«Durante gli attacchi militari, con un gran numero di feriti, i settori del pronto intervento, della chirurgia d’urgenza e della traumatologia degli ospedali di Gaza vanno subito sotto pressione. Ma il problema più grosso è la mancanza di elettricità». Il dottor Angelo Stefanini, ex responsabile dell’Oms nei Territori occupati e ora volontario della ong Pcrf Italia, fino a qualche giorno fa era a Gaza dove si reca di frequente per tenere seminari di aggiornamento per i colleghi palestinesi. «Già quando ero a Gaza Israele aveva fermato l’ingresso del combustile – ci dice – poi con l’offensiva militare ha chiuso i valichi e la centrale elettrica è rimasta senza gasolio. Gli ospedali sono andati in tilt, non c’era abbastanza carburante per i generatori autonomi e tutti gli interventi salva-vita hanno bisogno di elettricità. Vi assicuro che un medico si sente morire a non poter far nulla per aiutare i suoi pazienti».

Stefanini ci dice che l’altra criticità sono le difficoltà nei trasferimenti da Gaza negli ospedali della Cisgiordania o di altri paesi che incontrano gli ammalati bisognosi di cure specialistiche. «Soprattutto per i tumori e le patologie cardiovascolari» aggiunge riferendosi agli ostacoli che questi pazienti incontrano quando richiedono a Israele i permessi per lasciare Gaza. L’ong Medici per i diritti umani riferisce che nel 2021 il 32% delle richieste per bambini attesi in ospedali fuori da Gaza è stato respinto o rallentato dalle autorità israeliane. Spesso questi minori sono costretti a partire con i nonni o parenti anziani e non con i genitori. Il divieto di uscita per i genitori (troppo giovani) è passato dal 28% del 2020 al 35% del 2021. «Questo è un problema serio, non è facile avere cure specialistiche a Gaza» afferma Stefanini «trovare un ospedale che sia in grado di accogliere pazienti è sempre più arduo per mancanza di fondi, di farmaci e attrezzature». I più penalizzati sono i pazienti oncologici. «Per i bambini – conclude il medico – fanno il possibile al Dipartimento di oncologia pediatrica aperto dal Pcrf all’ospedale Rantisi. Ma non basta. Tanti hanno bisogno di curarsi fuori da Gaza».