ExtraTerrestre

L’equilibrio naturale tra gli umani e gli orsi

L’equilibrio naturale tra gli umani e gli orsi

Animali Il primo caso di attacco mortale in Italia impone una profonda riflessione: «Ma sono fuori luogo le prese di posizione di chi cavalca l’onda emotiva»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 13 aprile 2023

La morte del giovane Andrea Papi impone a tutti una profonda riflessione e, anche per rispetto ai suoi familiari e amici, deve spingerci a superare opinioni precostituite e lavorare insieme per evitare il ripetersi di simili disgrazie. Questo tragico episodio rappresenta il primo caso di attacco mortale di un orso in Italia. In Trentino, regione con un’antropizzazione diffusa legata anche al turismo, si stima la presenza di un centinaio di orsi e fino alla tragedia di Caldes del 6 aprile, negli ultimi 20 anni si sono registrati solo sette aggressioni di orsi su persone, fortunatamente nessuna delle quali, pur registrandosi un paio di casi con conseguenze gravi, letali per l’aggredito.

I PROGETTI DI RIPOPOLAMENTO di specie pressoché scomparse dai loro habitat a causa dell’uomo (come nel caso dell’orso sulle Alpi italiane) sono diffusi nel mondo per contrastare la riduzione di specie e habitat che comporta un degrado della ricchezza di un territorio in termini di risorse disponibili, servizi ecosistemici essenziali e capacità attrattiva.

Il ripopolamento dell’orso in Trentino fu promosso, attraverso il Progetto LIFE Ursus, nel 1996 dal Parco Naturale Adamello Brenta in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l’allora Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), oggi confluito nell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), e con il coinvolgimento di numerose organizzazioni, dal WWF Trento all’Associazione Cacciatori Trentini. Durante la fase preparatoria del progetto, l’Istituto Doxa di Milano fu incaricato di realizzare un sondaggio che coinvolse un campione di 1500 abitanti dell’area che al 70% si dichiararono favorevoli al rilascio degli orsi. Diventato operativo nel 1999 con il rilascio dei primi due individui, il progetto consentì complessivamente la liberazione di 10 orsi.

OGGI LA GESTIONE DELL’ORSO IN TRENTINO si fonda sul Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi Centro-Orientali (PACOBACE) che prevede un protocollo di gestione anche per gli orsi «problematici», finalizzato a evitare e eventualmente affrontare episodi gravi come quello in cui ha perso la vita il giovane runner.

Se un orso mostra conclamati comportamenti pericolosi per l’incolumità umana, arrivando ad aggredire mortalmente una persona, è prevista anche la rimozione del singolo individuo. Scelta che deve comunque rappresentare l’ultima ratio quando non esistono altre soluzioni possibili perché, è importante ribadirlo soprattutto dopo un evento così drammatico, di regola l’orso teme l’uomo, se ne tiene a distanza e le sue reazioni sono scatenate dalla paura o da quelle che individua come minacce per sé e per la prole.

SONO PERTANTO FUORILUOGO LE USCITE pubbliche di alcuni politici e rappresentanti di associazioni di categoria che senza neppure attendere i risultati dell’autopsia hanno iniziato a «cavalcare» l’onda emotiva scatenatasi dopo una simile tragedia. Se è profondamente sbagliato sottovalutare un pericolo oggettivo che viene da un individuo ormai capace di attaccare un uomo, lo è altrettanto approfittare di un evento così drammatico per cercare di imporre soluzioni illegittime e inefficaci come dimezzare la popolazione di orsi.

Proporre l’eliminazione di decine di orsi è una scelta ideologica e miope basata sull’idea, errata, per la quale il contenimento e la cancellazione della natura e degli animali che la abitano sarebbero l’unica opportunità per lo sviluppo locale: decenni di casi studio hanno dimostrato che una duratura crescita sociale è frutto del ritorno a una equilibrata convivenza con la natura.

OGGI CI SAREBBE BISOGNO DI METTERE in campo le energie migliori dando spazio a ricercatori ed esperti, lavorando per recuperare quanto non è stato fatto o è stato fatto in maniera insufficiente in questi anni, sostenendo le azioni mirate alla corretta e sicura convivenza tra uomo e selvatici per un nuovo rapporto con il territorio: la gestione faunistica non può seguire l’emotività del momento, ma deve basarsi su azioni programmate, concrete e convinte.

SULLA PREVENZIONE VANNO APPLICATI tutti quegli strumenti per evitare il sorgere di comportamenti confidenti negli orsi a partire dal prevenire l’accesso a fonti alimentari di origine antropica con i cassonetti «anti-orso» e dal diffondere efficaci misure per mitigare danni a bestiame e apiari.

Fondamentale poi lavorare su educazione e sensibilizzazione, informando in tempo reale i cittadini di quali sono le aree frequentate dagli orsi, quali sono i periodi dell’anno e del giorno a maggiore probabilità di incontro, quali comportamenti evitare perché più rischiosi, come muoversi durante un’escursione, etc: il tutto con informazioni chiare ed esplicite nelle aree di presenza e attraverso programmi formativi nelle scuole, nelle comunità e per i turisti.

In natura il rischio zero non esiste, ma si può ridurre notevolmente come dimostrano le esperienze di molti Paesi dove a turisti e cittadini vengono ricordate le nozioni base da adottare in aree dove è possibile entrare in contatto con la fauna (e non solo i grandi predatori: ogni anno muoiono dai 10 a 20 italiani per punture da insetti e ancora di più per la caccia).

RAFFORZARE LE MISURE DI SICUREZZA consentendo l’utilizzo a tutta la popolazione interessata di «bear spray» (spray urticante/respingente al peperoncino, studiato per dissuadere l’orso durante incontri ravvicinati con l’uomo) e raccomandare l’utilizzo di dispositivi acustici come i sonagli durante le escursioni.

Necessario poi aumentare la presenza di guardiaparco in determinati siti al fine di renderli più sicuri e fornire informazioni dirette. Lavorare infine su misure che portino al diffondersi della popolazione di orsi che finora non ha avuto modo di espandersi in altri territori per le tante barriere alla connettività ecologica create dall’uomo. È invece importante che i cento orsi oggi stimati possano arrivare, previo adeguato coinvolgimento delle comunità locali, in altre aree fuori dalla provincia di Trento, costituendo una popolazione diffusa in collegamento con quella slovena come inizialmente previsto dal progetto.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento