Lufthansa ancora non entra in Ita: ha ottenuto tutto e può andarsene quando vuole
Trasparenza Aerea L'accordo doveva essere sotto scritto a febbraio. I tedeschi tirano sul prezzo: solo 200 milioni per il 40%. Ma sembrano aver accettato i reintegri da Alitalia
Trasparenza Aerea L'accordo doveva essere sotto scritto a febbraio. I tedeschi tirano sul prezzo: solo 200 milioni per il 40%. Ma sembrano aver accettato i reintegri da Alitalia
Doveva arrivare a febbraio, poi a marzo, infine entro pasqua». Il più volte annunciato ingresso di Lufthansa in Ita slitta ancora. A meno di colpi di scena, oggi il consiglio di amministrazione di Ita airways non verterà sul regalo voluto da Giorgetti ai tedeschi: comandare con solo il 40% di azioni e pagarle solo 200 milioni quanto l’estate scorsa valeva il doppio, visto che il fondo americano Certares la valutava 900 milioni. Quanto al fatto che Ita sarà l’unica società al mondo dove le decisioni le prenderà chi avrà la minoranza (e riempire i suoi voli intercontinentali negli hub tedeschi) mentre lo stato avrà la maggioranza senza voce in capitolo, ciò certifica la «patente di incapacità gestionale» di tutti i manager passati per la compagnia di bandiera.
I tempi non sono ancora maturi e tutto dovrebbe slittare ad inizio maggio. In questo modo però è a rischio anche la tempistica sul via libera dell’Antitrust europeo sulle troppe compagnie controllate da Lufthansa. I tedeschi speravano di ottenerlo entro l’estate – la stagione più redditizia – ma due mesi per un giudizio sono troppo pochi per Bruxelles, anche se di mezzo c’è la potente Germania.
Oltre che sul prezzo Lufthansa ha imposto altre condizioni capestro al governo, azionista unico di Ita tramite il Mef. La più importante è la manleva sulle cause di lavoro: i tedeschi non vogliono dover pagare gli stipendi arretrati in caso di reintegro.
Su questo fronte però si registra una importante novità. Lufthansa è conscia che la continuità fra Alitalia e Ita – dimostrata a fianco – porterà moltissimi lavoratori a vincere le cause. Ma ormai la questione è data per scontata e va a incrociarsi con l’aumento dei aeromobili avallato. Seppure un po’ scremato, il piano industriale prevederà almeno un’ottantina di velivoli e per questi serve personale di volo addestrato: gli ex dipendenti Alitalia che hanno fatto causa hanno la professionalità necessaria per far parte della flotta. L’altro è il cosiddetto opting out, la possibilità per Lufthansa di andarsene quando vuole in caso di risultati negativi: la compagnia nel 2022 ha perso 486 milioni.
Quanto alla plancia di comando, la poltrona di amministratore delegato dovrebbe andare all’ex Air Dolomiti – altra compagnia regionale italiana di proprietà di Lufthnsa – Jörg Eberhart, nonostante . Il presidente invece dovrebbe rimanere Antonino Turicchi, ex Fintecna. Ma senza poteri. Tutto il contrario del suo predecessore Altavilla.
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