La terza rata verso lo sblocco senza stadi
Il restauro dello Stadio Franchi a Firenze (costo 55 milioni) e la costruzione del Bosco dello Sport a Venezia (93 milioni) sono in dirittura d’uscita dal Pnrr. Il sindaco di Firenze Nardella strepita: «Se la Ue bocciasse il progetto sarebbe un paradosso». Il governo promette di fare un ultimo tentativo e non esclude la possibilità che la Commissione ci ripensi.
Ma se così non sarà i due progetti verranno espunti dal Piano e trasferiti nel Piano nazionale complementare, che dispone di 31 miliardi e non deve fare i conti con date di scadenza. A rendere possibile il provvidenziale travaso è una delle norme approvate giovedì con il dl Pnrr e l’esperimento non servirebbe solo a risolvere uno dei tre nodi che dal 28 febbraio bloccano l’erogazione del Recovery, dopo aver messo mano alla governance, altra nota dolente per la Commissione, nel decreto.
Sarebbe anche una prima prova della strategia dei vasi comunicanti sulla quale punta Fitto per risolvere il rebus del Pnrr: progetti irrealizzabili nei tempi dati, cioè entro giugno 2026, ma determinazione confermata dalla premier a non rinunciare a un soldo della quota del NextGenerationEu in prestito, nonostante le pressioni della Lega.
L’altro punto critico, le concessioni portuali, secondo il Mit sarebbe stato sbloccato nell’incontro di ieri tra Fitto e Salvini. In realtà gli appunti della Commissione erano due: la mancanza di un’autorità di controllo indipendente e la durata delle concessioni. Il primo sembra effettivamente esser stato risolto con l’inserimento dell’Autorità dei trasporti che avrebbe la possibilità di dare «parere preventivo sulla coerenza del Piano presentato dagli aspiranti concessionari».
Sulla durata delle concessioni invece Salvini tiene duro ma la situazione è simile a quella degli impianti sportivi presi di mira da Bruxelles. Il governo assicurerà alla Commissione che l’inserimento dell’Autorità è sufficiente ma se non riuscirà a convincerla eviterà il braccio di ferro. Lo sblocco della terza rata è troppo importante e non solo perché quei 19 miliardi sono necessari. Una terza proroga sarebbe un pessimo viatico per la «rimodulazione» del Piano che il governo intende proporre a fine agosto.
Nei miraggi iniziali di Fitto i ministri avrebbero dovuto chiarire già ieri quali progetti sono irrealizzabili e quali procedono a rilento ma senza dover essere sacrificati. Il tempo non è bastato. Fitto ha incontrato ieri Salvini, Piantedosi, Valditara e Giorgetti ma nella raffica di incontri si è parlato quasi esclusivamente di come sbloccare la terza rata il 30 aprile e di come garantire il rispetto degli obiettivi con data di scadenza il prossimo 30 giugno.
Quest’ultima voce è quella che preoccupa meno il governo: gli obiettivi, dalla costruzione delle stazioni di rifornimento a idrogeno agli appalti per gli intercity sono tutti a portata di mano.
Le cose sono molto meno facili per quanto riguarda il grosso degli obiettivi e dei target, 55 progetti da realizzare entro il 31 dicembre. La richiesta di rimodulazione riguarderà quella fase e l’opposizione si aspetta che mercoledì, quando riferirà in aula sullo stato dei progetti, Fitto dica qualcosa di meno vago su cosa il governo pensi di dover sacrificare perché irrealizzabile.
Un aiuto alla strategia di Fitto è arrivato ieri da Parigi: la Francia ha «rimodulato» il suo Pnrr usando proprio il sistema di vasi comunicanti, in questo caso con il RePowerEu. Certo la Francia non è l’Italia e deve investire 40 miliardi, non 220. Ma per Roma è comunque un segnale più che positivo.
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