Politica

La Lega estremista rafforza l’asse tra Fi e Alfano

Centrodestra Dopo la manifestazione di Roma e la presenza in piazza dei neofascisti di Casa Pound

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 3 marzo 2015

Dal punto di vista strettamente politico, per Matteo Salvini la manifestazione di Roma è stata un successo netto. Poco importa che la piazza non fosse pienissima e che il corteo anti-razzista fosse ben più affollato. Conta fino a un certo punto persino il rischio, del tutto concreto, che quelle bandiere con la croce celtica spaventino una parte congrua dell’elettorato che costituisce la vera forza del centrodestra. Sta di fatto che la Lega ha varcato la linea gotica, può proporsi, per la prima volta in oltre 25 anni di storia come partito nazionale. Soprattutto, sta di fatto che oggi, con Berlusconi al tramonto, con gli ex colonnelli come Fitto o Alfano troppo legati alla parabola azzurra per essere credibili, il solo leader della destra in campo è appunto Salvini.
La scommessa vinta a Roma dal padano modifica, anche se nessuno lo ammette apertamente, il senso della partita in corso. In realtà, la presenza dell’Ncd in una coalizione di destra diventa ora per Berlusconi non meno ma più necessaria. Solo così potrà mantenere un ruolo determinante, quello di «cerniera» e collante tra le diverse anime della destra italiana, essendo ormai fuori discussione che possa incarnare ancora quello di leader. Ecco perché, ieri, la massa delle dichiarazioni forziste, quelle degli ufficiali come quelle dei peones, battevano direttamente o indirettamente proprio su questo tasto. Il centrodestra può vincere se unito, e a garantire quell’unità può essere solo l’ex onnipotente di Arcore.
Tra Arcore e Pontida è dunque in corso un braccio di ferro il cui esito va molto oltre le regionali in Veneto e in Campania. Nel quartier generale azzurro ieri erano tutti contenti perché Salvini «non ha chiuso le porte». Ma il rebus, dopo la manifestazione di Roma, è più che mai lontano da una soluzione unitaria, perché l’Ncd non può in nessun modo accettare di fare la ruota di scorta in una coalizione che ha al proprio interno i neofascisti conclamati.
Sempre che quell’alleanza fascioleghista regga. Ieri la Lega ha messo le mani avanti con diverse dichiarazioni. Da Maroni, che derubrica l’asse a faccenda secondaria («In piazza viene chi vuole»), allo stesso leader in felpa che segnala come sulle alleanze, «che devono essere omogenee», nulla sia ancora stato deciso e la decisione spetti solo a lui.
Di certo a Renzi fa comodo una destra estremista che spaventando i «moderati», gli garantirebbe una vittoria facile. Ed è proprio su questo che scommette Fi per ridurre il tribuno a più miti consigli.

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