In Storia senza perdono (Einaudi, pp. 96, euro 12), Walter Barberis affronta una ricognizione dell’impervio dibattito sulla memoria della Shoah che negli ultimi anni ha opposto storiografia e testimonianza, nella tensione tra l’irrinunciabile racconto dei superstiti e la necessaria impersonalità della ricerca storiografica. Lo fa con passo lieve, percorrendo l’enormità dell’accaduto, non emendabile, non rimediabile. Non soggetto a perdono. METTERE ASSIEME storia e perdono, fin dal titolo, è una mossa che sembra riconciliare i due corni della discussione: il perdono, necessariamente individuale, viene assunto, nella sua negazione, dalla storia. È la storia stessa a farsi depositaria del giudizio, e dunque...