Scuola

«L’ennesima iniziativa fallita sulla scorta della cronaca»

«L’ennesima iniziativa fallita sulla scorta della cronaca»In classe – Ap

Intervista Giovanna Fracassi, segretaria nazionale della Flc-Cgil

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 10 dicembre 2023

«Ci sono confusione e bandiere ideologiche pericolose sulla scuola». Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil commenta così le ultime uscite del governo sull’istruzione, tra gabbie salariali, nomine e ripensamenti.

Cominciamo dal fatto del giorno: Valditara ha dovuto fare retromarcia sul coordinamento dei garanti del progetto ‘Educare alle relazioni’.
Il ministro ha tentato un’operazione per dare la rappresentazione di equilibrio culturale ma non è riuscita. Mi preme far notare che, a parte Concia, gli altri esponenti avevano una chiarissima matrice ultra cattolica o rapporti con associazioni provita. Un sostrato che non so cosa c’entri con la violenza di genere e con lo sradicamento della cultura patriarcale. Mi sono chiesta perché queste coordinatrici, tutte rispettabilissime, e non invece le insegnanti che da anni portano avanti questo tipo di progetti nelle scuole? Perché non le esperte dei centri antiviolenza che possono dare il contributo della loro esperienza sul campo?

Si è data una risposta?
Sono stati approssimativi, come in altri casi. Come Federazione lavoratori della conoscenza avevamo già forti dubbi sul progetto in sé: un corso di 30 ore non può bastare, il tema è più profondo e radicato. Ci sembrava l’ennesima iniziativa fatta in fretta sulla scorta della cronaca. Inoltre non si capiva bene la funzione di questo coordinamento che doveva affrontare degli argomenti perimetrati: come si può parlare di violenza di genere senza parlare di violenza omofobica? Indicativo che sia stato travolto da destra.

Il governo ha puntato molto sulla scuola in questo primo anno. Adesso però il ministro Valditara sembra in difficoltà.
La confusione che vediamo in questo momento è frutto di debolezza e scarsa lucidità dell’esecutivo nel suo complesso nell’approcciare al tema dell’istruzione. C’è stata solo la riproposizione di politiche vecchissime, bandiere ideologiche di 20 anni fa ma non si è vista una riflessione sulle sfide di oggi che richiedono più scuola, non meno. Io consiglierei loro di fermarsi: se davvero vogliono intervenire così pesantemente sull’istruzione allora che si apra un dibattito largo nel paese, ci vuole uno sforzo di coralità.

Di questi giorni è anche il tema dell’odg presentato la Lega alla Camera sulla introduzione delle gabbie salariali in particolare per i lavoratori della scuola.
Le gabbie salariali sono un evergreen. Già Valditara aveva accennato all’idea nei mesi scorsi ma vorrei ricordare che prima dell’abolizione, grazie agli scioperi del 1969, erano 34.

Non c’erano solo nord e sud, quindi.
No, perché c’è molta differenza anche nella stessa regione tra province sul costo della vita, tra città grandi e piccole, tra zone collegate e zone meno. E un’idea senza senso che noi rigettiamo in maniera radicale perché serve a nascondere il vero tema dietro questa operazione.

Quale?
Che non ci sono risorse adeguate per valorizzare il personale della scuola. Se la motivazione che adottano per questa operazione è quella dell’inflazione allora è paradossale che non si parli dell’unico strumento che serve per questo: il contratto. Anziché alle gabbie salariali il governo pensi a stanziare le risorse aggiuntive che non ha messo in questa legge di bilancio: i 5 miliardi sulla scuola non sono neanche sufficienti a rispondere all’inflazione del 2022. Che la condizione di chi lavora nella scuola sia mediamente di difficoltà non solo rispetto al resto d’Europa ma anche in confronto agli altri stipendi in Italia è un fatto, ma la risposta non può essere la frantumazione di un sistema di contrattazione che è equo.

Avete annunciato la mobilitazione se andranno avanti.
Se si passasse da un odg a un progetto di legge ci troveranno pronti. Siamo già in tour con la Carovana dei Diritti che passerà in tutto il Paese con una mobilitazione che verte su quattro punti: salari, precarietà, no alle privatizzazione della scuola e all’autonomia differenziata ma è chiaro che ci stanno fornendo un altro tema. Anche perché hanno tutti degli elementi in comune.

Ci spieghi.
Dietro i provvedimenti sulla scuola del governo Meloni c’è un’idea di divisione: tra lavoratori, tra i ragazzi (con la rischiosa operazione di privatizzazione della scuola secondaria a partire dai tecnici e professionali), tra nord e sud e potrei continuare. Non riescono a capire che quello che serve a un paese già così frammentato è l’opposto.

Anche per questo la categoria dei lavoratori della conoscenza ha scioperato lo scorso 17 novembre.
Ci sono state piazze straordinarie. La destra preferisce non vederle perché sono un dato di realtà su cui si scontrano le loro narrazioni di propaganda ma vorrei ricordare al governo che bisogna avere il massimo rispetto per chi, scioperando, rinuncia alla paga di un giorno di lavoro e per chi è andato in piazza per dire no a queste politiche economiche. Invece si stigmatizzano le manifestazioni con parole non adeguate per le istituzioni e si commentano gli scioperi a partire da singoli episodi che nulla hanno a che fare con i lavoratori che manifestano. Mi sembra evidente che abbiano un grosso problema con il dissenso sociale. (

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