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Lazio, oggi parla Conte. Destra senza candidato

Lazio, oggi parla Conte. Destra senza candidatoGiuseppe Conte – LaPresse

Regionali Mentre il M5S lombardo decide su Majorino, a Roma si prova a riaprire il campo largo

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 dicembre 2022

Nel giorno in cui gli iscritti al Movimento 5 Stelle si esprimono sull’accordo in Lombardia per sostenere alla presidenza della Regione l’europarlamentare del Partito democratico Pierfrancesco Majorino, balza agli occhi la contraddizione: nel Lazio, dove M5S e Pd già amministrano insieme da due anni, si procede in ordine sparso.

DI PIÙ: le destre al momento devono limitarsi a calciare un rigore a porta vuota per prendersi la Regione che negli ultimi dieci anni è stata presieduta da Nicola Zingaretti continuano a non avere un candidato forte sul quale puntare. Scottati dalla pessima esperienza delle elezioni comunali romane, quando Fratelli d’Italia scelse come candidato sindaco l’avvocato e opinionista Enrico Michetti con risultati disastrosi, i partiti della coalizione stanno per orientarsi sulla figura di un politico. Ma non riescono e mettersi d’accordo. Il nome del candidato destinato alla probabile vittoria doveva essere comunicato ieri, in occasione delle celebrazioni dei dieci anni del partito di Meloni, ma neanche stavolta è arrivato l’annuncio. Le ipotesi che circolano sono sempre quelle: il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che è su piazza da molto tempo ma che viene considerato all’interno di FdI un personaggio divisivo; la meloniana di ferro Chiara Colosimo data al momento in vantaggio; l’ex sindaco di Terracina Nicola Procaccini continua a considerarsi in pista ma è indagato per turbativa d’asta e induzione indebita a dare o promettere utilità, nell’inchiesta sulle concessioni demaniali della cittadina sul litorale laziale. Pare tramontata, dunque, l’idea di candidare Francesco Rocca, presidente della Croce rossa.

GLI ALLEATI nel frattempo scalpitano. «Vogliamo chiarezza, ci diano proposte chiare e riconoscibili, Roma e il Lazio non sono luoghi per fare esperimenti. Lo abbiamo visto cos’è successo qualche anno fa» avverte il commissario romano di Forza Italia e vicepresidente del senato Maurizio Gasparri, che per i suoi trascorsi conosce molto bene il mondo della destra postfascista romana.

INTANTO, nel fu campo largo si provano nuovi equilibri. Dopo la rete civica Pop che per voce di Marta Bonafoni ha garantito l’impegno a portare radicalità dentro il centrosinistra, anche Massimiliano Smeriglio e Amedeo Ciaccheri di Sinistra civica ecologista hanno incontrato il candidato del Pd e del Terzo polo Alessio D’Amato. Ciaccheri ha avvisato il M5S a proposito del loro tema discriminante: «Se vincono le destre c’è il rischio che nel Lazio ci saranno più termovalorizzatori, non possiamo permettere che dismettano tutti gli investimenti fatti nell’economia circolare». Lo spirito di Sce è sempre quello di costruire l’alleanza più ampia possibile per arginare le destre. «è un primo passo – dice l’assessore capitolino al decentramento Andrea Catarci – Ma noi continuiamo a chiedere a oltranza di allargare la coalizione, non c’è un momento in cui questo tentativo scade fino a quando non si presentano le liste. Coi 5 Stelle bisogna proseguire e portare avanti approcci unitari, soprattutto da parte del candidato».

DAL PARTITO DEMOCRATICO, anche Matteo Ricci parlando agli amministratori locali a sostegno della candidatura di Stefano Bonaccini al congresso perora la causa di un allargamento della coalizione al M5S. «Ha fatto bene Majorino in Lombardia – dice il sindaco di Pesaro – Ora dobbiamo fare ogni sforzo fino al ultimo minuto anche nel Lazio, non possiamo lasciare Alessio D’Amato da solo. Sarebbe un regalo alla destra».

QUESTA MATTINA Giuseppe Conte incontra in assemblea pubblica gli esponenti di sinistra del Coordinamento 2050 per discutere proprio di elezioni regionali. Sarà un passaggio importante per capire che le prossime mosse. Da quello che trapela, il M5S non ha ancora un nome forte sul quale puntare, rischia dunque di avanzare una candidatura fortemente identitaria che dunque indebolirebbe anche la prospettiva del «fronte progressista» in vista del dialogo con Sinistra italiana, che non vuole seguire i Verdi al traino di D’Amato e valuta di sostenere i pentastellati ma senza spendere il proprio simbolo. Il puzzle pare irrisolvibile, ma quello che è sicuro è che divisi tutti i contendenti sembrano più deboli.

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