Messina, il femminicidio era inevitabile. In appello una sentenza shock
Violenza di genere La donna aveva denunciato, ma i figli della vittima devono restituire il risarcimento allo Stato
Violenza di genere La donna aveva denunciato, ma i figli della vittima devono restituire il risarcimento allo Stato
I figli di Marianna Manduca, la donna uccisa a coltellate dal marito nel 2007, dovranno restituire il risarcimento per danni ricevuto dallo stato. A stabilirlo è stata la Corte d’appello di Messina che ha rovesciato l’esito del processo di primo grado che aveva sancito il diritto dei tre orfani a ricevere una compensazione economica per la «grave negligenza»delle pubbliche autorità nel trattamento del caso di Marianna. La donna aveva sporto denuncia per maltrattamenti ben 12 volte, riferendo di aver ricevuto minacce di morte da parte del marito, eppure nulla si era mosso sul fronte giudiziario.
LA SENTENZA DI IERI stabilisce invece che il risarcimento deve essere restituito. Le motivazioni gettano un’ombra sulla questione già drammatica della violenza di genere in Italia. La corte di fatto assolve la magistratura da ogni responsabilità nella vicenda tragica, affermando che eventuali interventi a carico di Saverio Nolfo, marito e carnefice di Marianna, non avrebbero comunque evitato il decesso.
«L’EPILOGO MORTALE della vicenda sarebbe rimasto immutato» si legge nella motivazione della sentenza. L’Italia era già stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani in un caso di tentato femminicidio, il caso Talpis, nel quale erano emerse lacune e ritardi degli organi giudiziari, in violazione della Convenzione di Istanbul, il testo di diritto internazionale che regola la violenza di genere e domestica.
Marzo è stato un mese nefasto per le donne. Sono già tre i casi di donne uccise per mano del partner dall’inizio di questo mese. Ma è soprattutto nelle aule di tribunale che la battaglia contro i femminicidi ha visto le più pesanti battute d’arresto.
DALLA CORTE DI BOLOGNA che ha quasi dimezzato la pena all’omicida di Olga Matei scrivendo nelle motivazioni che l’assassino avrebbe agito nel pieno di una «tempesta emotiva». Fino alla sentenza di Genova dove tra le attenuanti è annoverata la «profonda delusione» dell’uomo tradito. «Si conferma il quadro agghiacciante della violenza istituzionale che si accanisce contro le donne vittime di violenza» si legge nel comunicato stampa di DiRe, rete dei centri anti-violenza. Critiche anche dal mondo della politica, mentre si attendono i risultati del rapporto Grevio (gruppo di esperti del Consiglio d’Europa) che proprio ieri ha concluso il monitoraggio sul livello di applicazione della Convenzione di Istanbul in Italia.
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