Macchine strane, forse anche un po’ ridicole, progettate da quell’oscuro tenutario della villa nel bosco per controllare il corpo di questa ragazza vitale ed energetica, le visioni si innescano nei sogni, in una concatenazione via via sempre più eccentrica, in cui spazio e tempo diventano elementi assolutamente relativi con cui dialogare e giocare.

Gia perché non va mai dimenticata la vena giocosa del lavoro di Crepax, il piacere che ha sempre cercato di trasmettere con le sue avventure erotiche (e non) che diventano dei veri e propri romanzi di formazione. In cui pensarsi e desiderarsi diversamente rispetto al proprio tempo e alle proprie condizioni materiali. Anche per questo vale la pena leggerle o rileggerle.

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