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Le edicole ai tempi dell’editoria 5.0

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Pluralismo La chiusura delle rivendite e la contrazione del mercato editoriale hanno raggiunto livelli allarmanti. Il neo sottosegretario Martella dovrà trovare la collaborazione di un settore in crisi e spesso con interessi contrapposti. Parlano Marchica (edicolanti Sinagi) e Carotti (Fieg)

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 14 gennaio 2020

Una riforma di tutti gli strumenti di pubblico sostegno all’editoria: 20 milioni di euro per promuovere la lettura nelle scuole e l’estensione all’acquisto di quotidiani del bonus 18 App, nuove norme sul turnover nelle imprese editoriali, una commissione sull’equo compensocontro la precarizzazione del lavoro giornalistico, e credito di imposta per le edicole. Il sottosegretario all’editoria Martella annuncia per gennaio l’avvio dei lavori per un “più efficace e inclusivo modello di sostegno” pubblico alla filiera editoriale, chiamato Editoria 5.0.

Martella conferma l’intenzione del governo “di avviare il più ampio confronto convocando anche un apposito tavolo con tutti i soggetti della filiera a partire dagli editori e dai giornalisti” intervenendo qualche giorno fa sulle pagine del Sole 24 ore per spiegare pubblicamente le linee della manovra, già annunciata in precedenza in occasione dell’incontro organizzato dal Sinagi (Sindacato Nazionale Giornalai) a Roma, a Milano all’evento Agi e all’Associazione Lombarda dei Giornalisti, e all’inaugurazione della fiera della piccola e media editoria a Roma.

Con il nuovo governo la patata bollente riguardante la crisi del settore editoriale è passata dalle mani di Vito Crimi a quelle del nuovo sottosegretario all’editoria Martella.

Non il primo passaggio di mano visto che la crisi ha radici profonde: sono anni che i diversi attori del settore richiamano a gran voce l’attenzione dei governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio.

I numeri che riguardano la vendita dei quotidiani sono in continua caduta e così la filiera che si occupa della loro produzione, stampa e diffusione.

I numeri parlano chiaro: nel 2007 le edicole italiane hanno diffuso 2.159 milioni di copie, e nel 2018 si è scesi a 948 milioni, secondo i dati forniti da ADS ed elaborati da FIEG (federazione italiana editori di giornali).

Le edicole chiuse nel corso degli ultimi dieci anni sono quasi ventimila: ci sono aree di territorio italiano in cui acquistare un quotidiano è sempre più difficile.

I fattori connessi a questa crisi sono tantissimi e trasversali, e vanno dalla qualità della proposta editoriale alle strategie digitali, finendo per scontrarsi sempre con l’ostacolo infrastrutturale della logistica.

Per l’intera filiera, composta da poligrafici, testate giornalistiche e gruppi editoriali, associazioni di categoria, edicolanti, giornalisti e professionisti dell’informazione, la speranza è quella che si attivi il più presto possibile il tavolo di discussione di Editoria 5.0.

La situazione è complessa e frammentata, e l’intervento pubblico dovrà fare i conti non soltanto con un risanamento economico urgente, ma anche con realtà eterogenee e scontri interni.

Secondo Marchica, segretario nazionale del Sinagi, ad esempio, l’accordo nazionale che regola i rapporti tra editori ed edicolanti, firmato nel 2005 e scaduto nel 2009, quindi scaduto da 11 anni ormai è inadeguato rispetto alla realtà attuale.

La riduzione del prezzo medio dei periodici, il cut-price (due riviste al prezzo di una), la politica dei prezzi super scontati degli abbonamenti con sconti fino al 70%, stanno causando il consistente abbattimento del guadagno per gli edicolanti.

“Paghiamo la merce che riceviamo in anticipo e se vende recuperiamo i soldi subito, altrimenti li vedremo solo dopo un mese, al momento della resa della pubblicazione. Questo meccanismo vale per i quotidiani, i settimanali e i mensili. Le edicole devono garantire gli anticipi con fidejussioni bancarie che devono coprire 4 settimane di fornitura; un esborso che per molte edicole è più alto del guadagno. Il meccanismo non sempre funziona, anzi rischia di collassare su se stesso. Il distributore locale ha di fatto il monopolio della fornitura alle edicole della provincia e può fare il bello o il cattivo tempo. Bisogna tener conto della difficoltà del settore e capire che è irrealistico”. Il problema è ancora più allarmante se, come afferma sempre Marchica, ogni edicola che chiude non redistribuisce i propri lettori, ma semplicemente li perde.

Abbiamo chiesto una replica al direttore generale di Fieg (federazione italiana editori di giornali) Fabrizio Carotti, il quale ammette che le edicole sono una fondamentale fonte di guadagno per gli editori: “Circa il 60% delle vendite passa proprio dai chioschi disseminati in tutto il paese”.

Ma allora come mai sono oltre dieci anni che l’accordo nazionale tra editori di giornali e edicole è scaduto e non è stato ancora rinnovato?

“Le divergenze iniziarono anni fa con la domiciliazione in edicola degli abbonamenti. In questo modo avremmo portato più persone in edicola e quindi possibili vendite accessorie facilitando anche la logistica. Vista la certezza della vendita e l’assenza dei costi riguardanti le rese il prezzo del giornale sarebbe stato all’incirca la metà, per questo motivo la richiesta di CGIL e Sinagi del 20% del prezzo di copertina significava il 40% dell’aggio e per noi non poteva essere accettabile visto che calcolavamo in un 10% di aggio una percentuale accettabile. Da allora le strade si sono divise”.

Secondo dati forniti da Fieg, in effetti, l’importanza delle edicole sembra essere centrale per la sopravvivenza della filiera: secondo la media del 2018 su un totale di 2.371.012 copie giornaliere quelle diffuse attraverso il canale delle edicole sono 1.952.454. Proprio dal cartaceo gli editori traggono quasi il 60% dei loro ricavi annui, afferma Carotti.

Qualche passo in avanti è stato fatto con il protocollo di intesa siglato tra Fieg e Anci “per favorire il rinnovamento del ruolo e della funzione delle edicole e per affiancare a questa attività iniziative condivise per avvicinare i cittadini alla lettura dei giornali”. Sta di fatto che molte idee condivise in assenza di un nuovo accordo rischiano di naufragare.

Il direttore generale di Fieg Carotti individua nella tutela del diritto d’autore e nella lotta alla pirateria due obiettivi da raggiungere, consapevole del fatto che senza una linea comune tra editori, giornalisti, distributori e edicole difficilmente le cose potranno migliorare.

Se per il primo obiettivo il sottosegretario Martella ha assicurato la ricezione della direttiva europea a breve, sulla lotta alla pirateria siamo ancora agli inizi: i primi indagati risalgono a questo settembre.

Un fenomeno, quella della pirateria, che secondo Data Stampa ha sottratto nell’ultimo anno 800.000 lettori al mercato dell’editoria. “Insieme a Marchica ci stiamo occupando di questo gigantesco fenomeno di copie illegittimamente lette su WhatsApp o Telegram che sottrae una quantità di risorse importantissime sia a noi che agli edicolanti. Stiamo combattendo questo fenomeno con ogni mezzo legale.”

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