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L’Ue verso bilanci di guerra

Nuova finanza pubblica La rubrica settimanale di politica economica. A cura di autori vari
Pubblicato 7 mesi faEdizione del 30 marzo 2024

«Siamo convinti che la sconfitta della Russia sia indispensabile per la sicurezza e la stabilità in Europa». «Dobbiamo quindi essere pronti a difenderci e passare a una ‘economia di guerra’».

Tali frasi non sono il residuo di un passato bellicista oramai tramontato, e i loro autori non sono figure politiche risalenti alla guerra fredda o prima. Sono state pronunciate, rispettivamente, dal presidente dello Stato europeo militarmente più forte, la Francia, e dal presidente del Consiglio europeo, il più alto organo di indirizzo politico dell’Unione.

Insomma la promessa di una Europa di pace come legittimazione della Ue pare definitivamente morta, allineandosi con le direttive oltreoceano. Ma al di là delle roboanti dichiarazioni della leadership cosa si prefigura di concreto?

Dal 2014 la Ue è stata al fianco degli Usa nel foraggiare Kiev, e tale assistenza finanziaria è aumentata a dismisura dall’inizio della guerra a febbraio 2022. Ma i numeri non paiono così certi. Secondo alcune stime l’Occidente ha inviato in due anni armi a Kiev per circa 108 miliardi di euro, 42 di questi sono la parte di Washington e 52 la parte dell’Unione europea, quasi tutti aiuti bilaterali. Sul sito del Consiglio europeo campeggia con caratteri cubitali la cifra di 143 mld €. La diversa valutazione di una fonte turca ha calcolato invece che la Ue e i suoi stati membri hanno dato aiuti all’Ucraina dall’inizio della guerra per 156 miliardi €, sommando i numeri degli Stati con quelli delle istituzioni comunitarie.

Gli Usa tuttavia, sia per l’accresciuta influenza di Trump che per differenti vedute in seno alla dirigenza Usa, è in ritirata. Da dicembre non arriva più granché a Kiev, i repubblicani si sono opposti con le unghie e coi denti al pacchetto di aiuti contenente fondi per l’Ucraina (il partito di Trump vuole sostenere solo Israele). È così che gli europei dovrebbero subentrare assumendosi più oneri.

In questo quadro si comprendono tanto le velleità belliciste dell’ultimo Consiglio europeo che l’approvazione di un pacchetto di aiuti da 50 miliardi € approvato dai vertici Ue a febbraio. Per farlo passare i vertici Ue hanno dovuto faticare per piegare al consenso il primo ministro ungherese Orbán (pare ricorrendo alla minaccia di ritorsioni…). Ma sarà sufficiente? Difficile, se si considera che il Fmi stima che il deficit di finanziamento dell’Ucraina sia superiore a 40 miliardi di dollari solo per il 2024.
Inoltre le tempistiche per l’arrivo di tali fondi non sono cosi repentine.

La procedura burocratica infatti è la seguente: la Commissione dovrà concordare con il governo di Kiev un accordo quadro per le procedure di controllo, valutazione, audit e monitoraggio dell’impiego dei fondi. Successivamente le autorità ucraine dovranno presentare un Piano Ucraina dove si descriverà nel dettaglio il loro impiego e la conformità coi principi generali stabiliti dalla Commissione. Dopo l’approvazione – che si presume non possa essere immediata, se l’esperienza del Pnrr insegna – arriveranno finalmente i soldi col solito metodo della rateizzazione condizionale. E la cifra nel suo complesso si spalma su quattro anni, dal 2024 al 2027. Assai significativamente Politico titola: «I 50 miliardi di euro stanziati dall’Ue per l’Ucraina non sono praticamente nulla».

Una alternativa sarebbero gli eurobond, che notizie di stampa riportano sarebbero stati proposti da Estonia e Francia. Ma non c’è il consenso necessario.

La finanza di guerra nel Consiglio europeo del 20-21 marzo ha fatto passi in avanti: su tavolo è la proposta di un Programma europeo di investimenti per la difesa (Edip), un ambizioso regolamento dell’esecutivo Ue per potenziare il complesso militare-industriale del blocco. Ma pare davvero troppo poco per portare Kiev alla vittoria sul campo, mentre la legittimità della Ue, già minata dalla austerità, può subire un’altra botta, forse irreparabile. Con che coraggio si chiederà il voto alle europee di giugno per contenere le destre se i progressisti sfoggiano il più strenuo militarismo?

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