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La politica fa muro. E la destra per un giorno tace sulle restrizioni

La politica fa muro. E la destra per un giorno tace sulle restrizioniMatteo Salvini e Giorgia Meloni – Lapresse

Dopo le violenze e le minacce Nel mirino finiscono anche i leader che hanno a lungo soffiato sul fuoco

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 1 settembre 2021

Nessun leader politico appoggia i manifestanti no vax e no Green pass, non c’è partito che manchi di esprimere condanna perentoria e senza ambiguità per le violenze ma anche per le minacce e per l’uso di pubblicare nomi e numeri di telefono di medici e politici su Telegram. Nessuno protesta per la “tolleranza zero” annunciata dalla ministra Lamorgese: basta immaginare quali sarebbero state le reazioni di Lega e FdI appena pochi giorni fa per cogliere lo scarto.

Non stupisce che, di converso, non ci sia leader, inclusi Salvini e Meloni, che scampi agli improperi su Telegram: tutti complici, tutti presi di mira. In particolare i leader che a lungo hanno soffiato sul fuoco collaborando a costruire la leggenda della “dittatura sanitaria”. Non è escluso, anzi, che proprio su di loro, i “traditori”, si concentri nelle prossime settimane l’ostilità. «Salvini collaborazionista ci ricorderemo di te», campeggia su Telegram e l’attacco al gazebo M5S a Milano è partito proprio da aree No vax che avevano guardato in passato ai 5S e volevano punire il Movimento per il voltafaccia.

Da un lato si tratta senza dubbio di un risultato tranquillizzante per il governo. La politica fa muro. Una maggioranza perennemente in guerra parla per un giorno con la stessa voce. L’opposizione si unisce al coro. È indicativo che ieri, alla vigilia dell’entrata in vigore delle nuove regole sul Green pass, nessuno abbia mosso critiche che, in questa situazione, sarebbero apparse come benzina sul fuoco. Da un altro punto di vista, però, il quadro è meno rasserenante. La protesta contro i vaccini e contro il Green pass riguarda una fetta di popolazione minoritaria ma non trascurabile. Quell’area è sfuggita a ogni controllo, considera l’intero arco politico come nemico. Nessuno ha più le carte in regola per dialogare e mediare.

Certamente tra i manifestanti sono presenti, con palesi intenti strumentali, i gruppi di estrema destra e in particolare Forza Nuova, che si dà molto da fare per mettersi in evidenza. Il Pd presenta interrogazioni sulle «infiltrazioni» neofasciste ed è ovvio che, soprattutto in campagna elettorale, abbia tutto l’interesse nel denunciare una presunta gestione neofascista delle proteste. In realtà Forza Nuova è un gruppo tanto esiguo quanto rumoroso. Più che trovarsi alla testa delle manifestazioni le segue a ruota e fa il suo danno soprattutto sforzandosi di esasperare ulteriormente gli animi. Ma non tiene certo le redini in mano e non gestisce nulla. Un’area non insignificante, incontrollata e probabilmente destinata a imbestialirsi sempre di più via via che con la fine dell’estate le restrizioni del Green pass si faranno sentire in misura maggiore rappresenta senza dubbio un problema.

Si spiega probabilmente anche così l’inusitata durezza della nota della ministra Lamorgese solitamente attenta a non calcare la mano. Ora, per la prima volta da quando si trova al Viminale, minaccia senza perifrasi il pugno di ferro.

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