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La manovra passa al Senato, ma è già vecchia: sarà modificata

La manovra passa al Senato, ma è già vecchia: sarà modificataIl ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

Sì alla Fiducia grazie ad Ala e Campo Progressista Padoan: L’economia italiana va meglio rispetto a cinque anni fa, la prossima legislatura partirà da una base più solida per fare quello che bisogna fare

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 1 dicembre 2017

Approvata al Senato con i voti determinanti di Ala e di Campo progressista, ma già pronta per essere modificata alla Camera. La manovra supera la prima prova della camera alta, la più ostica dati i numeri sempre sul filo, nonostante le tensioni e qualche rischio corso in commissione Bilancio, portando a casa un voto di fiducia tra le polemiche delle opposizioni che hanno bocciato una manovra piena di «mance elettorali».
Per il governo si tratta invece di una «fiducia per la crescita», come ha sottolineato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. E mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invitato a non sentirsi «appagati» dai risultati ottenuti finora perché ci sono ancora molti «squilibri creati dalla crisi che vanno affrontati e colmati», il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ribadito che oggi «l’economia italiana sta meglio» e che la prossima legislatura partirà da una base più solida per fare quello che bisogna fare» per arrivare a una crescita «a tassi significativamente più alti di quelli attuali».
Il governo che verrà si troverà comunque a dover rifare i conti con la Ue per verificare il rispetto delle regole ed evitare la richiesta di nuove correzioni o, peggio, di una procedura.
Nel passaggio al Senato le modifiche più importanti sono state quelle su pensioni, bonus bebè, web tax (ma dal 2019) e fondo per i risparmiatori.
Il senato ha infatti varato un «Fondo di ristoro finanziario», pari a 50 milioni di euro, per risarcire i risparmiatori «che hanno subito un danno ingiusto riconosciuto con sentenza passata in giudicato». Sarà un Decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm) varato d’intesa con il ministero dell’Economia a definire entro sei mesi a definire i criteri di rimborso.
La norma sulla Web tax punta a introdurre un’imposta al 6 per cento sui ricavi delle transazioni digitali relative a prestazioni di servizi tramite mezzi elettronici, in sostanza online. Sarà un emendamento del Mef a chiarire il campo di applicazione. Ma la norma entrerà comunque in vigore dal 2019 e dovrebbe assicurare all’inizio un introito per lo Stato di 114 milioni.
Le novità introdotte al Senato sono 173, 19 volute dal governo. Accanto a queste non mancano micromisure come il sostegno alle manifestazioni carnevalesche tradizionali, all’ippodromo di Merano o il ritorno di indennità e rimborsi spese a componenti ed esperti del Cnel.
Il provvedimento, ha ricordato il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, intervenendo in aula poggia su tre pilastri: sterilizzazione con oltre 15 miliardi dell’aumento Iva nel 2018, rafforzamento del sostegno agli investimenti privati avviato lo scorso anno e del fattore lavoro, soprattutto quello giovanile con il bonus fiscale per le imprese che assumono giovani.
Nel disegno di legge ha trovato posto anche la lista di rinvii dei termini di legge solitamente affidata al cosiddetto «decreto milleproroghe» di fine anno.
Ora la parola passa alla Camera. Nella lunga maratona notturna qualche dettaglio in effetti e’ sfuggito, e alcune norme andranno corrette a Montecitorio. A partire dal bonus bebè che ha fatto fibrillare la maggioranza e che, nelle intenzioni, doveva essere reintrodotto tale e quale. Invece la lettura della nuova norma anche da parte dei tecnici del Senato disegna un bonus che diventa sì per sempre, quindi per tutti i nuovi nati in famiglie che rientrano nei parametri Isee, ma con un assegno che andrà corrisposto per il solo primo anno di vita del bimbo, non per i primi tre. Se l’intervento «dovrà essere aggiustato alla Camera, lo sarà», ha assicurato Morando, placando le ire di Ap, che alla fine ha votato la fiducia ma aspetta «vigile» le modifiche della Camera.
Ma ci dovrebbe essere anche un nuovo round sulle pensioni, dato che manca all’appello la proroga dell’Ape social, pur presente nel documento di confronto tra governo e sindacati. Lo stesso vale per gli enti locali, dopo l’intesa raggiunta con Comuni e Province.

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