Li fai, te li porti in pancia per nove mesi (con relative conseguenze di rimessa in forma più o meno faticosa), li partorisci con dolore, li allatti, ma il frutto di tutta questa fatica non ti verrà riconosciuto dall’anagrafe perché, se sei sposata, non conosci gli anfratti legislativi e tuo marito è refrattario al cambiamento, il pargolo porterà in automatico il cognome del padre che, benché utile alla riproduzione, ha lavorato e faticato molto meno di te per mettere al mondo la creatura. In Italia non esiste una legge che preveda che la madre possa dare anche, o solo, il...