Europa

La protesta degli archeologi greci contro la privatizzazione dei musei

La protesta degli archeologi greci contro la privatizzazione dei museiLa protesta degli archeologi davantio al Museo nazionale archeologico di Atene – Yiannis Theocaris

Grecia Le contestazioni di artisti, musicisti e studiosi vanno avanti da diversi giorni. Ieri occupato il nazionale di Atene

Pubblicato più di un anno faEdizione del 15 febbraio 2023

«Dovendo scegliere tra civiltà e barbarie il governo ha scelto la barbarie e per questo disprezza gli uomini della cultura». Così Alexis Tsipras ha esordito lunedì in parlamento nel dibattito sulla privatizzazione di cinque grandi musei greci (Archeologico e Bizantino di Atene, Archeologico di Salonicco e Archeologico di Creta). Un’iniziativa senza alcun senso, né logica se non quella di regalare agli amici armatori una nuova fonte di guadagni. «Volete trasformare i musei in merce a disposizione di chi offre di più», ha aggiunto il leader di Syriza, lanciando insieme con tutta l’opposizione un duro attacco contro il premier Kyriakos Mitsotakis, mentre davanti al Museo nazionale archeologico di Atene andava in scena la protesta degli archeologi.

Un primo assaggio di cosa significhi privatizzazione lo abbiamo avuto alla fine dell’anno scorso, quando il bellissimo museo privato dell’arte cicladica al centro di Atene ha accettato di esporre la famigerata «collezione Stern».

In poche parole, si tratta di reperti raccolti illegalmente da uno dei più famosi «tombaroli» italiani e poi venduti al milionario americano grande collezionista di antichità, senza remore sulla loro provenienza. Tutta la comunità archeologica mondiale ha protestato per la violazione delle numerose convenzioni internazionali, sottoscritte dalla Grecia, che vietano di legalizzare con l’esposizione reperti di origine oscura.

Mentre la presunta ministra della Cultura Lina Mendoni accusava in parlamento la sinistra di fare uso di «professionisti della protesta», le piazze di Atene erano piene di giovani e un po’ meno giovani artisti, musicisti, attori e registi che protestavano per la terza settimana consecutiva.
Sono scesi in piazza per contestare la ministra dell’Istruzione Niki Kerameos che ha deciso di degradare tutti i titoli di studio di scuole, accademie artistiche e facoltà d’arte per trasformarli in mere licenze di scuola superiore. Un attacco durissimo sia agli studenti sia ai professori e un tentativo, da parte del governo, di indirizzare i futuri artisti verso istituti privati che, non a caso, si stanno inaugurando in massa nella capitale e in altre città.

Sono più di cento gli insegnanti di Accademie musicali, facoltà artistiche e della scuola del Teatro Nazionale (un gioiello della scena greca), che hanno coraggiosamente rinunciato allo stipendio e presentato le loro dimissioni. Gli artisti protestano quasi quotidianamente con cortei, manifestazioni nelle piazze, concerti e chiusure dei teatri nel fine settimana.

Mitsotakis ha finalmente accettato l’incontro con i rappresentanti del sindacato degli attori, dei musicisti e dei docenti delle accademie d’arte che però, dal meeting con il premier non si aspettano molto, considerandolo solo un altro momento della campagna per le elezioni che ancora non è chiaro quando si svolgeranno.

La protesta, però, che va avanti ormai da diversi giorni, con megafoni e strumenti musicali, di artisti ed archeologi, non si ferma: ieri erano tutti insieme radunati di fronte al ministero della Cultura.

Il dicastero sta proprio a ridosso del Museo archeologico nazionale di Atene, che è uno dei musei più ricchi per le antichità elleniche che conserva di tutta l’Europa. È visitato ogni estate da migliaia di stranieri che ammirano la lunga storia di questo paese e non solo le sue spiagge. Lo stesso vale per quello di Salonicco che è quasi del tutto dedicato alla tarda antichità, dai Macedoni ai Romani e i Bizantini e per quello di Eraklio, il capoluogo dell’isola di Creta, che espone una collezione unica di numerosi reperti minoici di valore inestimabile.

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