La piazza si riempie in maniera quasi spontanea, dopo le intimidazioni e alle aggressioni in aula degli ultimi due giorni. Ma, e questa è la prima notizia, finisce per rappresentare la convergenza delle opposizioni dentro e anche fuori dal Parlamento. È una composizione variegata che non si vedeva da anni, che si indigna contro le violenze della maggioranza e tira le fila del lavoro che mesi costituzionalisti e militanti stanno facendo su autonomia differenziata e premierato. Sono piccole delegazioni e gruppetti rappresentativi, non è di certo una manifestazione di massa quella che si ritrova di fronte alla Camera. Ma questa rappresentanza ampia e plurale trova il modo di coesistere e parlarsi. Primi passi dopo anni di camere stagne e bolle omogenee.

CI SI (RI)VEDE oltre le transenne di Montecitorio, e anche questa è una notizia: da anni alle proteste non è consentito arrivare di fronte al parlamento. L’infrastruttura della manifestazione è costituita dalla «Veglia laica per la Repubblica» convocata dai Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata e il Tavolo No Ad. Ma, appunto, la mobilitazione si allarga. E ci si ritrova di fronte all’inconsueta mescolanza di bandiere: c’è l’Flc Cgil e l’Usb coi Cobas, i Giovani democratici e gli studenti di Cambiare rotta, Rifondazione e il M5S. «Questa battaglia non si vince solo nelle aule parlamentari anche là dentro, si è superato ogni limite come dimostra aggressione squadrista al deputato Leonardo Donno», dice Nicola Fratoianni.

LE OPPOSIZIONI parlamentari invitano a ritrovarsi martedì prossimo alle 18 a piazza Santi Apostoli, quando l’aula riprenderà l’esame del ddl. L’allarme viene raccolto dal presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo: «In questa settimana è saltato tutto – dice Pagliarulo – Hanno dedicato un francobollo al fascista Italo Foschi, Roberto Vannacci ha inneggiato alla X Mas e dei criminali sono stati trasformati in santini, la cosa è stata subito ripresa in aula dal deputato leghista Domenico Furgiuele. E poi le orribili chat del portavoce del ministro Francesco Lollobrigida, Paolo Signorelli». «Altro che patrioti, questi stanno spaccando la patria», dice il deputato del Pd Marco Sarracino. Per la Cgil c’è Maurizio Landini.

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«Il messaggio che mandiamo oggi è molto chiaro – dice Christian Ferrari della segreteria nazionale del sindacato – Se non si fermeranno, saremo noi a fermarli. Siamo pronti a partire subito con firme per referendum abrogativo». A questo punto, tocca agli studenti di di Osa e Cambiare rotta tracciare un link tra le intimidazioni in parlamento e le repressioni di piazza: «Noi le manganellate le abbiamo già prese sulla nostra pelle – dicono – sappiamo cosa significa». Quando si aggiungo i parlamentari del Movimento 5 Stelle dicono di esserci per manifestare «contro questo folle provvedimento che spacca l’Italia e nega i servizi essenziali a milioni di cittadini, va avanti dentro e fuori dai palazzi istituzionali». I deputati denunciano «la gravità della prepotenza con cui la maggioranza prova a reprimere il libero dissenso parlamentare delle opposizioni, culminata nell’aggressione squadrista contro il deputato Donno».

«DOPO LE AGGRESSIONI fisiche della maggioranza in Parlamento non possiamo accettare che anche il paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue – scrivono Pd, M5S, Avs e +Europa in un comunicato congiunto – Il governo Meloni sta forzando la mano e prova a minare le basi democratiche della nostra Costituzione, procedendo a colpi di maggioranza verso l’approvazione dello Spacca-Italia e del premierato».

Elly Schlein, che già dai giorni scorsi aveva detto ai suoi di prepararsi a una nuova fase dopo le elezioni europee, è altrettanto netta: «C’è un serio problema quando cominci ad assistere a ripetute intimidazioni, aggressioni verbali e fisiche – scandisce la segretaria Pd – Hanno iniziato intimando il silenzio alla nostra capogruppo Chiara Braga, dicendole di stare zitta, hanno continuato facendo per tre volte il simbolo della Decima Mas, e hanno proseguito ulteriormente con l’aggressione squadrista a danno del deputato Donno. Quindi è chiaro che c’è un problema, questo non è un clima in cui si può lavorare in questo Parlamento e si sta dando un pessimo spettacolo al paese».

«Scenderemo con i tricolori in piazza il prossimo 18 giugno – le fa eco Giuseppe Conte dal M5S – E ci ritroveremo con le altre forze di opposizione per ribadire il nostro no all’autonomia differenziata, a questo clima intimidatorio, a queste aggressioni». Martedì, nelle stesse ore, al senato si voterà sul premierato. Tutti, in questa piazza di fine primavera, mostrano di conoscere bene la profonda relazione tra il disegno autoritario della riforma Meloni e quello che accresce le disuguaglianze del progetto di Calderoli.