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La memoria viva di Rattoppatore

La memoria viva di RattoppatoreAnpi. 25 aprile

Resistenza Il 25 aprile il Municipio, l’Anpi, la Cgil e il Gianni Bosio «inaugureranno» in suo nome un 'Centro studi sulla Memoria' con una targa sulla ex sede Pci a via dei Giubbonari

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 23 aprile 2021

Qualche anno fa, Cecilia Rinaldini, insegnante e militante di sinistra, era a Roma in occasione di un’assemblea della sinistra e stava andando a sentire un comizio a Campo de’ Fiori. Scrive così sullo Huffington Post: «Per caso passiamo per via dei Giubbonari, e vicino a Campo dei Fiori. Mentre con il naso all’insù osservo la bellezza di Roma che rifulge anche in una giornata così calda e affollata, vedo il circolo del PD della zona che ancora espone la vecchia targa della sezione PCI che fu. Folgorata da un’istantanea mi fermo un attimo lì davanti: a fianco alla vecchia targa della sezione del “fu” più importante partito comunista dell’occidente è stato collocato il manifesto della “Festa Democratica dell’Unità” di Roma da cui campeggia un inequivocabile pollice di Renzi con sotto scritto #happydays. Sento che qualcosa si rompe. Sento che il mio personale senso della storia si sta ribellando. Perché è vero, davanti ai grandi problemi del mondo questa è una piccola cosa ma è simbolica e i simboli sono importanti» «Scattiamo la foto – continua – e penso che Fonzie lo conoscono tutti, ma chi sarà stato invece questo Guido Rattoppatore a cui la vecchia sezione del PCI era dedicata?».

Guido Rattoppatore era un operaio e un partigiano. Lo ricorda Rosario Bentivegna: «Era un tranviere. Robusto, simpatico, aveva circa trent’anni; abitava in una piazzetta dietro via Giulia ed era l’anima della resistenza antifascista dei rioni di Regola, Campitelli e Parione».
È in quelle strade, vicoli, piazza, che stava il cuore antico di Roma barocca, ribollente di cultura di strada a e di antifascismo, quando turismo e gentrification non ne avevano ancora espulso i ceti popolari,. Guido Rattoppatore, comandante militare della IV zona dai Gruppi di Azione Patriottica, uno dei protagonisti della Resistenza romana, apparteneva a quella Roma popolare che poteva lavorare all’Atac e ancora abitare alla spalle dell’aristocratica via Giulia – la stressa strada dove stavano i suoi amici e compagni Giorgio Labò e Gianfranco Mattei, artificieri dei Gap, che furono presi, torturati e uccisi dai nazisti e dove abitava abitava Lallo Bruscani, artigiano, che dirigeva i Gap di zona insieme a Rattoppatore e Rodolfo Coari.

Lello Bruscani era fiero di dirsi «romano de quelli veri», ed era così anche Rattoppatore: gli piaceva andare in bicicletta (da ragazzo aveva partecipato a molte gare di dilettanti), aveva il gusto popolare del mangiare bene con gli amici. Ricordava Bruscani che Rattoppatore aveva riunito «alla trattoria di piazza Sforza Cesarini, quella che c’è ancora, vicino al bar, una quarantina di compagni e aveva tenuto una riunione politica in mezzo a pagnottelle e fojette di vino». L’incontro attorno a via Giulia fra Labò e Mattei da una parte e Rattoppatore e Bruscani dall’altra è il simbolo della Resistenza romana, intreccio e mescolanza fra intellettuali combattenti e la Roma popolana di proletari e artigiani ribelli. Ma non va dimenticato che Bentivegna, che gli fu amico, ricorda che Rattoppatore era, sì, «robusto» e «coraggioso», ma anche «intelligente»: l’intelligenza non è un’esclusiva degli intellettuali.

A gennaio 1944 i Gap progettano un’azione all’Hotel Aquila d’Oro, dove aveva sede il comando della Guardia Nazionale Repubblicana fascista. Carla Capponi è incaricata di depositare una valigetta esplosiva sulla finestra dell’hotel, ma non ci riesce perché il luogo è sorvegliato. Ci provano poi Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini, ma senza successo. Il 28 gennaio è la volta di Umberto Scattoni e Guido Rattoppatore. Raccontava Carla Capponi:

«Umberto Scattoni e Rattoppatore sono stati presi a Largo Tassoni con la valigetta… stavano andando lì, e qualcuno deve aver fatto la spia, o erano stati seguiti… Fra l’altro, quando li hanno presi, Guido s’è difeso, ha sparato, è stato ferito… Noi abbiamo saputo che erano stati arrestati dal padre. Ed io con Egle Gualdi ci siamo incontrati col padre [di Rattoppatore] nella chiesa di Santa Maria della Pace, e lei portava il denaro per il Soccorso Rosso, ai familiari dei caduti. E in questa chiesa – mi ricordo che era bellissima – lui ha detto: ‘Non c’è niente da fare! L’amazzeranno, l’ammazzeranno!’ Lei dice, ‘Ma no, vedrai … Ormai gli alleati tra pochi giorni arrivano, prima che gli fanno il processo …’ ‘Ma che processo! È ferito, l’ammazzeranno tra le torture, l’ammazzeranno’. Ed era disperato. E lei cercava di consolarlo. Poi, quando lui è uscito, mi prende per le spalle, e dice: ‘Ha ragione, l’ammazzeranno’».

Guido Rattoppatore fu torturato per settimane a via Tasso, e fucilato a Forte Bravetta il 7 marzo 1944. Umberto Scattoni sarà ucciso 20 giorni dopo alle Fosse Ardeatine. A via dei Giubbonari 38, la sezione comunista che porta il suo nome è chiusa dal 2016, per una questione di affitti aumentati e contestati. Come quasi tutti gli spazi sociali sgomberati in nome della legalità e del valore di mercato, è abbandonata e sull’orlo della rovina. Una delibera comunale del 13 luglio 2020, voluta dal 1° Municipio, destina i locali alla realizzazione di «un punto informativo sulla Resistenza romana» dedicato a Guido Rattoppatore.

Questa delibera è ancora inattuata, così il Municipio ha deciso di prendere l’iniziativa e rivendicare la consegna dello spazio per la costituzione di un centro di studio e di informazione sulla Resistenza. Il pomeriggio del 25 aprile, alle 16, una “flash mob”, cui parteciperanno rappresentanti dell’Anpi, del Municipio, della Cgil e del Circolo Gianni Bosio (presente anche con il suo Laboratorio di canti politici e sociali) si raccoglierà davanti alla porta sbarrata per affiggervi la targa provvisoria del «Centro Studi Resistenza e Memoria Storica ‘Guido Rattoppatore’». Sarà un’inaugurazione solo virtuale, per ora,, almeno per ora; ma servirà a ricordare alle istituzioni che la delibera va eseguita e quello spazio deve ritrovare almeno in parte la sua storica destinazione. Anche questo è resistenza.

La funzione della memoria non è di pacificare. Ricordare Guido Rattoppatore, ricordare tutta la Resistenza, non serve solo a rimediare alle offese , alle cancellazioni, agli svilimenti del passato, ma soprattutto a tenere aperta l’interrogazione su chi siamo diventati e che futuro abbiamo. Non deve servire a fare sì che noi ci sentiamo orgogliosi delle lotte passate e indignati delle offese subite, ma soprattutto a disturbare il potere svelandone la natura e ricordandone i delitti. Intitolare un luogo a un nome non è un gesto rituale con cui ci si lava la coscienza, ma deve essere un impegno a tenere vivo i mente il significato di quel nome e della persona che lo portava.

In un anonimo agglomerato residenziale spuntato di recente sulla Cassia, le strade portano nomi di partigiani, ma non c’è nessuna indicazione che aiuti chi ci vive o ci passa a capire chi sono questi sconosciuti. Una delle vie principali, larga, sinuosa e quasi sempre vuota, porta il nome di Guido Rattoppatore. Ho chiesto in giro, nei negozi: anche lì chi era Guido Rattopppatore non lo sa nessuno.

 

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