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La Sala Stampa Bordin alla Regione Lazio

La Sala Stampa Bordin alla Regione Lazio

A due mesi dalla scomparsa del giornalista di Radio Radicale Il presidente del consiglio Buschini: tutti gli dobbiamo qualcosa. Il direttore Falconio: un gigante del nostro mestiere, un maestro

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 27 giugno 2019

La Regione Lazio intitola la sua sala stampa a Massimo Bordin, indimenticabile voce di Stampa e Regime, la storica rassegna stampa mattutina di Radio Radicale. Lo ha deciso la presidenza del consiglio nei giorni immediatamente dopo la scomparsa, lo scorso 17 aprile, d’accordo con tutti i consiglieri ma anche, diremmo soprattutto, con i cronisti che quotidianamente lavorano alla sede della Pisana. Perché la dedica di una sala stampa a un ‘umile cronista’, come amava definirsi Bordin – che invece era un intellettuale politico di razza – è uno scudo per i giornalisti e dunque un rischio per i politici che frequentano l’istituzione: Bordin resta un esempio di giornalista libero e non tenero con il potere.

Dopo il ‘premio Bordin’ istituito il 6 giugno dall’Unione camere penali per iniziativa del suo presidente Gian Domenico Caiazza, ieri, con una cerimonia sobria, il più possibile rispettosa dello stile schivo del giornalista scomparso, il presidente del consiglio Mauro Buschini (Pd) ha scoperto la targa. La decisione «è stato il mio primo atto da presidente – ha raccontato – con l’accordo di tutti i consiglieri. Oltre alla sua radio e al suo giornale, Il Foglio, a Bordin vogliamo dare un’altra casa qui, che è la casa di tutti i cittadini del Lazio. Tutti noi gli dobbiamo qualcosa». Come tanti, anche lui ha un ricordo tutto suo della voce di trent’anni di rassegna radiofonica: quando era un giovane militante «c’era un vecchio compagno che ci portava in auto in Federazione e ci suggeriva già dalla mattina quali giornali comprare perché c’erano gli articoli più interessanti. ’E tu come fai a saperlo?’ chiedevamo. E lui: ’Tu la mattina ti devi sentire Bordin, così sei già preparato’. Vogliamo ribadire l’importanza dell’informazione libera, non spegnere la voce di chi fa il suo mestiere libero dai condizionamenti – ha concluso – specie oggi che arrivano messaggi duri verso i giornalisti”.

Per il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, è l’anno più difficile: la convenzione pubblica solo momentaneamente prorogata, la scure dei tagli del governo gialloverde ancora pronta ad abbattersi sull’emittente, come già si è abbattuta sui giornali in cooperativa – come il manifesto – e sulle testate locali. Per Falconio Bordin è stato «un gigante del nostro mestiere, un maestro. Dedicargli una sala stampa significa consegnarlo alle future generazioni. È una scelta di ottimismo. Lui ci ha insegnato come e quanto si lavora: iniziava alle 6 del mattino, per preparare la sua rassegna stampa, e consegnava l’ultimo servizio alle 21. Aveva passione e curiosità, e noi di Radio Radicale vogliamo proseguire nel suo solco nell’anno più difficile della nostra vita». Alla cerimonia, oltre ai cronisti, erano presenti molti consiglieri e, fra le consigliere, Marta Bonafoni, Marta Leonori e Michela Di Biase. Per Alessandro Capriccioli, consigliere regionale e segretario dei Radicali Roma, il merito di Bordin è stato quello di «aver reso ‘pop’ una cosa di altissimo livello. È stata una voce che mi ha insegnato che bisogna tentare di sapere quello che si dice quando si parla. Il profilo di un giornalista coraggioso, di grandissima competenza. Da oggi chi passerà di qui leggerà il suo nome, quello di un uomo straordinario». Presente alla cerimonia anche il figlio di Bordin, Pier Paolo, e la sua compagna, la nostra Daniela Preziosi.

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