Politica

Legge elettorale, rinvio “tirolese”

Legge elettorale, rinvio “tirolese”L'aula della camera dei deputati

Alla camera Il Pd si tiene stretto il Consultellum: no alla discussione sul sistema para tedesco per rispettare le richieste dell'Svp

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 13 settembre 2017

Non c’è più bisogno di interpretare i discorsi allusivi di Matteo Renzi. Che l’attuale – e duplice – sistema di voto al Pd vada benissimo lo dimostrano i comportamenti concreti in parlamento. Alla camera, in commissione affari costituzionali, ieri pur di non passare al merito della discussione, che una maggioranza ampia vuole riprendere da dove si è interrotta prima dell’estate e cioè dal cosiddetto sistema tedesco rimaneggiato, il relatore Pd Fiano ha chiesto un «approfondimento regolamentale». Tradotto: una verifica con la presidente della camera Boldrini sulla possibilità di tornare indietro rispetto al voto dell’8 giugno scorso quando in aula fu approvato un emendamento M5S-Forza Italia che estende al Trentino Alto Adige le regole valide per il resto d’Italia. Tradotto ancora meglio è una perdita di tempo.

Il Pd aveva già sollevato il problema, ma il presidente della prima commissione, Mazziotti, supportato da ogni possibile parere degli uffici della camera, aveva spiegato che per il principio del ne bis in idem la maggioranza non può smentire un voto dell’aula, tantomeno in commissione. Per questo genere di ripensamenti c’è la seconda lettura della legge al senato (per fortuna del Pd e di Fiano che ne invocavano il superamento con la riforma costituzionale). Per una auto-smentita della camera servirebbe al limite l’unanimità dei gruppi, che non c’è. Ma il Pd ha un problema diverso, ed è che quel voto semi segreto di giugno (si ricorderà che per un errore tecnico fu possibile per un momento leggere il tabellone e scoprire così che i franchi tiratori decisivi erano del Pd) ha cancellato un privilegio ultradecennale degli alleati tirolesi della Svp. Alleati più volte decisivi al senato, dove all’interno del gruppo delle autonomia contano su tre voti diretti e non di rado sulla solidarietà di altri autonomisti. Svp adesso minaccia di votare contro il governo; la minaccia come quasi tutto in questi giorni va letta alla luce del prossimo voto sulla nota di aggiornamento al Def: la legge rinforzata di attuazione del nuovo articolo 81 della Costituzione (l’obbligo al pareggio di bilancio) impone la maggioranza assoluta: 161 voti al senato (quando in quell’aula l’ultima fiducia al governo ha raccolto appena 148 voti).

Il Pd naturalmente sa bene che non ci sono margini per tornare indietro, alla camera, sul voto che ha abolito i collegi uninominali maggioritari del Trentino Alto Adige, e questa dovrebbe essere la conclusione dell«approfondimento» che Mazziotti e la presidente Boldrini potrebbero fare già oggi. Ma vuole dimostrare massimo impegno a Svp, tant’è che Fiano mette a verbale che «quello del Trentino è un problema politico e la questione posta da Svp è per noi invalicabile». La soluzione (anche) a questo problema sarà nel lasciar cadere ogni ipotesi di modifica della legge elettorale e conservare il Consultellum per il senato e l’Italicum decapitato dal ballottaggio per la camera. Conclusione buona per Renzi e ormai quasi inevitabile, a forza di rinvii.

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