Faccio precedere la trascrizione de L’Infinito di Giacomo Leopardi da tre testi che il poeta redige a Recanati, nel settembre del 1819, nei giorni in cui attende alla composizione dell’idillio: due brani di prosa e una stesura in versi. Il primo scritto si presenta come uno stringato appunto (ad una lettura decontestualizzata, potrebbe essere scambiato per una nota di diario) nel quale egli rileva la sua predilezione per il luogo solitario che volentieri frequenta, là dove le fronde di alcune piante ‘coprono’ l’ultimo orizzonte: «Oh quanto a me gioconda quanto cara fummi quest’erma (sponda) plaga (spiaggia) e questo roveto che...