Zio Valter aveva casa nei dintorni di piazza Missori, a meno di dieci minuti dal Duomo e dalla Galleria. Un minuscolo appartamento, quasi nel cuore della frizzante «Milano da bere» (slogan pubblicitario prima ed espressione giornalistica poi) degli anni ’80 contrassegnata da dinamismo e modernità. Provenienti dal ceto impiegatizio, alcuni attempati signori si godevano l’età della pensione alleggeriti da vincoli familiari: chi rimasto vedovo, chi reduce da divorzio, chi perseverava da scapolo, vantandosene, come zio Valter. Accomunati dalla condizione di «single» e dalla vocazione al disimpegno e ai piaceri, era stato facile per loro incontrarsi, diventare gruppo e cogliere le...