Visioni

La politica del palcoscenico, l’impronta forte e «trasparente» di Massimo Castri

La politica del palcoscenico, l’impronta forte e «trasparente» di Massimo CastriMassimo Castri – foto Ansa

A teatro Due volumi curati da Andrea Cora e Thea Dellavalle, un lavoro molto ricco e denso che racconta il percorso del grande regista scomparso

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

Sicuramente è una bella sorpresa per lo spettatore l’uscita di un grande libro (per la verità in due pesanti volumi) dove si racconta, puntualmente documentata, l’attività del regista Massimo Castri a Brescia, presso il teatro pubblico. Che si sarebbe chiamato negli anni Centro teatrale Bresciano, ma si chiamava in origine La Loggetta (un nome toponomastico, adottato anni prima da Mina Mezzadri, evidentemente legato alla città, nel bene come in questo caso, malissimo col sanguinoso attentato del 1974 in piazza della Loggia, giusto 50 anni fa).
Massimo Castri oggi non si può non considerare, assieme naturalmente a Giorgio Strehler e a Luca Ronconi, il «padre» del teatro italiano di questi decenni. La sua morte prematura gli ha impedito di continuare a costruire la visione della scena nazionale che era andato accuratamente tessendo lungo tutti gli anni passati in palcoscenico, ma la sua impronta è comunque rimasta, forte, perfino «trasparente» nelle prove di qualcuno dei più valorosi esponenti della regia ai giorni nostri, di generazioni evidentemente successive. Col titolo Le stanze dell’utopia, Massimo Castri e gli anni bresciani, escono i due volumi, il primo dedicato a «sguardi critici e testimonianze», il secondo con «gli spettacoli» (e il prezzo per tanta opera è davvero contenuto,, 415 più 445 pagine piene di foto, per 23 euro complessivi).

A CURARE i due volumi sono Andrea Cora e Thea Dellavalle che ne fu negli ultimi anni assistente. Ed è un lavoro molto ricco e denso, dove ogni spettacolo viene documentato, e arricchito di quanto usciva sui giornali ad ogni debutto. Moltissime le immagini, degli spettacoli e del regista al lavoro con i «suoi» attori. Molti di loro hanno lavorato ripetutamente con lui, così come lo scenografo e costumista Maurizio Balò che gli è stato a fianco per moltissimi anni. Così come ciclicamente funzionava con gli attori, che gli si affezionavano e continuavano per lunghi periodi a lavorare con lui. E in quel primo periodo c’è a fianco a Castri soprattutto il responsabile del Centro teatrale Bresciano, Renato Borsoni, che ha continuato a stargli a fianco anche negli anni (a cavallo del secolo) della direzione del Metastasio di Prato.

I DUE VOLUMI fanno capire molte cose del teatro di Castri, anche a chi non ha potuto assistervi, ma certo potrà su queste pagine almeno respirare l’aria potentemente innovativa di tante regie, e scorrere i nomi di tante attrici e attori importanti che con lui hanno fatto capolavori, e capire soprattutto come il teatro, ad un certo livello, possa risultare dirompente e illuminante, non solo a livello estetico, ma anche, nel senso più ampio della parola, politico!

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