Appena sceso dal palco in una piazza Duomo ancora gremita, Gianni Cenati, presidente dell’Anpi di Milano, tira un sospiro di sollievo: «Una manifestazione grande, pacifica e unitaria». La prima dopo due anni di stop causa Covid. Circa 70mila i presenti, secondo gli organizzatori. Il colpo d’occhio è una macedonia di bandiere e di idee anche diverse, accomunate dall’antifascismo e dai valori della Costituzione.

LA SOLIDARIETÀ ALL’UCRAINA invasa dai russi è fuori discussione. Lo conferma la presenza di due donne ucraine tra gli oratori, Irina Yarmolenko, consigliera comunale di Bucha, e Tatiana Bandelyuk , che racconta le telefonate con i genitori rimasti nella loro casa in Ucraina, «ogni volta ci salutiamo come se fosse l’ultima». E raccoglie un forte applauso: «Non è giusto pensare che la pace sia la nostra resa incondizionata».

Gianfranco Pagliarulo
La guerra è una metastasi e non si sa come si estenderà, stiamo andando verso il baratro e oggi il tabù nucleare sembra svanire

Sostegno ribadito fino a sgolarsi dal presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo, che ripete di non avere «alcuna incertezza» sulla parte da difendere, e invita a non dividersi, a unirsi «per favorire il negoziato e far cessare il fragore delle armi». Netta la condanna verso Putin e ribadito il «diritto morale e giuridico dell’Ucraina di difendersi», Pagliarulo ribadisce che «questo non è sufficiente». Perchè «la guerra è una metastasi e non si sa come si estenderà», perché «mai dal 1945 si è visto un riarmo così forte delle principali potenze». Perchè «tutti stiamo andando verso il baratro». Ricorda Hiroshima, l’equilibrio del terrore della guerra fredda, «oggi il tabù nucleare sembra appannato, ma in caso di guerra nucleare non ci sarebbero superstiti».

Anche il leader della Cgil Landini poco prima aveva evocato il rischio nucleare, e la «terza guerra mondiale a pezzi« citata dal Papa in tempi non sospetti. «Oggi il Papa è poco ascoltato, è inaccettabile che qualcuno pensi che la guerra possa andare avanti a lungo, l’Europa deve fare ogni sforzo per avviare i negoziati».

Landini ribadisce il no a più spese militari, e parte qualche fischio dal lato della piazza dove sventolano bandiere Usa, inglesi e della Nato. Ma la piazza lo applaude, e lo fa ancora quando il leader Cgil invita a «prendere il meglio della lotta di liberazione per fermare la logica della guerra».

Tatyana Bandelyuk sul palco a Milano per il 25 aprile, foto LaPresse

IL CORTEO È MULTICOLORE. Enrico Letta sfila col Pd milanese, con lui i vicesegretari Peppe Provenzano e Irene Tinagli. Attorno ai dem un gruppo di militanti dei Carc mostra un cartello con Letta con l’elmetto e la scritta «Pd partito della guerra». Urlano «servi della Nato». Poco più avanti ai Carc si uniscono militanti dei centri sociali con lo striscione «Pd guerrafondaio». «Fuori il Pd dal corteo, fuori l’Italia dalla Nato». Se ne stanno a lato del corteo, e contestano, oltre ai dem, anche la brigata ebraica («Fascisti», «Palestina libera») e il gruppetto con le bandiere Usa e Nato.

Il servizio d’ordine e la polizia impediscono contatti tra i gruppi che si provocano a vicenda: quelli pro Nato mostrano la falce e martello equiparata alla svastica. In mezzo una folta delegazione ucraina che grida la sua rabbia contro Putin e lo paragona a Hitler con tanto di foto coi baffi.

LETTA NON SI SCOMPONE: «Lottare per la pace vuol dire aiutare un popolo che deve difendersi. Noi siamo convinti delle scelte che abbiamo fatto». Il leader Pd è consapevole che «questo 25 aprile arriva in un momento particolare, che ci interroga tutti, è normale che si discuta». «Per noi è importante esserci, ascoltare, la democrazia è questo, rispettiamo la libertà di chi ci contesta, noi non vorremmo mandarli via» «Questo corteo è casa nostra», spiega al manifesto.

Sulla guerra aggiunge: «Spero nell’intervento del segretario Onu Guterres dia risultati positivi». Eccessivo l’invio di armi occidentali? «Non sono le nostre armi che spingono l’escalation, il rischio c’è per le scelte di Putin ». «Grave errore le contestazioni al Pd e alla brigata ebraica», puntualizza subito Pagliarulo, che definisce «inopportuna», la presenza di bandiere Usa e Nato. «Ma se ci sono ci stiano, non muore nessuno…». Letta lamenta l’assenza della destra in piazza: «Non capiscono che la Resistenza non è stata divisiva per l’Italia. Anzi».

DAL PALCO IL SINDACO di Milano Beppe Sala prende di mira«chi ancora coltiva ambiguità su fascismo e nazismo, non c’è spazio per forze politiche che non hanno fatto i conti col passato fascista. In Francia come in Italia». Servita Meloni, Sala infilza Salvini: «Basta ambiguità da chi chiedeva pieni poteri o prendeva finanziamenti dall’autocrazia russa».

Pagliarulo ricorda l’assalto alla Cgil dello scorso autunno, annota che «quelle organizzazioni ancora non sono state sciolte». Nicola Fratoianni, di sinistra italiana, gli dà manforte: «Chi si scaglia contro l’Anpi, che è patrimonio del Paese, pensi piuttosto che i gruppi neofascisti non sono stati ancora sciolti». Landini: «In tutta Europa c’è un rischio di ritorno del fascsmo, non si può abbassare la guardia, l’attacco alla Cgil era premeditato». Il numero uno dell’Anpi cita Primo Levi: «Quello che è accaduto può ripetersi. Spetta a noi difendere llibertà e democrazia conquistate dai partigiani».