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La proposta di legge popolare contro l’autonomia differenziata

La proposta di legge popolare contro l’autonomia differenziata

La proposta Esclude la possibilità che una legge quadro generica nasconda intese tra Stato e singole regioni e introduce una clausola di supremazia della legge statale, scremando di molto le materie concorrenti

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 10 novembre 2022

Arginare i disegni di autonomia differenziata attraverso una modifica costituzionale. Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, presieduto da Massimo Villone, di concerto con le organizzazione sindacali della scuola (Flc – Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda) ha avviato una raccolta firme per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che modificherebbe direttamente il terzo comma degli articoli 116 e 117 della Carta. La proposta esclude la possibilità che una legge quadro generica nasconda intese tra Stato e singole regioni e introduce una clausola di supremazia della legge statale, scremando di molto le materie concorrenti.

La modifica dell’articolo 117 specifica quelle che devono rimanere competenza esclusiva dello Stato: sanità, lavoro, coordinamento della finanza pubblica, infrastrutture e, per l’appunto, istruzione. «Non si tratta di un’iniziativa tematica ma la scuola è uno degli obiettivi primari di chi vuole l’autonomia almeno per tre motivi: identitario, di risorse e di costruzione del consenso – ha spiegato Villone – Quest’ultimo punto è particolarmente preoccupante perché significa molto in termini di gestione politica se i lavoratori e le lavoratrici sono governati da un assessore regionale anziché dallo Stato». Senza contare le conseguenze nefaste che un sistema di istruzione parcellizzato in 23 ordinamenti diversi avrebbe sul diritto allo studio, sul divario tra Sud e Nord, sulla libertà di insegnamento e sui contratti, come evidenziato dai sindacati». «Calderoli è stato abile a lanciare una cortina di fumo che nasconde lo strumento vero di chi vuole spacchettare il paese: i contratti quasi privatistici tra singole regioni e ministero delle Autonomie, con il Parlamento quasi emarginato, su questo intervengono le nostre modifiche», ha concluso Villone.

«Nonostante la pandemia – ha commentato Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil – che ha accentuato le disuguaglianze territoriali come nel 2019 si torna a parlare di autonomie». Gli effetti della regionalizzazione sarebbero devastanti «anche dal punto di vista dei contratti che, costruiti su base territoriale, aumenterebbero il rischio di dumping salariale».

L’obiettivo ora è diffondere la raccolta firme, coinvolgendo studenti e professori, allargando il dibattito fuori delle commissioni parlamentari. Da domani sarà possibile sottoscrivere la proposta online (supportata da circa 120 tra docenti universitari, giuristi e rappresentanti della società civile) sia su un’apposita piattaforma on-line, attraverso lo Spid, che nei banchetti stradali.

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