Le lettere in ricordo di Benedetto Vecchi
Ciao Benedetto Le lettere e i vostri ricordi del nostro amico e compagno arrivate in redazione e pubblicate sul giornale
Ciao Benedetto Le lettere e i vostri ricordi del nostro amico e compagno arrivate in redazione e pubblicate sul giornale
Raccogliamo qui le lettere e i vostri ricordi del nostro amico e compagno Benedetto Vecchi
Un abbraccio malinconico
Condivido con voi l’enorme tristezza per la morte di Benedetto. Che consideravo ancora giovanissimo, pur se gli anni passavano anche per lui, e animato da un invidiabile desiderio di conoscenza. Per quanto trovassi discutibili alcune sue opinioni, penso che mancherà molto al giornale la sua passione intellettuale pressoché infaticabile. Un abbraccio malinconico,
Filippo Maone
La curiosità gentile
Ciao Benedetto, grazie per averci regalato il tuo sapere e soprattutto per le pagine culturali che mi hanno sempre arricchito. Grazie per la tua gentilezza e per la tua immensa curiosità. La terra ti sia lieve.
Boris Simone
Un abbraccio da Londra
Vorrei fare a tutto il collettivo le mie più sincere condoglianze e mandare ad amici e famiglia un forte abbraccio. So solamente che non stava bene da tempo, ma ha sicuramente lasciato un vuoto enorme in tutti. Il buon Benedetto ci mancherà.
Stefano Garavelli
Riprendo la prima mail
La prima volta è stata a metà del 2015, ho scritto a Benedetto come è uso oggi via mail. Una mail che rileggo ora e che ritrovo impertinente e nevrotica quanto pacata e tranquillizzante fu la sua risposta. Non ho mai incontrato Benedetto di persona, ma spesso gli ho scritto con l’ansia del collaboratore che nemmeno gli par vero di poter contribuire – seppur perifericamente – alla storia di una testata come quella de il manifesto. Gli scrivevo spesso e ossessivamente, e le sue risposte erano sempre la misura: la misura del tono, la misura del pezzo, la misura di una relazione che era sì di collaborazione, ma che pretendeva soprattutto condivisione.
Una solidarietà carsica e politica obbligatoria in un luogo in cui la parola compagna e compagno è ancora ricca di senso. Benedetto mi ha dato fiducia e mi ha prestato attenzione con una forma elegante di cura disinteressata. Solo un paio di volte ci siamo sentiti al telefono, non posso dunque dire di averlo conosciuto, ma di essere stato da lui riconosciuto sì ed è un dono ancor più prezioso e raro oggi.
Giacomo Giossi
Vi sono vicino
Addolorato per la scomparsa del caro Benedetto, sono vicino alla famiglia, alla redazione e a tutto il collettivo de il manifesto.
Tommaso Nencioni
Ci ha sempre ospitati
È morto Benedetto Vecchi. A soli 60 anni. Era il capo delle pagine culturali del Manifesto. Una persona piena di coraggio culturale e politico. Mi e ci aveva sempre ospitati.
Patrizio Gonnella e i compagni ed amici di Antigone
Sarebbe giusto restasse
Non sapevo che fosse malato e la notizia mi ha profondamente rattristata. Sarebbe giusto che restassero con noi, i giornalisti come lui, e che continuassero a scrivere. Un abbraccio a Laura Fortini e a Marianna.
Anna Nadotti
Il bello del ragionare
Quando un amico, una persona che stimi se ne va per sempre, lascia un vuoto incolmabile.
Ci restano i suoi articoli, i suoi libri. Ma ci manca lui. Benedetto era un amico intellettuale, così io lo consideravo.
Avevamo entrambi una attenzione speciale e uno spirito critico affine sulla tecnica e la tecnologia – ed è questo che ci aveva fatto incontrare – anche se con e da punti di vista in parte differenti: ma questo è il bello del ragionare e del confrontarsi sulle cose e sui processi, appunto tra amici. Anche se a distanza – una distanza fisica – Benedetto era un continuo e vicinissimo punto di riferimento, di confronto, di stimolo all’approfondimento, per me che mi occupo di sociologia della tecnica e del capitalismo. Mi mancherà, tremendamente. E mancherà a tutti coloro che – come Benedetto faceva – fa dello spirito critico la sua base culturale e la sua voce.
Lelio Demichelis, sociologo
Trasmissione del sapere
Non conoscevo personalmente Benedetto Vecchi, ma da collega e conduttore di trasmissioni in questi anni è stato per me, per noi, una fonte continua di riflessioni, spunti, consigli di lettura, lucidissime interpretazioni del mondo digitale. È una grande perdita.
Giorgio Zanchini
Il treno è partito
La ricerca che non avrei mai voluto fare: mi trovi l’ultimo pezzo di Benedetto?
Tra i tanti ricordi mi viene in mente quella mattina cominciata prestissimo per andare a Milano «a riprendere l’archivio».
Una mattinata concitata e tutto il pomeriggio a impacchettare tomi fra pile di scatoloni fino a sera, in attesa di un corriere che non arrivava mai. Poi una corsa fra le strade di Milano congestionate dal traffico natalizio fino in stazione.
Troppo tardi: il treno è partito. Sgomento e incazzatura iniziale, e adesso che si fa? i soldi ci sono? E di nuovo di corsa in cerca di una biglietteria aperta. Niente da fare non ci sono più treni per Roma, il prossimo domani. E invece il treno alla fine lo abbiamo trovato e finalmente spaparanzati sui sedili abbiamo ripreso i nostri racconti, fino a Termini. Ti ricordi quando…? Ti ricordi…? Mi mancherai, ciao amico mio.
Bruna Di Pietrantonio
Sempre connesso
Era l’inverno del 2010 quando Benedetto ed io eravamo in viaggio verso Venezia. Nel viaggio parlammo dei nostri percorsi culturali, in apparenza così distanti: io orientato verso quelli che si chiamano gli studi tradizionali, con il loro corteo di miti, riti, simbologie, scuole iniziatiche, lui proiettato ad esplorare il presente futuro, la rete, la connettività, le nuove tecnologie comunicative. Mentre scorreva la notte Benedetto sorrideva alle mie intenzioni di come sottrarre il mio campo di interessi alla cultura della destra politica, a come riportare a sinistra un pensiero che, pur elitario per antonomasia, non lo era certo nel senso classista del termine, anzi, tendeva all’elevazione spirituale di tutta l’umanità.
Da parte sua, invece, la tensione era tutta sul potenziale liberatorio e democratico della rete, l’attenzione concentrata sul come individuarne le trappole, mantenere aperte le porte della connessione. Da amico e da medico quando ho saputo della morte mi sono sentito come svuotato della sua premonizione, di non aver saputo sentire, nel chiarore dell’alba, la sua anima irridente che trasmutava in un altro stato di manifestazione.
Raffaele K. Salinari
Il materialista storico
Da oramai abituale collaboratore delle pagine culturali, da più di dieci anni, mi unisco al lutto della famiglia, della redazione, delle amiche e degli amici per la prematura scomparsa di Benedetto Vecchi. Mi ha sempre avvinto la sua curiosità verso il mondo, insieme allo sforzo di non abbandonare un approccio intellettuale materialista storico. Temevo che il suo itinerario esistenziale potesse concludersi troppo presto ma speravo che le cose si disponessero altrimenti. Purtroppo non è stato così. Che il suo ricordo sia di benedizione per tutti noi.
Claudio Vercelli
Il giornale sarà più povero
Cari tutte/ti
Adesso, senza Benedetto, «il manifesto» sarà più povero.
Continuerò a leggerlo come faccio ogni giorno da tanto tempo e da quando era ancora una rivista mensile. Per piacere, Salutatemi Voi il Caro Amico Benedetto.
Asterios Delithanassis
L’Incontro sul ’68
La notizia della morte di Benedetto, che ho incontrato una volta sola a un incontro sul ’68, ma che ho sempre letto con grande interesse, mi ha colto di sorpresa e con dolore. Vicina col pensiero ai famigliari e alla redazione del manifesto, vi abbraccio
Lea Melandri
La prima stanza a sinistra
Due scrivanie vicine e liti giocose tutti i giorni. Per anni. Meravigliosa sezione cultura, quando il manifesto era il manifesto e in quella piccola stanza c’eravamo io te e Stefania (fatte salve le intrusioni di Ida che ci «istruiva» sempre affinché studiassimo, capissimo, imparassimo). Stefania e Benedetto avevano un rapporto speciale, impossibile entrare nelle loro dinamiche. Amorose perché politiche.
Discorsi su discorsi, sigarette su sigarette. Era bello stare lì – io piccola e sparuta – ad ascoltarli. Imparai presto il lavoro di squadra ma qualcosa non tornava. Stefania cercava di convincerci che – almeno alle politiche – avremmo dovuto votare. Ben ed io non le demmo mai questa soddisfazione. Era più forte di noi. Di votare, certo, abbiamo votato, quando c’era qualcosa da decidere per il giornale. Non abbiamo mai vinto. Ne ridevamo, lui col suo bicchiere di vino e io con la mia birretta…«che sei proprio una meridionale per bere quella roba».
Carla ogni tanto si aggregava e il casino si ingigantiva. Già perché una volta abbiamo pure votato e persino abbiamo vinto…fu così che il manifesto cadde a picco. Così eravamo. Perdenti con convinzione, pensavo io. Forse valeva per me. Ben è stato invece un combattente.
Mi manchi sai, anche quando mi chiamavi giudia; anche quando per farti pubblicare un pezzo – non mio – dovevo supplicarti perché gli aspiranti giornalisti rompevano le scatole a me. Mi manchi quando un giorno – tu unico tra tutti – ci hai salvato da un ridicolo attentato. Hai soccorso Insabato, l’hai curato e salvato.
Solo un vero comunista può salvare un (finto) fascista. Però Ben, una cosa devo dirtela.
Di quella tua fissa sull’economia digitale io non c’ho mai capito un cazzo… e ti assicuro che mi ci sono sforzata.
Che la terra ti sia lieve, compagno di battaglie perse.
Iaia Vantaggiato
Follia al potere …
Benedetto è stata una delle prime persone con cui ho parlato al «manifesto». È stato lui che – nella veste di presidente del Cda – ha firmato – qualche anno fa – il mio primo contratto; che – con una certa «avventatezza» – ha dato fiducia a un perfetto sconosciuto, in profonda crisi per la perdita – a più di cinquant’anni – del lavoro… Mi ha dato fiducia, consegnandomi praticamente – un po’ follemente – le sorti quotidiane del giornale, facendomi diventare uno dei (due!) tecnici che permettono a questa «forma originale della politica» di andare ogni sera in tipografia e – quindi – in edicola. Non ho mai avuto bisogno di ringraziarlo a parole, sono bastati gli sguardi, i lievi sorrisi, le poche parole e i tanti silenzi quando ci incrociavamo nei corridoi o lo vedevo scrivere nella «stanza delle culture». Ora il mio pensiero va alle occasioni perse, alle persone che gli hanno voluto – che gli vogliono bene… Ciao Ben, ti stringo forte nell’abbraccio che non ti ho mai dato, ti dico il «grazie» che non ti ho mai detto, mi mancherai.
Adolfo Gaudioso
Il Cerchio quadrato
Caro Benedetto, vorrei ringraziarti. Perché avevo 20 anni, per me eri ancora solo un nome, ma divoravo i tuoi articoli su «Luogo Comune», dando forma al mio magma intellettuale e politico. Perché il tuo ritratto dei giovani dei centri sociali sul «Cerchio Quadrato» del dicembre 1993 mi convinse che era bello essere sulla strada giusta verso la parte del torto. Per gli articoli che mi commissionavi nel periodo più difficile della mia vita, quasi volessi invitarmi a non desistere. Per i consigli da padre a padre che mi elargivi in chat. Non ci siamo visti spesso di persona. Ma ho sempre sentito con te una complicità intellettuale e umana che mi mancherà. Proviamo a mantenerla dove sei ora. Buon viaggio, Ben. Grazie ancora.
Vincenzo Scalia
L’utopia in rete
Il 6 gennaio ci ha lasciato Benedetto Vecchi, fine intellettuale, si occupava della pagina culturale de «il manifesto». Un punto di riferimento per le recensioni di libri che ci rendevano ancora più curiosi. Autore di interessanti pubblicazioni ed innovative riflessioni dava alle stampe, nel 2015, «La rete. Dall’utopia al mercato» e successivamente nel 2017 «Il capitalismo delle piattaforme». Socio della prima ora del BIN Italia, ha collaborato con le sue idee e i suoi scritti alla pubblicazione dei Quaderni per il Reddito, partecipando a numerose iniziative pubbliche, dibattiti, incontri e approfondimenti coniugando il tema del reddito di base con le trasformazioni produttive e l’innovazione tecnologica. Lo abbiamo conosciuto soprattutto come una persona sempre disponibile, attenta, capace di ascoltare e quindi mai scontato nelle sue relazioni ed i suoi interventi. Caro Benedetto sentiremo la tua mancanza.
BIN Italia
La nicchia del copyright
Ci sono luoghi del pensiero abitati da chi è capace di attraversarli, amplificarli, renderli fecondi per idee e intuizioni. Anche, e certe volte soprattutto, quando si è in pochi a portarle avanti. Ma pochi non significa soli.
Significa cercarsi su sentieri di nicchia dove mettersi in dialogo, tracciare collegamenti con altre donne ed uomini che hanno fatto dello sforzo intellettuale di capire il presente e le trasformazioni economiche, sociali e culturali indotte dalle tecnologie digitali, la propria ragione di vita. E soprattutto significa provare a rendere questo bagaglio di saperi e conoscenze un bene comune, una cassetta di attrezzi culturali indispensabili per i nostri simili. Formidabili intuizioni taglienti come codici hacker rigorosamente open source da offrire a chi non si arrende all’idea che questo presente non si possa cambiare. Non si possano immaginare altri futuri. Benedetto Vecchi era tra questi. Dal copyright allo sfruttamento dei riders, dall’intelligenza artificiale ai monopoli della rete. E per questo per me era sempre un piacere leggerlo e, quando potevo, anche dialogarci. Mi mancherà. Ci mancherà ogni volta che la realtà ci darà conto di un nuovo fatto su cui interrogarci, una nuova sfida da accettare per chi immagina diritti dove crescono racconti che diventano distopie. Ciao Ben Olds, che la terra ti sia lieve
Marco Trotta
L’impegno critico
Alla famiglia di Benedetto e alla redazione, un abbraccio nel ricordo per quanto Benedetto ha saputo darmi con il suo serio impegno di critico e di studioso, sempre attento ai fatti e ai problemi politici e e culturali dei nostri tempi difficili.
Maurizio Giufrè
La preoccupazione di Kafka
«Le preoccupazioni col peso delle quali i privilegiati si scusano di fronte agli oppressi sono appunto le preoccupazioni per conservare i loro privilegi». Dedico le parole di un folgorante quanto sconosciuto Franz Kafka nel terzo quaderno degli «Otto Quaderni in ottavo» alla memoria di un intelligente, appassionato e acuto compagno, rosso ed esperto nel solco della migliore cultura critica del pensiero marxiano che ha caratterizzato questi duri anni di resistenza al pensiero unico globale. Un fraterno saluto
Gabriele Ciucci
Interlocutore prezioso
Apprendo della scomparsa di Benedetto Vecchi. Mi unisco a quanti hanno voluto ricordarlo: un interlocutore prezioso, un intellettuale di alto livello con il quale ho avuto l’onore di corrispondere. Un pensiero per lui.
Franco Astengo
Un moderno Virgilio
Non posso credere che non lo leggerò più. Era una delle firme de il manifesto che cercavo, che leggevo annuendo, che facevo mio. Mi ha aiutata, come un moderno Virgilio, nella discesa agli inferi della rete, per spiegare il capitalismo delle piattaforme con la chiarezza di chi ha capito profondamente. La sua stella ci mancherà. Alla famiglia e agli amici della redazione va tutto il mio affetto,
Concettina Ghisu
La vita insieme in via Ripetta
Quando ti arriva tramite Fb la notizia che un vecchio compagno che non vedevi da anni ci ha lasciato senti che un pezzo della tua vita, un altro, se ne va insieme ai tanti ricordi di una militanza che era fatta di politica ma anche di amicizia e tanta cultura. Con Benedetto mi accomuna un periodo della vita trascorso in Via Ripetta dove c’era la sede della Cooperativa «il manifesto», in cui ho scalato i gradini dell’impegno da attaccare i francobolli sulle lettere dell’ufficio spedizioni, passare poi alla rivista Antigone, che si occupava di problemi carcerari, fino alla redazione di una delle prima radio libere di movimento, Radio Spazio Aperto. Sempre con me c’era Benedetto, più giovane di me, ma sicuramente ben più attrezzato politicamente e culturalmente soprattutto per quel che allora era appena agli albori: la comunicazione digitale. «Il manifesto» fu il primo giornale a passare dal modo tradizionale ai computer. E furono allora profonde discussioni sul lavoro, sulla sua distruzione e sulle nuove figure professionali. Benedetto stava dentro questi processi di trasformazione. Sapere oggi della sua morte, mi fa pensare a come oggi è la politica, priva di passione e di visione. La nostra, quella del collettivo «il manifesto», è una storia che ha superato, fra slanci e difficoltà, i cinquant’anni ma anche se delusi, acciaccati, siamo ancora qui a cercare di non far morire quel bambino che ci ricordava che la «rivoluzione non russa». E proprio il 15 gennaio sarebbe stata l’occasione di rivederci in occasione della «cena a sostegno del manifesto» insieme al direttore Norma Rangeri e Ascanio Celestini. Peccato che tu, Benedetto, non potrai esserci, sarebbe stata l’occasione per abbracciarti e riprendere un dialogo proprio in un momento in cui la «pace» nel mondo è di nuovo in pericolo. E con la parola «pace» ti voglio ricordare, postando una foto degli anni ottanta in una delle tante manifestazioni pacifiste in cui il collettivo de «il manifesto» era presente. E io ero lì insieme agli allora piccoli Gianluigi e Alessandro.
Roberto Papa
La notizia della morte di Benedetto mi ha raggiunto come una fucilata. Ci eravamo sentiti pochi giorni fa per concordare alcuni articoli. Sapevo della sua lotta contro malattia. Ci facevamo forza a vicenda, quando ho passato un anno in ospedale: in quel periodo ci siamo scritti messaggi affettuosi. Non eravamo quasi mai d’accordo politicamente, ma tra noi c’è sempre stata stima. Caro Benedetto, per fortuna ce lo siamo detti… «il manifesto» perde un pezzo della sua storia. Un abbraccio alle tue amatissime Laura e Marianna.
Aldo Garzia
Caro Benedetto, caro compagno, hai così dolorosamente, così tenacemente lottato contro un male più grande di qualunque volontà, continuando comunque, sebbene fosse lacera, a tenere alta quella bandiera politica, culturale e soprattutto umana che ci ha uniti. Ma ora l’intero cielo è crollato come una sentenza inattesa e una pioggia, un diluvio ci immerge tutti fino alla radice, con l’immagine del tuo sguardo che mi lascia così: inerme, nudo, muto, attore d’un pigolio indistinto. Ora che la tua figura s’allontana e non la vedrò più venirmi incontro nel lungo corridoio che univa le stanze comuni della nostra vita. Ora che continuerai a vivere nei tuoi lunghi articoli, nelle pagine dei libri che più hai amato e nel dolore dei tuoi cari. Ora che ogni parola sarebbe superflua e inadeguata per raccontarti, per quel nodo indistricabile che mi chiude gola, labbra, petto. Ora che il tuo cuore ormai spento continuerà comunque a battere nel mio e solo le voci resteranno ad abitare il nostro tormento, ora vorrei solo stringerti forte a me e crederti persino in qualche inferno per saperti ancora da qualche parte.
Ciao Benedetto, caro compagno, amico mio…
Marco Cinque
Ho appreso con sgomento della morte di Benedetto Vecchi. Non trovo parole adeguate per esprimere il mio cordoglio. Alla redazione tutta le mie condoglianze per la perdita di un così preziosissimo compagno e giornalista.
Enzo Scandurra
A Benedetto
«Te la senti di riaprire
una sezione a sessant’anni?»,
mi dicesti con garbo e ironia
una delle ultime volte
che ci incontrammo.
Prendevi atto
di una sconfitta storica.
Eppure ostinato
dalle stanzette strette
del manifesto
cercavi tra le pieghe dolorose
le contraddizioni
del tempo nostro,
toglievi le maschere
euforiche e mielose
ai signori del silicio,
ci aiutavi a capire
le forme nuove
dell’alienazione.
E le salite alla «Leopardi»
con i bambini a scuola
per la mano, e i caffè
della mattina, i commenti
sul giornale, le discussioni accese
sulla nostra storia sul che fare.
Il tuo sorriso aperto,
l’arguzia sorniona e irridente,
la dolcezza che sapeva
ascoltare e dare,
l’umiltà generosa di chi
non amava apparire,
di chi in un giornale comunista
è stato con sacrificio e sobrietà
coerente con i suoi ideali giovanili:
tutto questo di te mi resta,
Benedetto, amico caro.
Un abbraccio a tutta la redazione del manifesto.
Donatello Santarone
Caro Benedetto, la prima volta che ti ho incontrato eri alla tua scrivania vicino alla finestra nella sede di via Tomacelli. Sei stato da subito generoso, disponibile e prodigo di buoni consigli. Ti ringrazio per tutto. Per la tua amicizia e per la tua acuta intelligenza. Un affettuoso abbraccio.
Matilde Hochkofler
Ciao Ben, alla fine sei andato via, in una giornata luminosa ma fredda come la morte. Quella morte che hai tanto combattuto, fino alla fine.
Il ricordo va a via Tomacelli e poi a via Bargoni, le giornate che si chiudevano in segreteria a parlare di politica, e di cazzate; eri sempre all’altezza di tutte le situazioni, ma sempre con gentilezza e determinazione. Padrone di quello che fu, all’epoca, il movimento studentesco del ’77 e tutto il resto a venire. Pioniere dell’avvento del computer, sapevi sfruttarlo senza mai farti sfruttare, per te Facebook era veramente una «piattaforma sociale» dove interloquivi con una vasta platea di conoscenti e non.
Ti sei «accollato» l’avventura della nuova cooperativa con entusiasmo, insieme a chi ti è stato vicino. E fino alla fine hai combattuto l’ultima guerra contro questa malattia, discretamente, e non ti sei mai tirato indietro, neanche davanti a Lei.
Ciao Ben, non ti dimenticherò mai, ovunque tu sia.
Lia
Ho conosciuto Benedetto tardi. Intendo dire di persona. Quanto ai suoi scritti sparsi tra il manifesto e i libri che ci ha lasciato, li conoscevo e li apprezzavo da tempo. Abbiamo avuto percorsi politici e di vita diversi. Scarsissima frequentazione diretta, quindi. Ma posso dire che provavo per lui più che stima una sincera ammirazione, quella che si può e si dovrebbe sempre nutrire nei confronti di un compagno che di questi aridi tempi accetta la sfida delle idee e lo fa non nel chiuso dell’accademia, ma sulla carta viva di un giornale quotidiano e dalla tastiera di un computer. Con Internet, ma non dentro Internet. Se si vuole uno dei modi con cui si può praticare il principio della ricerca-azione. Il suo sguardo era soprattutto rivolto verso il futuro, con la consapevolezza che per coglierne le potenzialità ed i possibili indirizzi, bisognasse riprendere la critica alle nuove forme nelle quali si è calato il dinamico e distruttivo capitalismo contemporaneo. Da qui i suoi studi sul capitalismo delle piattaforme, sulle ambivalenze della rete, le sue conversazioni con un filosofo critico della modernizzazione come Zygmunt Bauman. Lungo questa via di studio e di ricerca, Benedetto sapeva rincontrare i potenziali soggetti antagonisti all’attuale sistema sociale, valorizzarne le esperienze, aiutarli a sistemare le loro idee in una visione alternativa del mondo. Concludendo un lungo articolo che gli avevo chiesto di scrivere per Alternative per il Socialismo – in un numero della rivista particolarmente dedicato al tema dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulle culture, le società e l’occupazione del mondo contemporaneo, – Benedetto, dopo avere confutato le varie teologie funzionali al moderno capitalismo legate allo sviluppo del machine learning, così scriveva: «C’è infatti la realtà, poi. Dunque la posta in palio è un’altra, cioè di una prassi teorica che incontra creativamente e nuovamente il Politico. Perché una prassi teorica che non si misura con la politica può forse illustrare l’abisso del presente scandito da sistemi esperti, Big Data, machine learning e algoritmi ridotti a tecnostruttura, ma non aiutare certo a compiere quel mirabile lavoro dell’utopia concreta di immaginare un futuro in comune». Ed è quel futuro in comune che noi continueremo a cercare, caro Benedetto, deprivati della tua persona, ma non del tuo pensiero e della tua viva intelligenza.
Alfonso Gianni
Presidente, direttive, socie tutte della Società italiana delle Letterate, si stringono all’amica e cofondatrice Sil Laura Fortini esprimendo con commossa partecipazione il cordoglio per la perdita del marito Benedetto.
Luisa Ricaldone
La scomparsa di Benedetto Vecchi è anche per me motivo di grande tristezza. Il tempo purtroppo non lenisce il dolore per perdite così irreparabili, ma è vero che la memoria non cancella neanche il più piccolo dettaglio delle persone con cui abbiamo condiviso una parte importante del nostro cammino. E quando un giornale riesce a farsi percepire come collettività pulsante, ha svolto una parte non secondaria della sua funzione. Sentitemi vicina con grandissimo affetto. Un forte abbraccio.
Tiziana Drago
Ho appena ricevuto la notizia della morte di Benedetto. Sono incredulo anche se mi erano giunte notizie di un suo precario stato di salute. Il manifesto e tutti noi perdiamo un lucido, colto interprete di questi nostri travagliati tempi. Dire che ci mancherà molto non è certo, in questo caso, luogo comune. Un abbraccio forte.
Paolo Favilli
Ho appreso da poco la bruttissima notizia della scomparsa improvvisa di Benedetto Vecchi. Un grande e forte abbraccio.
Tonino Perna
L’Associazione per il rinnovamento della sinistra esprime immenso dolore per la scomparsa di Benedetto Vecchi, responsabile delle pagine culturali e a lungo presidente della cooperativa de il manifesto. Vogliamo abbracciare la redazione del giornale e i familiari colpiti da un lutto così improvviso. Gli articoli, gli scritti, i saggi di Benedetto ci hanno illuminato, tra l’altro, sulla nuova morfologia del capitalismo: l’età delle piattaforme digitali, viste queste ultime sempre con spirito critico e tuttavia con vera attenzione e con un approccio mai banale. Piangiamo una persona squisita e gentile, di cui sentiremo la mancanza.
Aldo Tortorella e Vincenzo Vita
Non posso credere che sia finita così. Vedevo Benedetto provato e schivo quando passava in redazione ma non immaginavo la gravità della situazione. Pensavo quello che vogliamo sempre credere, e cioè che ne sarebbe uscito. E poi scriveva, quindi era presente al giornale… Ho pensato, e non l’ho fatto, di mandargli gli auguri per il nuovo anno e soprattutto per ringraziarlo ancora una volta per il suo impegno per il manifesto che insieme a quello di un gruppo agguerrito di compagni ha portato il nostro giornale fuori da una crisi che poteva chiuderci. Grazie Ben.
Giovanna Massini
Non so se la pazienza fosse una virtù di Benedetto. Con me l’aveva (tanta) e la metteva in pratica: quando mi telefonava, quando mi cercava, quando mi chiedeva un pezzo e si trovava, inevitabilmente, a inseguirmi.
Non ti dimenticherò mai, caro Benedetto. Se esiste un «buon debito», è quello che ho con te.
Marco Dotti
Sapevo che non stavi bene, ma speravo che alla fine fossi più forte di tutto, una roccia, come sempre. Ricorderò sempre la tua forza tranquilla, la tua saggezza, il tuo entusiasmo e la tua apertura mentale, enzimi preziosi per tutti noi lettori e collaboratori del giornale. Hasta siempre Ben!
Andrea Voglino
Una delle voci più intelligenti e libere de il manifesto! È triste pensare che non sarà possibile leggere le sue analisi, riconoscendo il valore della libertà di pensiero.
Massimo Bray
Ciao Benedetto, amico e compagno prezioso, ti sia lieve la terra. Mediterranea si stringe alla figlia Marianna, alla moglie Laura, agli amici e alle amiche, ai compagni e alle compagne de il manifesto.
Mediterranea Saving Humans
Se n’è andato Benedetto Vecchi. Mancherà il suo lavoro quotidiano di tessitura tra teoria e cronaca, tra movimenti e sinistre. Mandiamo un abbraccio alla sua famiglia, al collettivo de il manifesto, a chi lo ha incrociato in anni di militanza e gli ha voluto bene.
Jacobin Italia
Vicinanza e cordoglio per la famiglia e i colleghi di redazione de il manifesto per la scomparsa di Benedetto Vecchi.
Feltrinelli Editore
Benedetto è stato un infaticabile osservatore della cultura italiana. Mi mancheranno le sue recensioni. Un grande abbraccio al collettivo del manifesto.
Massimo Carlotto
Ragazzo a via Tomacelli
Ho conosciuto Benedetto Vecchi quando era poco più di un ragazzo, al suo affacciarsi in redazione, a via Tomacelli. Ho poi seguito la sua evoluzione intellettuale. Mi ha aiutato a capire molte cose precluse alla mia generazione. Grazie, Benedetto, e un saluto a te, ai tuoi affetti, ai tuoi compagni.
Mauro Paissan
Della persona ricordo il volto schivo e amico, le parole rare di chi ne conosce l’importanza, pronunciate quasi sottovoce, perché la ragione chiede argomenti. Del profilo intellettuale ci mancherà la sua curiosità viva per le asperità, le teste di medusa del presente, che lo spingeva a porgere ai lettori del “Manifesto” continui aggiornamenti su quanto di meglio nella cultura marxista e critica si muoveva, sempre attento a dar conto in modo chiaro, mai rapsodico del pensatore, del saggio, della ricerca, ma mai rinunciando a proporre con altrettanta chiarezza il proprio punto di vista, con i propri sì e i propri no. In questo senso ha rappresentato uno degli aspetti migliori del “Manifesto” e della sua cultura. Splendide le sue pagine penetranti e aggiornatissime sul capitalismo delle piattaforme: più di una volta mi è capitato di usarne nel mio mestiere d’insegnante. Sapevo della sua lunga, terribile malattia, ma il lettore del giornale non credo che se ne sia accorto, perché fino all’ultimo ha letto e scritto, con indomita passione e strenua lucidità. Da oggi siamo un po’ più soli, da domani avremo una ragione in più per difendere le nostre verità. Ciao, carissimo Benedetto
Velio Abati
Carissimi amici del Manifesto, ci dispiace tanto aver appreso la notizia della scomparsa di Benedetto. Una persona dolcissima ed amabile. Lo penseremo sempre. Un caro abbraccio a voi tutti.
Roberto Fabio Marina e tutto lo studio Bordin
Volevo dirvi quanto mi è dispiaciuto per Benedetto Vecchi, immagino il dolore di tutta la redazione, vi siamo vicini. Lo avevo sentito proprio poco prima della chiusura per le Feste ed era stato gentile come sempre. Un abbraccio.
Angelo Bernacchia (Castelvecchi)
Ormai qualche anno fa, in un momento complicato nella mia vita, ho avuto la fortuna di incontrare il manifesto. Non un’azienda, ma una comunità, che per me aveva il volto, ma inizialmente soprattutto la voce e la penna, di Ben. Studiavo il cattolicesimo politico e volevo portarlo sulle pagine del quotidiano comunista. Ero convinto che ci fosse bisogno di contaminarsi culturalmente, di abbattere i muri senza perdere la bussola della laicità, di mettere in discussione le nostre identità. Non è trascorso poi troppo tempo e non ho cambiato idea, ma oggi direi che ero soprattutto alla ricerca di me stesso. Ben mi ha insegnato un po’ di mestiere dotandomi di qualche strumento per trovarmi. Distante dalle mie letture, eppure sempre curioso, attento, dialogico…ironico. «E’ arrivato un libro su preti, mi sa che è per te», e insieme ci mettevamo a cercarlo nelle pile sopra la scrivania e ci scambiavamo alcune prime impressioni. Non faccio parte della redazione, ma mi ha fatto comunque da maestro, mi ha dato fiducia e affetto, suggerendo sempre nuove strade, allargando il mio orizzonte di curiosità. Insomma, alla fine, quello contaminato sono stato soprattutto io. Grazie di cuore Ben.
Alessandro Santagata
Profonda tristezza
Sono una vecchia abbonata e desidero esprimere profonda tristezza per la perdita di Benedetto Vecchi. Ho letto tutti i suoi articoli, apprezzando il suo stile così pieno e lucido che ha reso comprensibili concetti fino a quel momento a me completamente estranei. Davvero una grande perdita.
Franca Culasso
Un compagno e un amico
Conoscevo Benedetto Vecchi solo attraverso i suoi articoli, letti sempre con grande interesse. Ho imparato a conoscerlo meglio in questi giorni sia leggendo, con emozione e commozione, le tante testimonianze di affetto e di stima, sia guardando le belle foto pubblicate sul giornale, per salutare un «compagno e un amico».
Guglielmo Roversi Rieti
Un pezzo di storia
Qualche giorno fa, nel mio archivio, ho ritrovato una foto di Stefano Chiarini. Quella foto mi ha portato a pensare ai tanti che, in quarant’anni di collaborazione con Il manifesto, ho conosciuto e purtroppo non ci sono più. Ognuno ha scritto un pezzo della storia del giornale, ognuno ha contribuito a costruirne l’identità. Benedetto era sicuramente tra loro. Non ho una sua foto nel mio archivio, ma anche di lui saprò conservare la bella memoria.
Luciano Del Sette
Sfumature diverse
Con Benedetto capitava di parlare di politica italiana poco, di storia e di senso generale delle cose di più. Sapevamo senza averlo mai detto di guardare a sfumature diverse della sofferta sinistra nostrana, ma soprattutto era chiaro che ci accomunava l’appartenere a quelle sinistre a sinistra di certa «moderata sinistra». E questo bastava per avere reciproca considerazione. Ci conoscemmo nel 1996, quando mi chiese di collaborare al «Manifesto» per i temi di storia, una collaborazione che per alcuni anni fu per me assidua, poi andò sfumando. Capitava di conversare di argomenti storici connessi all’oggi, ma anche di quelli che ne sono slegati. E anche di questi ultimi, pur cercando di celarmela, ne parlava con sapienza di chi, colto, sa come interessarsi di molto. D’altra parte è per questa sua capacità di ampiezza che le pagine culturali del «Manifesto» da lui coordinate sono sempre rimaste rilevanti e di riferimento. Se tutto questo apprezzavo di Benedetto, ancor di più mi piacevano i suoi modi: garbati nella discussione politica, gentili e amabili nei rapporti umani. Insieme ai suoi articoli, ci mancheranno anch’essi.
Grazia Pagnotta
Perdita enorme
Perdita enorme, per il Manifesto e per tutti noi. Abbracci e condoglianze anche ai suoi familiari.
Alberto Ziparoù
Sempre stimolante
Sempre belli e stimolanti i tuoi articoli. Quante cose mi hai insegnato e fatto capire su questo mondo da cambiare.
Hasta siempre Benedetto
Pasquale
Difficile abituarsi
Mi unisco al dolore tutto e di tutte le compagne ed i compagni de il manifesto per la morte di Benedetto, intellettuale, giornalista e compagno alla cui mancanza sarà difficile abituarsi. Un abbraccio.
Nino
Mancherà a tutti noi
Ho saputo di Benedetto Vecchi e ti voglio esprimere le mie condoglianze, a te e a tutto il manifesto. Non lo conoscevo di persona ma lo leggevo sempre… vi mancherà il recensore marxista e mancherà a tutti noi. Un abbraccio
Pier Giorgio Ardeni (Istituto Carlo Cattaneo)
Addolorati
Siamo profondamente addolorati e partecipiamo al lutto per la scomparsa del dottor Benedetto Vecchi.
SVC SAS
Condoglianze
Non lo conoscevo personalmente, vi faccio le più affettuose condoglianze per la dolorosa perdita.
Sergio Sinigaglia
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