L’uso disinvolto dello «shelfie», il proprio ritratto fra gli scaffali
Particolare del dipinto di François Boucher con Madame de Pompadour
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L’uso disinvolto dello «shelfie», il proprio ritratto fra gli scaffali

Express Anche Madame de Pompadour, favorita del re di Francia Luigi XV, quando dovette passare da amante ufficiale a «femme savante», ingaggiò il pittore François Boucher per gestire la trasformazione, facendosi dipingere su uno sfondo stipato di libri

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 5 maggio 2022

Portable Magic, «Magia portatile», si intitola un libro edito da Allen Lane e da poco approdato nelle librerie britanniche. L’autrice, Emma Smith, insegna studi shakespeariani a Oxford e oltre a essere considerata un’autorità per quanto riguarda il First Folio di Shakespeare (la prima raccolta, datata 1623, delle opere del Bardo), ha all’attivo un saggio di divulgazione, This is Shakespeare, che ha venduto una quantità stratosferica di copie ed è stato molto apprezzato anche dai critici. Nel suo ultimo lavoro, però, Smith allarga il raggio di interesse, perché la «magia portatile» cui allude il titolo è il libro, visto come oggetto di piacere, di conoscenza e pure di autopromozione. Un tema per la verità non nuovo, e anzi da qualche tempo sempre più frequentato, in proporzione inversa alle abitudini di lettura che, stando ai dati più recenti, appaiono in calo quasi ovunque. Secondo quanto scrive Kathryn Hughes sul Guardian, però, in Portable Magic Smith riesce, grazie alla sua «prosa tattile», a evocare vividamente «i piaceri sensoriali, corporei e perfino vagamente meschini della ‘libritudine’».

Per esempio, chi avrebbe detto che l’usanza di farsi ritrarre contro una parete di librerie ricolme di volumi spesso intonsi (e a volte acquistati solo per fare arredamento) precede di gran lunga gli incontri pandemici via Zoom o le gallerie fotografiche sui social? Fra i primi e più avvertiti esperti nell’uso dello shelfie, appunto il ritratto davanti a uno scaffale ben rifornito, Smith ricorda Jeanne Antoinette Poisson, meglio nota come Madame de Pompadour, favorita del re di Francia Luigi XV. Negli anni Cinquanta del XVIII secolo, «quando Jeanne stava facendo il difficile passaggio da maîtresse-en-titre (amante ufficiale) a femme savante, ingaggiò il suo pittore preferito, François Boucher, per gestire la trasformazione», facendosi dipingere «su uno sfondo di scaffali stipati di libri o, meglio ancora, mentre leggeva un libro con aria pensierosa».
E ancora a proposito di parallelismi con il nostro tempo, «nel 1907 le autorità sanitarie pubbliche decretarono che qualsiasi volume proveniente da una famiglia dove erano stati registrati casi di vaiolo, colera o tubercolosi doveva essere disinfettato, se non distrutto, per paura che potesse estendere il contagio». Ci ricorda qualcosa sulle lunghe quarantene cui sono stati sottoposti i libri (quasi di certo incolpevoli) nei primi giorni della diffusione del Covid?

Tuttavia l’aspetto forse più interessante di Portable Magic è l’atteggiamento disincantato di Smith, perfettamente consapevole che a volte si tende a sopravvalutare l’aura intorno ai libri. Lo sottolinea lei stessa in una intervista a Alex Preston sull’Observer: «Ho cercato di mettere in risalto il ruolo straordinario che i libri possono avere nella nostra vita, al tempo stesso mettendo in luce che ci sono situazioni in cui si esagera la loro importanza. Il tizio che ha tagliato a metà Infinite Jest (il romanzo di David Foster Wallace lungo più di mille pagine, ndr) per renderlo più facile da trasportare e che lo ha ammesso su Twitter è stato sottoposto a una sorta di linciaggio, alla stessa stregua di una donna che aveva buttato un gatto nel cassonetto delle immondizie».

Parole sagge da parte di una persona che non può essere certo accusata di indifferenza verso la lettura. Non sarà facile però spiegarlo a chi si è convinto che un libro conferisce prestigio – come quelli che addirittuna ingaggiano un book stylist per essere sicuri di farsi fotografare con il libro giusto. (Non è uno scherzo, ne scrive Nick Haramis sul supplemento Style del New York Times, pare che soprattutto negli ambienti della moda sia diventato, come si dice, un must).

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