La senatrice Segre, molto elegante e perfetta nel ruolo di presidente, confessa di provare una «vertigine» al pensiero che ad aprire la legislatura ci sia lei, «la stessa bambina che in un giorno come questo nel 1938 fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco di scuola». Ci sarebbe da commuoversi, ma nell’aula del senato rimbomba secco uno schiocco che distrae. È la Russa che incontra Calderoli e lo abbraccia nel modo più plateale possibile. «Il mio amico Roberto», dirà poi insediandosi nella carica che l’altro reclamava per sé. Poche storie, molta scena. Qui si fa politica...