L’Iraq è sempre più una polveriera. E all’esterno alcuni spettatori molto interessati seguono, con attenzione, gli sviluppi delle proteste popolari contro povertà, corruzione e mancanza di servizi che fanno tremare le fragili istituzioni irachene e sfidano l’influenza iraniana sul paese. Le forze di sicurezza ieri, ancora una volta, non hanno esitato a sparare sui dimostranti, allungando l’elenco di morti che ha già raggiunto il numero di 250. Almeno sette persone sono state uccise nel centro di Baghdad. La folla ha bloccato il ponte di Allawi e la strada dei musei, quindi ha circondato l’ufficio del primo ministro, Adel Abdul Mahdi...