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M5S, prove di democrazia diretta in Campidoglio

M5S, prove di democrazia diretta in CampidoglioLa sindaca di Roma Virginia Raggi – LaPresse

Roma Lo Statuto del comune sarà modificato con l’introduzione di strumenti di partecipazione: referendum senza quorum, petizioni online, bilancio partecipativo

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 5 aprile 2017

«La democrazia diretta non vuole distruggere la democrazia rappresentativa, è un suo completamento». Col consueto mix di formule rassicuranti e proclami radicali, il parlamentare M5S Riccardo Fraccaro ha annunciato alla stampa che il comune di Roma, amministrato da una larga maggioranza grillina, modificherà il suo Statuto introducendovi strumenti di partecipazione: il referendum propositivo senza quorum, il bilancio partecipativo, le petizioni popolari e la possibilità da parte dell’amministrazione comunale di avviare consultazioni online. «E’ un momento storico, anche se sono sicuro non verrà percepito come tale» dice Fraccaro, affiancato dal consigliere comunale Angelo Sturni e dall’assessora alla semplificazione amministrativa Flavia Marzano.

Si parte da un paragone tra istituzioni e aziende, nella più tipica retorica del più volte citato Gianroberto Casaleggio. «Noi parlamentari decidiamo della vita e della morte dei cittadini – dice Fraccaro – In qualsiasi azienda tutto ciò non funzionerebbe, non potrei lavorare in un posto in cui decido io stesso come essere riassunto».«La meritocrazia è rischiosa – prosegue – ci sarà sempre qualcuno più capace di te. Questo problema si presenta in tutto l’Occidente, non solo in Italia». Dunque, il 12 aprile ricorre un anno dalla scomparsa di Casaleggio e per Fraccaro «il miglior modo per ricordarlo» è applicare il suo «sogno»: «Lui voleva che il M5S entrasse nelle istituzioni per applicare la democrazia diretta per poi scomparire». Ciò significa che l’esperimento romano, nei mesi scorsi spesso foriero di imbarazzi e tensioni tra i grillini, adesso diventa il progetto pilota per il futuro governo nazionale: «Spero che troveremo la stessa forza e la stessa energia quando andremo al governo nel 2018 per fare questa meravigliosa rivoluzione pacifica», dice l’uomo che i vertici M5S hanno messo accanto a Raggi dopo i tentennamenti dei primi mesi.

Da Radicali italiani, che di referendum se ne intendono, approvano ma lanciano frecciatine alla sindaca Raggi che meno di un anno fa dichiarava di considerare giusto che per ricorrere agli strumenti della democrazia diretta si dovessero pagare gli autenticatori. La verità è che al di là degli annunci non si sa ancora come funzioneranno gli istituti della democrazia diretta romana. Uno degli strumenti più avanzati in tal senso è offerto dal modello madrileno: fai una proposta, hai modo di discuterla online e se ottieni entro un anno 27 mila «mi piace» (l’1% dei cittadini della capitale spagnola), questa si trasforma in una proposta referendaria senza quorum e votabile online, per posta o nell’urna.

Dal canto suo Sturni, che presenterà la delibera in consiglio, propone come modello il funzionamento stesso del M5S, molto spesso al centro di critiche per mancanza di democrazia e trasparenza. «Noi usiamo una piattaforma rivoluzionaria, la Rousseau – annuncia il consigliere – Vogliamo avviare questo modello anche dentro il sito di Roma Capitale». L’accostamento con la Rousseau presta il fianco alle critiche delle opposizioni. Tanto che l’assessora Marzano è costretta a diffondere una nota più prudente, che smentisce le parole del consigliere e descrive come meno travolgenti le innovazioni annunciate. «La proposta presentata dal gruppo M5S introduce strumenti noti, come il referendum o le petizioni popolari, che esistono da sempre ma non sono mai stati applicati – sostiene Marzano – Appare banale fare questa distinzione, ma è necessario farla vista l’imprecisione e la superficialità che leggo in materia di partecipazione: il sistema Rousseau non sarà integrato all’interno del portale di Roma Capitale».

Particolare interessante: su Fb offre la sua collaborazione Emanuele Sabetta, cioè uno degli sviluppatori del sistema informatico che nel 2013 diversi attivisti coordinati dal consigliere regionale del Lazio Davide Barillari proposero a Casaleggio ricevendo un netto rifiuto: come è noto, il fondatore non voleva che altri si intromettessero nella stanza dei bottoni informatica del suo Movimento.

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