Esausta, forse febbricitante, quasi in trance: è in questo stato che María Liberati si presenta al commissariato, di fronte all’agente Santini, incaricato di prendere nota della sua confessione, insieme a un collega e alla dottoressa Vitale che, con il suono basso della voce femminile, ha il compito di far svaporare i fantasmi e ricondurre chi parla alla realtà, senza tremori. Lui, però, il catturatore di storie, l’assemblatore di puzzle sparsi – proprio come accade ai romanzieri – intuisce qualcosa in più di quella donna stremata; ne percepisce l’umidità dello sguardo, la immagina puerpera. Lei ha un delitto da portare in...