Lavoro

L’emergenza nei campi non si arresta

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Caporalato Indagini e arresti proseguono a tutte le latitudini del paese

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 17 luglio 2024

Sono attese, solo per il prossimo giovedì, comunicazioni della ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone nelle commissioni congiunte Affari sociali del Senato e Lavoro della Camera. Oggetto di discussione, manco a dirlo, la questione caporalato.

Già, perché lontano da tavoli istituzionali e dichiarazioni a favor di camera, di caporalato si continua a morire o, nel migliore dei casi, soffrire gravemente.

Su disposizione del Dipartimento Generale del Lavoro in Sicilia e dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Palermo, nel capoluogo siciliano sono state ispezionate alcune aziende agricole. Quattro nello specifico, risultate tutte irregolari e nelle quali è emersa una totale assenza di sorveglianza e rispetto delle norme sanitarie e relative alla sicurezza. Inoltre, ad essere accertata, è stata anche la presenza di 14 lavoratori, irregolari o in nero, su un totale di 16 controllati ai quali si sommano persino 4 minori. Alle attività imprenditoriali, immediatamente sospese date le vigenti condizioni dei lavoratori, sono state sanzionate multe per quasi 100 mila euro.

Dal sud al centro Italia, poi, l’Agro Pontino è nuovamente al centro della cronaca dopo la tragica morte di Satnam Singh. La Procura di Velletri, infatti, ha condotto un’indagine che ha portato all’arresto di cinque caporali, tre in carcere e due agli arresti domiciliari, per associazione a delinquere, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, corruzione e traffico di sostanze stupefacenti. Il sodalizio, attivo nelle zone di Anzio, Nettuno e Ardea, coadiuvato da un dipendente pubblico, si era fatto promotore – con tariffe che oscillavano dai 300 ai 5000 euro – di procedure di regolarizzazione di oltre 500 extracomunitari in difficoltà economica da sfruttare nei campi. A questi ultimi, di nome e di fatto, veniva somministrato dell’oppio – stupefacente che aumenta resistenza al dolore fisico – per sopportare le interminabili giornate (sottopagate) di lavoro: ben 90 i chilogrammi di bulbi di papavero da oppio sequestrati ai caporali con cui i braccianti venivano narcotizzati.

Lo scenario di fondo, in cui indagini e arresti proseguono a tutte le latitudini del paese, è la piazza di Alba nelle Langhe. Dal presidio, indetto dai sindacati all’indomani delle ordinanze cautelari emesse dalla Procura di Asti, all’unisono emergeva una voce: «chi vende a 40 o 80 euro una bottiglia di vino non può pagare i lavoratori 3 euro all’ora. Rivendichiamo l’abolizione immediata della legge Bossi-Fini».

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