Gli orsi Jj4 e Mj5 non saranno abbattuti. Lo ha deciso il Tar di Trento, che ha stoppato la Provincia autonoma nel braccio di ferro sul futuro dei due plantigradi, uno dei quali (l’orsa conosciuta con il codice Jj4) responsabile dell’agressione che portò il 5 aprile alla morte del giovane Andrea Papi, sul Monte Peller, nel territorio di Caldes.

Contro la Provincia si erano mosse alcune associazioni, capeggiate dalla Lega Antivivisezione (Lav) e Lega per l’abolizione della caccia (Lac). Con 8 dispositivi su altrettanti ricorsi presentati dalle sigle animaliste, i giudici amministrativi, guidati dal presidente Fulvio Rocco, hanno accolto la domanda cautelare per la sospensione dell’ordinanza di abbattimento firmata da Maurizio Fugatti. È valida fino al 27 giugno: entro quella data le associazioni e il ministero dell’Ambiente devono costruire l’alternativa, ossia «attivarsi per formulare alla Provincia di Trento concrete proposte di trasferimento dell’orsa» in «idonea struttura» in Italia o in «Stato estero» come misura che andrebbe a sostituire l’abbattimento e la prigionia nel centro Casteller alle porte di Trento.

Non solo: gli stessi devono anche trovare le «risorse necessarie per realizzare il trasferimento, non potendo i relativi oneri gravare sulla Provincia», come scrive il collegio Rocco-Polidori-Tassinari. Potranno agire «sinergicamente o ciascuno nel proprio ambito», come già avvenuto in passato per DJ3, trasferita in una riserva tedesca, e M57, portato in Ungheria. Il prossimo 14 dicembre è fissata invece l’udienza di merito.

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La Lav festeggia: «La vita degli orsi per ora è salva», spiega, annunciando che a breve »depositerà il progetto per portare in salvo gli animali in un rifugio santuario sicuro». Non sono state accolte  dai giudici le censure degli attivisti nei confronti della Provincia e dell’Ispra, rispetto alla reale pericolosità di JJ4 o alla dinamica della morte del 26enne, messa in discussione da alcuni consulenti. Rosario Fico, vice presidente della Società Italiana Scienze Forensi Veterinarie, in un parere ritiene ad esempio che «da un punto di vista forense» gli attacchi sono stati «in tutte le occasioni» dettati dalla difesa «dei propri cuccioli» per «un pericolo imminente rappresentato dall’estrema vicinanza di persone», mentre dai «documenti prodotti dall’Amministrazione Provinciale e dall’Ispra, non emergono elementi probatori che fanno supporre un’intrinseca pericolosità».

Secondo Fico, mancherebbero elementi per «classificare l’incidente come un attacco senza provocazione», ma i giudici del Tar non sono d’accordo, ritenendo non necessarie ulteriori verifiche sulla causa del decesso di Papi perché il quadro dell’aggressione è «adeguatamente ricostruito alla luce delle analisi eseguite presso la Fondazione E. Mach sul materiale biologico rinvenuto sul luogo e del referto dell’autopsia eseguita sul cadavere». Sono frasi che il presidente della provincia Fugatti ha accolto con piacere, sottolineando che dal suo punto di vista «i giudici confermano la pericolosità di entrambi gli animali».

Tra le organizzazioni animaliste c’è anche chi invita a considerare il risultato una mezza sconfitta: «Nessuna buona notizia, non c’è nessuna vittoria da festeggiare. Jj4 resta rinchiusa al Casteller in attesa di un destino di trasferimento o morte. L’unico aspetto positivo è la concessione di un’ulteriore finestra temporale. L’unica opzione che resta fra Gaia (il nome vero dell’orsa, ndr) e la soppressione è un’alternativa concreta di trasferimento, dato che l’abbattimento resta da protocollo l’ultima ratio, ma al momento non sembra siano state proposte delle alternative concrete» scrivono gli attivisti di StopCasteller.

Anche dall’opposizione, intanto, arrivano commenti poco felici. In una nota il vicepresidente vicario del gruppo per le Autonomie, Luigi Spagnolli, che è stato sindaco di Bolzano dal 2005 al 2015, spiega: «Nulla in contrario che persone sensibili mantengano in vita un’orsa pericolosa, purché in perfetta sicurezza e a spese loro. Il denaro pubblico sia speso per tutelare la natura, non per salvare un animale che è una minaccia per la pubblica sicurezza». A lui consigliamo l’ascolto del podcast Orsa minore, che aiuta a capire perché tutelare la vita dell’orso è tutelare la biodiversità, la natura e – da ultimo – anche la vita degli esseri umani.