«Il 25 Aprile farò una cosa che metterà d’accordo tutti», aveva promesso il presidente del Senato Ignazio La Russa qualche giorno fa immaginando il plauso dei camerati alla sua decisione di commemorare, nella giornata della Liberazione dal fascismo, anche Jan Palach, simbolo della rivolta praghese contro l’invasione sovietica.

Ma al dunque, ieri, di sicuro non ha fatto felici almeno i giornalisti che lo attendevano, a Praga, in Piazza San Venceslao: in evidente imbarazzo, li ha seminati anticipando l’omaggio alla croce dedicata a Jan Palach, dove ha deposto rapidamente una corona di fiori bianchi, per poi proseguire verso il campo di concentramento di Terezin. Senza mai rispondere alle domande dei cronisti. E così ha dribblato anche il sit-in organizzato da alcuni italiani residenti nella capitale ceca che intendevano contestarlo, e che si sono ritrovati, poco dopo il passaggio di La Russa, in piazza San Venceslao dietro lo striscione «Viva la Costituzione antifascista nata dalla Resistenza».

Imbarazzo che la seconda carica dello Stato italiano ha mostrato imbastendo una mezza giustificazione, nel suo intervento alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Ue: «Oggi stesso, approfittando della mia presenza qui a Praga, ho voluto aggiungere due appuntamenti importanti alla mia agenda e che si legano al tema di questa Conferenza – ha spiegato La Russa – renderò quindi omaggio alle tante vittime della ferocia nazista recandomi a Terezin e sono già stato al monumento dedicato a Jan Palach, come ho sempre fatto ogni volta che sono venuto a Praga. E l’ho fatto anche stavolta perché non potevo certo mancare di rispetto verso la vostra storia». Fallendo l’obiettivo di mettere tutti d’accordo, non è riuscito a farlo nemmeno con se stesso.