Lakecia Benjamin, rovente sax nel segno di Coltrane
Musica L'artista americana nel cartellone di Bergamo Jazz Festival, talento e stile trascinante
Musica L'artista americana nel cartellone di Bergamo Jazz Festival, talento e stile trascinante
La redazione consiglia:
Hamid Drake: «La musica di Alice Coltrane, un viaggio nella natura umana»LAKECIA BENJAMIN attacca subito in maniera irruente: con eccellenti accompagnatori (Zaccai Curtis, piano, Ivan Taylor, contrabbasso, E.J. Strickland, batteria), l’impronta della musica è inconfondibilmente coltraniana – il brano si intitola appunto Trane – ma non il suono del suo sax alto, aspro, tagliente, tipicamente funky. Allegra, disinvolta, dal primo momento ha il pubblico in pugno: nessuna soggezione ad avere davanti un teatro italiano di tradizione esaurito in ogni ordine di posti. Rappa con uguale disinvoltura, poi ci sono le inflessioni mediorientali di Amerikkan Skin, in cui, in apertura del suo nuovo album Phoenix (prodotto dalla batterista Terry Lyne Carrington), si ascolta la voce di Angela Davis; quindi il gospel di Amazing Grace, e il divertente vitalismo di Jubilation.L’impronta della musica è inconfondibilmente coltraniana – il brano si intitola appunto Trane – ma non il suono del suo sax alto, aspro, tagliente, tipicamente funky.
SUONA FORTE anche come volume, e le improvvisazioni sono muscolari: la foga, lo slancio, l’approccio free, si sente che non sono una posa, c’è slancio reale, c’è sostanza, e l’energia è contagiosa. Chiude con My Favourite Things, dedicato a John Coltrane, Alice Coltrane e Wayne Shorter, del quale si ascolta la voce in uno dei brani di Phoenix. Volendo fare un confronto, anche un sassofonista come Isaiah Collier pesca nello stesso ambito – Coltrane, il free jazz – ma è come se Collier volesse riesumare il passato tale e quale era: Lakecia Benjamin lo declina invece in una chiave molto più giovanile e attuale.
Ci riporta al jazz come musica non addomesticata, carica di pulsioni, piena di una visione positiva: la cosa più importante che recupera dal passato – e così rara nel jazz di oggi – è proprio una entusiasmante dimensione del futuro.
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