L’impiccione 58/. Il finale non è scritto
9° Giorno dall’inizio del processo di impeachment in Senato Gli argomenti di apertura nel processo di impeachment di Trump sono finite. Ora, la grande battaglia si sposta sulla convocazione dei […]
9° Giorno dall’inizio del processo di impeachment in Senato Gli argomenti di apertura nel processo di impeachment di Trump sono finite. Ora, la grande battaglia si sposta sulla convocazione dei […]
9° Giorno dall’inizio del processo di impeachment in Senato
Gli argomenti di apertura nel processo di impeachment di Trump sono finite. Ora, la grande battaglia si sposta sulla convocazione dei testimoni, tra cui John Bolton.
Il Wall Street Journal ha rivelato che il leader della maggioranza rep al Senato, Mitch McConnell, ha dichiarato di non avere ancora abbastanza voti per bloccare gli ordini di comparizione.
Il finale non è scritto
Il dibattito riguardo la convocazione o meno di testimoni dovrebbe svolgersi venerdì o intorno a venerdì; se il voto dovesse essere negativo il Senato potrebbe decidere di assolvere Trump rapidamente e tutta la vicenda sarebbe finita e consegnata alla storia. Questo è lo scenario più appetibile per il Gop.
Una veloce conclusione venerdì, in modo da permettete a Trump di fare, il 4 febbraio, il suo discorso su lo stato dell’Unione, consentendogli di presentarsi come un leader immacolato, mondo da ogni scoria di processo.
Questo era anche l’epilogo più probabile, quello che tutti si aspettavano sin dall’inizio della vicenda, mesi fa. Gli estratti del libro di Bolton, però, hanno rimescolato, e molto, le carte.
Il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer, sembra abbastanza fiducioso che alcuni repubblicani possano votare a favore della chiamata dei testimoni. Perché ciò avvenga è necessaria una maggioranza semplice, vale a dire 4 defezioni repubblicane.
Per ora è tutto in aria.
Nel frattempo il Gop sta spostando un po’ la sua strategia di difesa: un numero crescente di senatori repubblicani iniziano ad ammettere che Trump potrebbe aver negato gli aiuti militari all’Ucraina per sollecitare favori politici in suo favore aprendo un’inchiesta pretestuosa su Joe Biden e figli, ma sostengono che questa condotta non sia sufficiente per la rimozione dall’incarico del presidente, o per qualsiasi ulteriore indagine in tribunale.
Al momento i democratici che hanno sempre visto Bolton come “il male”, spingono per la sua testimonianza, mentre i repubblicani, suoi compagni di partito, lo stanno scaricando.
John Kelly, ex capo dello staff della Casa Bianca, che non è andato molto d’accordo con Bolton quando entrambi lavoravano per Trump, ieri si è schierato dalla sua parte, dicendo: «Se John Bolton dice delle cose nel libro, io credo a John Bolton».
Cosa accadrà fino a venerdì
Mentre si aspetta che il Senato voti riguardo i testimoni potendo solo ipotizzare cosa stia accadendo dietro le quinte di questo ulteriore colpo di scena, sotto i riflettori si è ad una fase pubblica successiva.
Dopo più di una settimana di ascolto silenzioso del caso che coinvolge il presidente, i senatori avranno ora l’opportunità di partecipare al procedimento. Partendo da oggi sarà loro consentito di effettuare un esame incrociato di entrambe le parti.
A partire dalle 13 circa, le 19 in Italia, i senatori avranno a disposizione fino a 16 ore spalmate nell’arco di due giorni, per sottoporre domande scritte che verranno lette ad alta voce dal giudice capo della Corte Suprema John Roberts, che presiede il processo.
Siamo di nuovo in una fase formalmente antica e di rituale solenne, per veicolare contenuti potenzialmente belligeranti. È un momento di opportunità e di trabocchetti per entrambi i partiti, e alcune delle domande sono già trapelate.
Il senatore Josh Hawley, repubblicano del Missouri, vuole chiedere a Nancy Pelosi dettagli sul whistleblower la cui denuncia ha portato all’inchiesta di impeachment. Il senatore Angus King, indipendente dal Maine, ha in programma di mettere in discussione i criteri di impeachment dell’avvocato Alan Dershowitz, per il quale “abuso di potere” non è un reato tale da mettere un presidente stato di accusa. Il senatore Kevin Cramer, repubblicano del Nord Dakota, sta cercando ulteriori informazioni sull’avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani, e sul suo ruolo nella sua campagna di pressione sull’Ucraina.
Molti senatori, come King, hanno chiesto via social media alla loro base, quali domande ritengono importanti
Non sarà solo un gioco di attacco, ma anche di squadra, dove i senatori faranno domande ai rappresentanti delle proprie fazioni in modo da permettere ai colleghi di ripetere le loro linee di difesa o di accusa.
Saranno due giorni lunghi e intensi in attesa del voto di venerdi.
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