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La Russa spinge il premierato «Meglio andare avanti da soli»

La Russa spinge il premierato «Meglio andare avanti da soli»La location di Atreju, a Castel Sant'Angelo – Ansa

Destra Alla festa di FdI regna la retorica del «confronto», ma sulla riforma della Costituzione la maggioranza fa da sé. E intanto scoppia il caso del direttore Rai Paolo Corsini

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 16 dicembre 2023

«La cultura della cancellazione vuole affermare un pensiero unico, la dittatura del politicamente corretto che vuole imporre delle visioni preconcette che non sono assolutamente sottoposte a un vaglio critico e libero», scandisce Gennaro Sangiuliano al pubblico di Atreju durante il dibattito dal titolo: «Bentornata cultura: verso un nuovo Rinascimento italiano». Così il ministro della Cultura rilancia i grandi classici del pensiero reazionari di questi anni, quelli buoni da tirare in mezzo da quando a evocare lo spettro del comunismo non si spaventa più l’uditorio.

E ALLORA viene da chiedersi: chissà se l’alternativa alla cancel culture e al politicamente corretto è questo mercatino nella prestigiosa cornice di Castel Sant’Angelo. Se non fosse per uno strapuntino, praticamente non ci sono stand con libri e ci sono pochissime associazioni d’area. Tutto pare sacrificato alla prevalenza nazionalpopolare del cibo (anzi, direbbe uno come Oscar Farinetti, del «food») e del souvenir natalizio. Chissà, insomma, se questo accampamento di plastica poco tolkeniano che pure chiamano Atreju, dove si pattina tra gli stand con Renato Zero che non vuole il triangolo e Raffaella Carrà che esorta a far l’amore da Trieste (italiana, per l’amore di dio) in giù corrisponde all’ideale immaginato dall’ex direttore del Tg2.

SI MANGIA, si beve e, ovviamente, ci sono i dibattiti. Ai quali la destra di governo fa di tutto per fare la sua faccia dialogante («E chi non viene a idee deboli» dice il ministro Francesco Lollobrigida). Il gioco riesce abbastanza facile quando si discute di lavoro con la ministra Marina Calderone e il segretario generale Luigi Sbarra. «Giù dal divano l’Italia, si rimbocca le maniche» recita il titolo che è tutto un programma. La viceministra Maria Teresa Bellucci, una che si è formata alle feste di Atreju, invita a «cambiare il paradigma» e per parlare di politiche sociali sostiene che si debba «costruire la propria nazione abbandonando l’assistenzialismo». Sbarra rivendica il suo rapporto con l’esecutivo in quanto «non ideologico» e auspica una «rigenerazione del rapporto tra capitale e lavoro».

SEGUENDO un Andrea Giambruno che compare a sorpresa, muto e scortatissimo dallo staff ci si ritrova nell’altro incontro clou della serata: quello sul premierato. Modera Bruno Vespa, al quale viene assicurato che «la terza camera non sarà abolita», cioè quella che presiede lui da da trent’anni in televisione. Il giorno prima, in apertura della kermesse, era toccato di moderare al direttore dell’approfondimento Rai Paolo Corsini, il quale si era un po’ fatto prendere dall’entusiasmo e aveva deciso di parlare in prima persona plurale, da esponente di Fratelli d’Italia invece che da dirigente del servizio pubblico. Ieri l’opposizione se n’è accorta, e sono partite anche le richieste di dimissioni. La destra fa muro e parla di «attacchi scomposti».

MENTRE ELISABETTA Casellati parla, si muovono davanti a lei i giovani volontari: nuvoli di ragazzi in felpa blu con sguardo un po’ spaesato, quando non assente, rigorosamente lontani dai microfoni. La ministra delle riforme assicura che il progetto di riforma costituzionale è stato pensato già tenendo conto delle osservazione delle opposizioni. Quanto saranno disposti a ridiscutere? Per la ministra delle riforme «l’unico punto irremovibile elezione diretta del presidente del consiglio», grazie alla quale «non ci sarà più bisogno di allargare la fisarmonica» dei poteri del Quirinale. Ma qualcosa vorrà pur dire se uno come Luciano Violante, che appunto non disdegna da tempo il dialogo con la destra, esprime «profondo e rispettoso dissenso verso il progetto di riforma». Ignazio La Russa ovviamente risponde alle critiche dell’ex presidente della Camera. Ma prima vuole assolutamente far sapere che il grande pregio di Casellati «è avermi lasciato un cuoco bravissimo al Senato». Poi dice che chi non vuole cambiare le cose lo fa perché «ha avuto il potere senza vincere le elezioni». «Pensare di avere i voti dei due terzi dei parlamentari per approvare la riforma è vana speranza», ammette. Per poi annunciare la corsa a colpi di maggioranza perché «allora tanto vale farla bene». Anche se al referendum diranno «che si deve scegliere tra fascismo e antifascismo». Rispetto alla soglia di fronte al quale scatterebbe il premio di maggioranza (una delle incognite della riforma) sostiene che «il limite minimo del 40% è implicito, lo ha detto la Corte costituzionale».

IN SERATA, la battaglia contro il politicamente corretto della destra conosce un picco non da poco. Viene presentato in anteprima italiana Sound of Freedom, film sul rapimento dei minori che da un po’ di tempo è un cult presso i seguaci della setta complottista di QAnon. È un ammiccamento all’estrema destra che sostiene Trump, oltre che un ritorno ai tempi di Bibbiano, che la destra italiana (assieme al M5S) provò a cavalcare in chiave populista.

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