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La Pontida salviniana con l’incognita Vannacci

La Pontida salviniana con l’incognita VannacciPontida – Ansa

Il raduno Il mondo al contrario ha il suo gazebo ma i militanti restano diffidenti. I giovani leghisti con lo striscione «Ius scholae in vista, Tajani scafista?»

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 6 ottobre 2024

Sul sacro pratone di Pontida (in realtà poco «one», viste le dimensioni, e tanto meno sacro) tutto è pronto. Palco montato, scritta a caratteri cubitali compresa: «Difendere i confini non è reato». Questa edizione del raduno leghista sarà la più salviniana di sempre (almeno finora, perché «del doman non v’è certezza»). La macchina della propaganda del segretario si è mossa per tempo. A partire dalla data, 6 ottobre, anniversario della battaglia di Lepanto quando, nel 1571, la flotta cristiana respinse le armate musulmane.

QUANTO MAI EVOCATIVA, vista la «battaglia» che il leader leghista sta combattendo, dopo la richiesta di sei anni di carcere con l’accusa di sequestro di persona fatta dai magistrati di Palermo, per la vicenda Open Arms. Si potrà pure diventare socio fondatore del fantomatico «comitato per la sicurezza dei confini» e – udite udite! – ricevere gratuitamente (ci mancherebbe pure di dover pagare) la tessera che «certifica l’impegno a difesa del Paese», ossia una sorta di sostegno all’aberrante politica migratoria salviniana (dopo i fine settimana di gazebate pro Lega. Che, per inciso, non sono andati benissimo). Oggi, nel paesino della bergamasca, andrà in scena una sorta di «internazionale nera» coi principali esponenti del patriottismo europeo riuniti sulla stesso palco.

A PARTIRE da Viktor Orbán, leader ungherese tanto amato da Salvini. Insieme a lui, ci saranno quelli di Ano (Repubblica Ceca), il portavoce dello spagnolo Vox José Antonio Fuster, il leader degli ultrapopulisti portoghesi di Chega André Ventura, l’olandese Geert Wilders, a capo dello xenofobo Pvv, e Marlene Swazek, la vicepresidente dell’austriaco Fpö fresca vincente delle elezioni. In aggiunta, sono attesi i videomessaggi dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro e del francese Jordan Bardella del Rassemblement National. Un bel parterre, non c’è che dire.

LONTANI I TEMPI della Pontida tutta verde Padania, illuminata dal sole delle Alpi, con militanti leghisti agghindati da contemporanei guerrieri celtici, spadoni e scudi, barba lunga e elmi vichinghi (buoni ormai solo per qualche immagine vintage a favore di telecamera), quello che ci si aspetta oggi è un coacervo delle peggiori pulsioni antieuropeiste, razziste e xenofobe. Del resto, un Salvini indebolito e quasi alle corde, deve per forza provare a recuperare forza e consensi occupando quello spazio di destra-destra che la ormai istituzionalizzata Giorgia Meloni non può coprire come un tempo.

CI SARÀ, QUASI COOPTATO, tutto lo stato maggiore del Carroccio. Ministri, parlamentari, eurodeputati e amministratori locali sono stati caldamente invitati alla kermesse, e i nomi degli assenti ingiustificati saranno inseriti in apposite liste di proscrizione e debitamente puniti. Non mancherà Giancarlo Giorgetti, dopo che le uscite sui «sacrifici per tutti» del ministro dell’economia hanno agitato i sonni salviniani alla vigilia del raduno. Una sua assenza, seppure le divergenze col Capitano siano note da tempo, avrebbe fatto scalpore. Spetterà a Roberto Calderoli scaldare gli animi dei più tradizionalisti, incensando le magnifiche sorti progressive della legge sull’autonomia differenziata, in barba alla Corte costituzionale, che il 12 novembre si dovrà esprimere sulla legittimità del referendum, e alle tantissime firme raccolte anche in terra padana contro l’obbrobrio calderoliano.

CAPITOLO A PARTE, quello che riguarda Roberto Vannacci. Il generalissimo, creatura inventata proprio da Salvini (per evitare il tracollo alle europee), sarà sul palco. Una prima assoluta, e chissà come sarà accolto. Il Mondo al contrario, comitato (ormai politico) che sostiene Vannacci, avrà un suo gazebo sul prato: un paio di giorni fa ha invitato gli iscritti a partecipare ma le tentazioni «autonomiste» del generale non piacciono ai militanti leghisti, non particolarmente felici della ormai consolidata svolta nazional-populista del movimento. Salvini arriva a Pontida in un momento difficile, nel breve e nel lungo periodo.

LA SETTIMANA È INIZIATA col disastro dei treni, con lui che invece che lavorare pesava a postare foto d’epoca coi suoi nonni. Più in generale, il leader leghista deve difendersi da attacchi esterni e interni. La vicenda Open Arms gli ha dato la possibilità di provare a compattare il partito attorno a sé. Chissà se l’effetto vittimistico durerà, o sarà solo una tregua temporanea, per poi riportare Salvini nella burrasca. Intanto, ieri, i giovani della Lega hanno attaccato l’alleato di governo con lo striscione «Ius scholae in vista, Tajani scafista?». Fi non l’ha presa bene e allora Salvini ha provato a recuperare: «Sono quattro, cinque scemi».

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