Le case di riposo sono zona rossa, allarme dal Trentino alla Sicilia
Emergenza Covid-19 Spi Cgil: «Il virus si espande perché le norme di protezione sono arrivate in ritardo»
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Nelle Residenze socioassistenziali per anziani, fino all’altro ieri, si contavano oltre 500 ospiti deceduti. Il diciottesimo medico di famiglia morto esercitava in una Rsa: ricoverato nel cuneese, non ha superato l’infezione.
NEL LAZIO, a Nerola, la casa di riposo Maria Immacolata (dove si sono moltiplicati i contagi da Covid-19) è diventata zona rossa insieme all’intero comune: 49 residenti, gli ultimi rimasti, sono stati trasferiti mercoledì notte presso il Nomentana Hospital di Fonte Nuova, centro riabilitativo alle porte di Roma, convertito in parte in struttura per Covid-19 a bassa intensità. Il trasferimento ha richiesto l’utilizzo delle prassi per il biocontenimento: uno spiegamento di ambulanze, vigili e carabinieri a bloccare il traffico.
«Il Nomentana Hospital – attacca FdI – è stato convertito in fretta e furia, non è affatto sicura una struttura che è in parte “contaminata” e nella quale sono ricoverati pazienti fragili». Nella Rsa Hermitage di Fiuggi due anziani deceduti e 18 positivi. Ventiquattro contagiati in una struttura di Veroli, in provincia di Frosinone, e 17 in un’altra della stessa cittadina. Al San Raffaele di Cassino i positivi sono 24 e 3 i morti. Nel Lazio è allarme rosso: i casi registrati ieri nelle case di riposo sono stati 67, più di un terzo del totale.
IN EMILIA ROMAGNA stesso bollettino di guerra: nel piacentino ci sono stati una ventina di decessi, nel parmense 16; alla Pellegrino Artusi di Forlimpopoli 25 ospiti su 37 positivi. Secondo la regione, l’aumento degli infetti negli ultimi giorni registrato a Bologna e a Modena «deriva da questo tipo di comunità». E ancora: in Toscana ieri quarta vittima del virus tra i residenti della Rsa di Comeana, in provincia di Prato. Allarmanti anche le notizie che arrivano dalle Marche e dalla Puglia.
A TROIA, nel foggiano, nella residenza San Raffaele si contano 22 casi positivi: 7 operatori e 15 ospiti, in particolare nel reparto dedicato ai malati di Alzheimer. A Soleto, in provincia di Lecce, nell’Rsa La Fontanella un residente morto, 5 contagiati insieme a 4 operatori, gli altri addetti da mercoledì in isolamento a casa così gli 80 ospiti sono rimasti senza personale ad assisterli fino a quando, ieri, non è intervenuta l’Asl a ripristinare i servizi.
A Messina la casa di riposo Come d’incanto è stata sgomberata: 48 anziani affetti, due i morti. Risultati positivi quasi tutti gli ospiti della residenza di Bitti, nel nuorese. In Sardegna gli operatori sanitari sono il 27% dei contagianti.
RESTA CRITICA la situazione nelle Rsa del Nord. L’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, ieri ha rassicurato: «Stiamo facendo adesso i tamponi ai medici di medicina generale, agli operatori sanitari di cui controlliamo la temperatura e lo inizieremo a fare sugli operatori delle Rsa. Da lunedì fanno tamponi e controllano la febbre». Ma il sindaco di Gavardo, nel bresciano, spiega: «Difficile contenere i contagi perché da noi trovare una mascherina o un dispositivo di protezione è impossibile. Chiediamo i Dpi, materiale che è doveroso fare avere agli operatori delle Rsa, ai medici di base, alla protezione civile, alle famiglie».
Nella casa di riposo Don Mori di Stagno Lombardo, nel cremonese, in un mese sono morti 21 ospiti su 70. Il sindaco ha scritto all’Azienda socio sanitaria: «È inaccettabile il silenzio sulla possibilità del controllo degli ospiti, che sono i soggetti più fragili». A Crema, denuncia il Prc, «nell’Rsa di via Zurla e nella struttura dell’ex Kennedy in un mese sono deceduti oltre 50 pazienti. Circa il 40% degli infermieri, fisioterapisti, addetti alla cucina sono assenti dal lavoro. I famigliari degli ospiti non sanno il reale stato di salute dei degenti». In Trentino 18 gli anziani morti nelle case di riposo della regione.
IL GARANTE NAZIONALE delle persone private della libertà conta 340.593 posti letto nelle Rsa in Italia. Ma, sottolinea lo Spi Cgil, «ci sono anche le case famiglia private, di cui è difficile avere notizie. Il contagio si sta allargando anche perché le case di riposo non sono considerati ospedali e le norme di protezione sono arrivate in ritardo. Ci sono strutture che non trovano mascherine».
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