Economia

Manovra quasi chiusa, si apre il caso Fitto-Ue

Giorgia Meloni al Consiglio europeo foto AnsaGiorgia Meloni al Consiglio europeo – foto Ansa

Bilancio Scontro Meloni-Schlein sui soldi alla sanità. Premier preoccupata per la partita europea. La leader del Pd: «Nel ’25-26 il fondo sanitario scenderà al 6,05% del Pil: il minimo storico»

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 18 ottobre 2024

Antonio Tajani ci mette poco ad annusare l’aria e correre ai ripari. Già di buon mattino, da Bruxelles, smentisce le voci che lo vogliono scontento per la manovra, lussureggianti dopo il vertice a sorpresa della notte precedente, con la premier, Salvini e Fitto al bar dell’Hotel Amigo di Bruxelles. Il vicepremier azzurro è tassativo: «Manovra chiusa e sono molto soddisfatto di come si è conclusa. Si potrà migliorare se il concordato preventivo porterà buoni risultati alla fine del mese». Diplomatico, il leader azzurro non nega il sogno di modificare la manovra ma la mette in modo da sopire ogni frizione e dal suo partito confermano che l’atteggiamento sarà «non conflittuale ma serio e costruttivo».

IN OGNI CASO, di manipolare la legge di bilancio prima della stesura finale, fissata per domani, non se ne parla proprio. Se qualcosa si potrà fare, sarà con gli emendamenti in parlamento e previo assenso della coppia che tiene saldamente le redini del governo, la premier e il ministro dell’Economia. I quali, almeno per il momento, escludono «cambiamenti di peso». L’ambizione di Fi, concordato permettendo, la illustra lo stesso Tajani: «Ridurre dal 35 al 33% l’aliquota Irpef e allargare la piattaforma, magari fino a 60mila euro». L’aliquota era uno dei due punti, con un innalzamento almeno simbolico delle pensioni minime, sui quali ha insistito Fi senza alcun successo.

Il problema, se il concordato riempirà almeno in parte le tasche vuote del governo, è che anche la Lega, con sul groppone la sconfitta su quota 41 e sull’innalzamento della platea della flat tax da 85mila a 100mila euro, coltiva la speranza di sfruttare le eventuali entrate per segnare un punto. Difficile immaginare che Meloni e Giorgetti riaprano la giostra proprio adesso che hanno chiuso la partita esattamente come volevano loro. Qualche modifica ci sarà ma probabilmente più modesta, come l’intervento sulla sugar tax che figura al secondo posto nella lista dei desideri di Fi. In ogni caso non è che la posizione dei due vicepremier sia equivalente. Tajani ha segnato il punto facendo da scudo umano alle banche: «Sarebbe stato un errore fare la guerra alle banche. Imporre una tassa dall’alto avrebbe spaventato gli investitori e i mercati. Ha prevalso il buon senso». Quello che voleva spaventare investitori e mercati bastonando le banche con Ires e Irap era Salvini e questo dice tutto sul finale di partita.

La sola bandiera di partito che sventola sulla manovra è quella a cui teneva Meloni, il bonus bebè, gli interventi per famiglie con prole, meglio se numerosa. Ma anche lei ha il suo cruccio: non le riconoscono mirabilie sulla sanità. Opposizione e medici la bersagliano per i quattro soldi investiti sul settore più in emergenza di tutti e lei sbotta: «Sento molte falsità. Siamo al record storico per il Fondo sanitario nazionale». Schlein la rimbecca tabelle alla mano: «In rapporto al Pil il Fondo scenderà nel 2025-26 al 6,05%: il minimo storico».

MATERIALE PER DISCUTERE ancora i leader della maggioranza e del governo ne avrebbero a volontà. Ma i quattro amici al bar di Bruxelles erano alle prese con un’urgenza più impellente: il rischio che corre il commissario Fitto nell’audizione con voto finale a maggioranza qualificata del prossimo 12 novembre. Socialisti e Liberali meditano il colpo di grazia e per l’immagine del governo sarebbe devastante. La segretaria del Pd si è sottratta all’obbligo patriottico di costringere tutte le delegazioni socialiste a votare per Fitto, come voleva imporle la premier. A incaricarsi di minacciare a viso aperto è dunque il popolare Tajani: «Se i socialisti non sostengono Fitto perdono il consenso dei popolari».

INSOMMA SE INCESPICA Fitto si porta dietro per rappresaglia tutti i commissari del gruppo Socialisti e Democratici. Per essere più sicuri, però, non sarebbe male se Salvini convincesse i suoi compagni nel gruppo dei Patrioti a passare nel segreto dell’urna qualche voto prezioso, oltre a quello già certo della Lega, al commissario italiano. Lì però un problemino c’è: per non offrire appigli a chi lo vuole stendere nell’audizione, Fitto dovrà brillare per europeismo. Non è il modo migliore per ingraziarsi i sovranisti di Orbán.

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