Mitsotakis spy story
Grecia «Del tutto estraneo»: il premier greco tenta di sfilarsi dallo scandalo di spionaggio contro giornalisti e avversari politici che lo ha travolto. Ma poi promette di «riformare» i servizi segreti
Grecia «Del tutto estraneo»: il premier greco tenta di sfilarsi dallo scandalo di spionaggio contro giornalisti e avversari politici che lo ha travolto. Ma poi promette di «riformare» i servizi segreti
In precario equilibrio il premier greco Kyriakos Mitsotakis che è travolto da un esplosivo scandalo di spionaggio contro avversari politici e giornalisti. Scandalo di cui si è reso responsabile il suo governo ma anche egli stesso.
Già venerdì lo scandalo ha costretto alle dimissioni Grigoris Dimitriadis, segretario generale della presidenza del consiglio e nipote del premier, seguito da Panayotis Kontoleon, direttore generale del servizio segreto Eyp. Kontoleon, ex presidente di una società privata di “vigilantes”, era stato scelto personalmente dallo stesso Mitsotakis il giorno dopo la sua vittoria elettorale. Il nuovo premier si era affrettato a sottoporre l’Eyp al suo esclusivo controllo e a cambiare in fretta e furia la legge che esigeva per il capo dei servizi brillanti titoli di studio. Come quelli che aveva il capo dell’Eyp destituito da Mitsotakis, Yiannis Roubatis, plurilaureato dottore e ricercatore della John Hopkins nelle relazioni internazionali. Kontoleon invece poteva vantare un diploma di scuola di musica. Ora al suo posto è stato nominato il diplomatico Themistokles Demiris, ex direttore generale del ministero degli Esteri e prima ancora ambasciatore a Roma.
IL TERREMOTO che sta travolgendo la destra ellenica è dovuto a uno scandalo di grandi dimensioni con appigli internazionali. È scoppiato poche settimane fa, quando l’eurodeputato Nikos Androulakis, presidente del partito socialista Pasok, ha verificato che il suo cellulare era stato colpito da un programma di spionaggio, i famosi Spyware e in particolare il famigerato «Predator». La scoperta l’hanno fatta i controlli della presidenza del Parlamento Europeo effettuati su più di 200 cellulari di deputati e funzionari europei. Il tentativo di inserire il programma di spionaggio non aveva avuto successo ma aveva lasciato dietro evidenti tracce. Il tentativo era avvenuto l’anno scorso, nel periodo in cui il parlamentare europeo rivendicava alle primarie la leadership del Pasok contro altri cinque contendenti. Il sospetto è che Mitsotakis abbia voluto favorire il candidato a lui più vicino, che era Andreas Loverdos, coinvolto allo scandalo Novartis.
Ora, il leader del Pasok sembra deciso a portare la questione fino in fondo e rivelare completamente le responsabilità del governo, contando sul pieno sostegno dell’opposizione di sinistra. Di contro, l’apparato propagandistico del governo cerca di ricattarlo con pratiche che Tsipras ha definito «mafiose»: l’ufficio stampa del partito di governo ha diffuso voci su suoi presunti «contatti sospetti» con «funzionari cinesi» e su inesistenti filmati in cui egli maltratterebbe la fidanzata. A questo punto sarebbe una sorpresa qualsiasi alleanza del Pasok con la destra dopo le prossime elezioni.
LA DURA denuncia del leader socialista, a Strasburgo e in tutte le istanze greche, ha aperto la finestra alle sotterranee attività di spionaggio cui si dedicava il servizio segreto di Kontoleon. Dopo essere riusciti, con molta fatica, a convocare una riunione della Commissione parlamentare sulla “trasparenza”, i parlamentari dell’opposizione hanno dato battaglia per poter interrogare il capo del servizio. Alla fine lo spione musicista ha confessato che l’Eyp si dedica regolarmente allo spionaggio di «persone che potrebbero mettere a rischio la sicurezza nazionale: cittadini solidali con profughi e immigrati, profughi stessi, giornalisti, legali, funzionari pubblici ed altro». Ma ha anche confessato che il giornalista Thanassis Koukakis, che pure ha scoperto «Predator» nel suo cellulare, era sotto controllo «per conto di servizi di sicurezza stranieri». Koukakis è un autorevole giornalista economico. Ed è lecito domandarsi non da quando l’Eyp lavora per conto di «servizi stranieri» ma per quale motivo si interessino delle attività di un giornalista economico. Come pure inspiegabile rimane il fatto che sotto lo stretto controllo dell’Eyp era anche un profugo di 12 anni la cui unica colpa è di aver tracciato un bel disegno poi pubblicato da Le Monde. Alla fine, pressato dall’opinione pubblica, il dimissionario Kontoleon si è inventato che sarebbero interessati a Koukakis i servizi dell’Ucraina e dell’Armenia. Provocando l’irata smentita delle rispettive ambasciate.
ANCORA PIÙ grave la responsabilità del nipote del premier. Dopo che per mesi interi il governo e tutte le Tv al suo servizio assicuravano che il «Predator» e il suo simile «Pegasus» non ci sono in Grecia, Google stessa si è preoccupata di smentire Mitsotakis, riportando anche il nome della società che commercializza gli Spyware made in Israel.
La breccia era oramai aperta: giovedì il «Giornale dei Redattori» e il sito informativo «Reporters United» avevano riportato dettagliatamente gli intrecci di affari tra le società del segretario generale della presidenza del consiglio e il Gruppo Intellexa, con sede prima a Cipro e poi in Grecia, che importa i due programmi spionistici. Oltre alla smentita della smentita governativa, si è scoperto anche che il disinvolto Dimitriadis ha violato la legge che impedisce ai membri del governo di gestire società e fare affari. Molti media commentavano che il capo spione e il nipote si erano dimessi per salvare lo stesso premier. Dimitriadis, per conto suo, non ha voluto dare alcuna spiegazione al suo gesto ma in cambio si è vendicato dei due mezzi d’informazione che lo hanno sbugiardato, compreso il giornalista spiato.
KOUKAKIS, querelandoli con la richiesta di risarcimenti insostenibili, esempio classico di Slapp, ossia di «azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica».
Ieri, dopo due settimane di mutismo, Mitsotakis è apparso in Tv per un penoso proclama. Mentre tutti o quasi si attendevano le sue dimissioni, il premier incravattato ha disperatamente cercato di convincere che lui era «del tutto estraneo» alle intercettazioni, tacendo sul suo personale controllo dell’Eyp, che ora, ha promesso, sarà «riformato». È apparso un Mitsotakis che voleva ostentare sicurezza ma era evidente che parlava da politico ormai finito.
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