La repressione di Erdogan contro curdi e sinistra
Turchia Il giorno dopo il 4° congresso dell’Hdp, il partito di sinistra curdo, 15 militanti venivano arrestati. Accusato di essere il braccio politico dei «terroristi» del Pkk, l’Hdp rappresenta il tentativo di democratizzazione del paese, la colomba di pace e resistenza resistenza non violenta nelle aule parlamentari come nelle strade
Turchia Il giorno dopo il 4° congresso dell’Hdp, il partito di sinistra curdo, 15 militanti venivano arrestati. Accusato di essere il braccio politico dei «terroristi» del Pkk, l’Hdp rappresenta il tentativo di democratizzazione del paese, la colomba di pace e resistenza resistenza non violenta nelle aule parlamentari come nelle strade
Mentre rientravamo da Ankara dove si è svolto domenica 23 febbraio il 4° congresso dell’Hdp, il partito di sinistra curdo, 15 militanti venivano arrestati con accuse relative alla proiezione dell’immagine di Ocalan durante i lavori. Accusato di essere il braccio politico dei «terroristi» del Pkk, l’Hdp rappresenta il tentativo di soluzione politica del conflitto tra stato turco e minoranza curda nell’ambito di una democratizzazione del paese e dell’area.
L’Hdp traduce il confederalismo democratico di Ocalan nella proposta di una nuova costituzione che riconosca la diversità etnica, linguistica e religiosa della Turchia, che risolva con l’autonomia non l’indipendenza la questione curda e garantisca i diritti delle minoranze.
L’Hdp è rappresentata come la colomba della pace nel video che racconta questi anni di resistenza non violenta nelle aule parlamentari come nelle strade. Nel suo intervento la co-presidente Pervin Buldan ha reso omaggio a Ocalan che dalla sua cella di isolamento di tredici metri quadrati ha elaborato il solo valido progetto di pace e democrazia per il Medio Oriente.
In molti interventi Apo è stato paragonato a Mandela e quando la palestinese Leila Khaled del Fplp ha salutato a pugno chiuso il «compagno Ocalan» si è levato un boato di applausi. Colpivano i volti incredibilmente sorridenti nonostante la violenza subita. Come quello di Leyla Gulen, reduce da un lunghissimo sciopero della fame contro il regime di isolamento imposto a Ocalan e altri detenuti.
Il congresso è stato un atto di resistenza e orgoglio, una dimostrazione di forza e gioia collettiva. Nell’affollatissimo palazzo dello sport era forte la sensazione di essere di fronte non a un partito ma a un popolo, parola che va declinata al plurale perché l’Hdp dà voce e rappresentanza a tutte le minoranze oppresse, ai movimenti sociali, ai sindacati al femminismo, alla comunità lgbtq.
Non a caso nel commovente messaggio che hanno inviato i due co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, detenuti in regime di carcere duro dal 2016, paragonano l’Hdp all’Arca di Noè. La loro immagine è stata continuamente proiettata sul grande schermo insieme a quelle degli altri parlamentari e sindaci in carcere, degli atti di resistenza e eroismo, delle città curde del sudest turco distrutte dall’esercito.
L’elenco dei martiri è interminabile quanto quello delle migliaia di prigionieri. Celebrata la resistenza dei giovani, delle madri (in video il saluto delle Madres argentine), delle donne. In Turchia come a Kobane «il fascismo ha paura delle donne e del loro potere di cambiamento».
La proposta politica che è uscita dal congresso è chiara: quello di Erdogan è fascismo, bisogna unire tutte le lotte in una piattaforma comune per la pace e democrazia. E l’Hdp propone la collaborazione contro l’autocrate a tutti i partiti tra cui non mancano antichi nemici.
Potrebbe essere l’ultimo congresso, il rischio che Hdp venga messo fuorilegge è più che concreto. Non sarebbe la prima volta nella storia della Turchia. Il partito è riuscito a superare ogni volta lo sbarramento del 10% inserito nella Costituzione dai militari dopo il golpe del 1980 per impedire la nascita di una forza di sinistra.
Proprio per questo è stata enfatizzata la mai così ampia platea di ospiti stranieri. Particolarmente numerosa la presenza della sinistra radicale del gruppo parlamentare Gue/Ngl e del Partito della Sinistra Europea. Doveroso esserci vista la repressione in un paese che è «nostro» alleato nella «famiglia Nato», come recita lo spot celebrativo dell’Alleanza atlantica che esprime solidarietà alla Turchia per i caduti a Idlib facendo finta di non accorgersi dell’invasione del nord della Siria e dei combattimenti al fianco dei jihadisti.
Pelvan appena rieletta ci ha ringraziato per «non averli lasciati soli in questo congresso». Il neo eletto co-presidente Mithat Sancar – della minoranza araba – ha sottolineato che non vogliono solidarietà ma collaborazione: «Il fascismo non è un problema solo nostro, l’accordo sui rifugiati siglato dall’Ue è stato una pagina nera».
E in queste ore con le migliaia di esseri umani usati come arma al confine della Grecia le sue parole trovano una tragica conferma.
*segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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