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L’Accademia delle donne di Kobane per estirpare le radici del patriarcato

L’Accademia delle donne di Kobane per estirpare le radici del patriarcatoLa responsabile dell'Accademia Arijn con Carla Centioni

Siria Inaugurato il progetto promosso da Ponte Donna e finanziato dalla chiesa valdese. Ragazze e donne da tutta Rojava. Tra i corsi genealogia e sociologia della liberazione

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 luglio 2018

Una sala multifunzionale, una grande cucina, un refettorio, la foresteria per le corsiste e per ospiti da tutto il mondo, spazi per le cooperative al femminile: a un anno dall’avvio dei lavori è stata inaugurata a fine giugno l’Accademia delle Donne di Kobane.

A tagliare il nastro, insieme alla co-sindaca della città «capoluogo» del cantone curdo-siriano, anche Carla Centioni di Ponte Donna, organizzazione che ha promosso il progetto con i finanziamenti della chiesa valdese.

«È finalmente aperta – ci spiega Centioni – Tre piani, 1.500 metri quadrati e una dedica: è intitolata a Silan, prima martire del cantone nella resistenza all’Isis. Ho tagliato il nastro insieme a sua madre e a tutte le rappresentanti dell’associazionismo femminile».

«Siamo arrivati a Kobane il 14 giugno, il giorno di fine del Ramadan, e abbiamo trovato una grande festa. Nessuno immaginava che in pochi mesi dall’avvio dei lavori avremmo aperto l’accademia. I corsi sono iniziati il 23 giugno». Si spazia: politiche di genere, origine del patriarcato, genealogia, sociologia della liberazione, corsi sui diritti delle donne e del lavoro e sulla nuova legislazione interna, formazione all’autodifesa.

L’Accademia delle donne di Kobane

 

«Ci sono ragazze e donne di tutte le età e da tutto il Rojava – continua Carla – L’obiettivo è dare strumenti a donne che non hanno mai lavorato per impedire che si riproduca la stessa subalternità alle figure maschili. A ciò si aggiunge il ruolo degli asili che sono stati aperti accanto alle scuole (come quella costruita a Kobane dall’associazione Docenti senza Frontiere) e che non servono solo ad alfabetizzare le donne adulte ma anche a permettere alle madri di poter lavorare “liberandosi” dalla cura dei figli. È questo il vero cambiamento sociale».

Fuori c’è Kobane, città martire ma soprattutto città resistente oggi minacciata dalle mire della Turchia sui territori di Rojava, Siria del Nord. A tre anni e mezzo dalla sua liberazione, la città si ricostruisce da sé: «Ci sono quartieri interamente ricostruiti, a gennaio di un anno fa ne era stato rimesso in piedi solo uno. C’è la rete wi-fi ovunque. Ma rimangono i problemi strutturali, come le fognature perché la priorità è stata data alle case».

Come è stata data alla formazione politica, alla rivoluzione di cui l’Accademia delle Donne è prezioso tassello, un luogo politico che partecipa alla realizzazione di una società nuova affrontando le radici dell’oppressione dei popoli.

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