«Siamo tantissimi». La frase passa di bocca in bocca, è la più pronunciata in un corteo che effettivamente ha visto una partecipazione imponente come non si vedeva da anni. «Siamo oltre 100mila» dirà l’Anpi a metà pomeriggio, ma per come si è mossa la manifestazione, lenta e compatta, potrebbero essere anche di più. Quando poi improvvisa arriva anche un po’ di pioggia il paragone con un 25 Aprile passato alla storia, quello del 1994 contro il governo Berlusconi, scatta spontaneo.

IN PIAZZA OGGI però c’è meno conflitto e più testimonianza. Quella di Milano è stata una piazza di presenza dove il popolo antifascista si è ritrovato compatto per dire che non accetterà alcuna riscrittura della storia e alcun attacco alla storia partigiana. La festa della Libertà evocata da Giorgia Meloni nel suo messaggio alla nazione è stata rispedita da questo corteo al mittente: «Oggi si festeggia la liberazione dal nazifascismo».

LA POSTA IN GIOCO è storico-valoriale prima ancora che politica. Se negli ultimi anni il corteo milanese si era chiesto come attualizzare la festa della Liberazione e la lotta partigiana, oggi ha detto con forza che la Liberazione non si tocca e la storia non si riscrive. Passeranno anche Giorgia Meloni e il suo governo, ma il 25 Aprile resterà. «Non dobbiamo permettergli di fare confusione, le vittime non sono tutte uguali, i carnefici restano carnefici” dice una signora con il fazzoletto dell’Anpi al collo arrivata da Pavia.

PERCHÉ SI FA PRESTO a dire Milano, ma il corteo che ha sfilato fino in piazza Duomo è un corteo lombardo dove confluiscono gli antifascisti che la mattina celebrano il 25 Aprile nei propri comuni di residenza. «Noi veniamo da Monza» dice un signore con una bandiera tricolore in mano. È fermo a lato del corteo e lo guarda sfilare. «È impressionante, era da anni che non eravamo così tanti» dice. C’entra il governo Meloni? «Sì, oggi non si poteva restare a casa».

Quando la testa del corteo con i gonfaloni istituzionali e i rappresentanti dell’Anpi entra in piazza Duomo la coda è ferma inchiodata alla partenza a Palestro e da lì non si muoverà per oltre un’ora e mezza. In molti cercano di avanzare dalle vie laterali. «Il 25 Aprile è sempre importante ma per la prima volta siamo venuti a Milano da Lodi. Non pensavamo di trovare così tante persone» dice una coppia ferma nel punto dove il corteo era partito un’ora e mezza prima. Non sanno che in quei minuti stanno iniziando i comizi in piazza Duomo.

IL CORTEO MILANESE del 25 Aprile è un po’ sempre così, più della metà dei manifestanti non riesce ad arrivare in tempo in piazza per ascoltare gli interventi dal palco, ma ieri lo è stato ancora di più. Tra i politici la più ricercata e fotografata è la neo segretaria del Pd Elly Schlein. Impermeabile verde, fazzoletto rosso al collo, entra nello spezzone del suo partito dietro allo striscione «Nata dalla Resistenza». Ai giornalisti che le chiedono una risposta alla lettera al Corriere di Giorgia Meloni lei dice «oggi siamo qui a onorare la Resistenza». E poi: «Noi del Pd che partecipiamo non solo a Milano ma in tutte le manifestazioni, lo facciamo con lo spirito di ricordare cosa è stata la dittatura nazifascista e cosa è stato il sacrificio di chi ha voluto liberarci e come riportare oggi quei valori all’attualità».

PIÙ DIRETTO VERSO la presidente del Consiglio è il sindaco di Milano Beppe Sala: «Certe cose se si sentono bisogna dirle ad alta voce, mettendoci la faccia. Meloni in alcune occasioni pubblicamente ha mostrato una faccia decisa, ha urlato certe parole e certi slogan e quello che dovrebbe fare è mettere la faccia e dire con chiarezza e in maniera definitiva: siamo antifascisti».

Dal palco Sala ricorda le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «L’altro giorno ho visto un grande uomo camminare sui sentieri infami di Auschwitz, ho visto il suo sguardo duro e commosso e le sue parole. Era Sergio Mattarella. Questo grande padre per noi ha ristabilito la storia». Ancora Sala: «Dobbiamo fare memoria perché lo vediamo bene cosa succede a non vigilare, lo abbiamo visto a Capitol Hill e Brasilia e a Bucha, prende corpo un orrore che dice basta con i diritti civili e politici, basta con la scienza, con l’amore. Questo in poche parole è il sogno delle destre estreme, basta con il progresso, guardiamo indietro e ne approfittiamo per riscrivere la storia. Noi che siamo in questa piazza lo sappiamo bene cosa ha in mente chi fomenta l’odio e la violenza e noi tutti a questo autoritarismo diciamo ancora una volta no».

A CONCLUDERE gli interventi dal palco il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo che chiama all’unità e alla mobilitazione: «Contro questo tempo di revisionismo in cui c’è chi vuole riscrivere la storia e ridimensionare il valore della Resistenza occorre la più ampia unità e mobilitazione di tutti i democratici. Una grande rete unitaria affinché sia pienamente rispettata e applicata in ogni sua parte la Costituzione antifascista».