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Le pressioni di Amman costringono Israele a liberare Heba al Labadi

Le pressioni di Amman costringono Israele a liberare Heba al LabadiHeba al Labadi

Israele/Territori occupati La giovane giordana di origine palestinese ieri, dopo 42 giorni, ha messo fine allo sciopero della fame contro la sua detenzione senza processo in Israele.

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 5 novembre 2019

Alla fine sono state le pressioni del governo giordano, che aveva richiamato l’ambasciatore a Tel Aviv, a spingere il governo Netanyahu a liberare Heba al Labadi, la giovane giordana di origine palestinese arrestata il 20 agosto da Israele e successivamente, senza processo, condannata a cinque mesi di “detenzione amministrativa”. Una misura alla quale al Labadi ha reagito attuando per 42 giorni un digiuno totale che ha interrotto solo ieri. Sarà scarcerata e rientrerà in Giordania a fine settimana. Con lei sarà liberato un altro giordano, Abdul Rahman Marai. Intanto quattro militari israeliani sono sotto inchiesta per aver sparato e ferito senza alcuna ragione un palestinese. Un filmato, girato un anno fa dagli stessi soldati, mostra il palestinese quando viene colpito alla schiena da un proiettile di gomma mentre si allontana da un posto di blocco e non rappresenta alcun pericolo per i militari.

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