«Se non scioperiamo quando non aumentano i salari e tagliano sanità e pensioni, quando dobbiamo farlo!». Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini raccontano di aver sentito spesso questa frase dai lavoratori nelle tante assemblee a cui hanno partecipato in questi mesi. Così rivendicano la decisione di indire cinque giorni di scioperi di otto ore. Più difficile spiegare la scelta di spalmarli sul territorio nazionale in due settimane con «58 piazze e 100 presidi in tutta Italia».

LA LEGGE 146 DEL 1990 che disciplina gli scioperi nei servizi pubblici e richiede tempi di proclamazione lunghi, ha comunque provocato come conseguenza che il primo sciopero – quello di venerdì 17 novembre – possa essere considerato «generale» nelle regioni del centro – Lazio, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise – perché vi parteciperanno anche i lavoratori dei trasporti e tutti i servizi pubblici che quel giorno sciopereranno in tutta Italia. Così anche a Reggio Emilia che sconta la concomitanza del 24 novembre – data prevista per lo sciopero nel Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Friuli, Trentino-Alto Adige) – con la festa del patrono San Prospero. Le altre date – in cui non sciopereranno trasporti e pubblici – sono lunedì 20 novembre in Sicilia, lunedì 27 in Sardegna e venerdì 1° dicembre con le regioni del Sud: Campania, Puglia, Calabria, Basilicata.

Illustrata la complessa forma, i segretari generali di Cgil e Uil sono poi passati alla sostanza. Dovendo per forza partire dalla risposta alla Cisl che, negli stessi minuti della conferenza stampa, aveva abilmente annunciato una mobilitazione per sabato 25 sul solo tema delle pensioni. La rottura dell’unità confederale sullo sciopero che si ripropone per la terza legge di Bilancio consecutiva – Draghi 2021 e prima manovra Meloni del 2022 – viene spiegata da Bombardieri e Landini con la parola «coerenza»: «La manovra non dà risposte alle piattaforme unitarie su lavoro fisco e pensioni su cui abbiamo manifestato insieme alla Cisl a maggio», sottolinea il segretario Uil. «Andiamo in piazza per tutti i lavoratori, anche per quelli della Cisl. Anche sulla riduzione delle aliquote nella riforma fiscale eravamo tutti contrari, poi qualcuno ha cambiato idea: dicono che vedono luci nella manovra ma non vorrei che fosse le luci del treno nel tunnel», è l’unico sassolino che Landini si toglie.

LA DISAMINA della legge di Bilancio è efficace. «Mentre i salari sono calati del 10% nell’ultimo anno, il governo ha semplicemente confermato per un solo anno il taglio del cuneo fiscale che noi abbiamo ottenuto dal governo Draghi. Non è un taglio strutturale: fra 10 mesi dovremmo ricontrattarlo mentre la busta paga dei lavoratori di gennaio sarà uguale a quella di dicembre, nonostante le balle del governo che parla di più soldi», attacca Bombardieri. «Fanno cassa sui più deboli tagliando le pensioni e la sanità pubblica mentre danno soldi a quella privata e legalizzano l’evasione con il concordato preventivo per imprese e partite Iva mentre hanno fatto finta di tassare le banche, come finti sono stati i tavoli che hanno convocato con noi portando come contorno sindacati loro amici senza rappresentanza», continua Landini.

IL CAPITOLO PREVIDENZA è certamente il più pesante. «Tagliano su tutto: per l’Ape social si aumentano di 5 mesi i 63 anni necessari per l’anticipo della pensione per i lavori gravosi; la vergogna di Opzione donna dove erano già passati da 58 a 60 e ora a 61 anni; Quota 103 ha finestre più lunghe e il ricalcolo contributivo», illustra Bombardieri. «Hanno fatto peggio della Fornero senza che lei se ne accorgesse e hanno tagliato ancora la rivalutazione delle pensioni sotto il livello dell’inflazione», sottolinea Landini.

La solita litania di «dove trovereste i tanti miliardi che servono per le vostre piattaforme» trova risposte concrete: «La lotta all’evasione fiscale va iniziata, serve la volontà politica che questo governo non ha», attacca Landini, «dalla tassa sugli extraprofitti il governo Draghi, non i bolscevichi, stimava 14 miliardi mentre basterebbe tassare le transazioni finanziarie dell’1 per mille per ottenere altri 9 miliardi», calcola Bombardieri, senza dimenticare che «Fmi e Europa ci dicono che non stiamo riuscendo a spendere i soldi del Pnrr», conclude Landini.

Che fissa l’obiettivo: «Non ci fermeremo certamente qui. Assieme a giovani e pensionati andremo avanti e il 13 dicembre saremo a Bruxelles per la mobilitazione del sindacato europeo». Sperando che prima o poi si riesca a fare uno sciopero europeo, ancora tabù.