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La gestione Ue della crisi greca «non era un golpe»

Nuova finanza pubblica This is a coup. Questo è un golpe. Tale frase rimbalzava furiosamente sui social in Francia, Germania, Italia, Grecia, Uk ecc., in prossimità dell’accordo che le autorità della Troika (Commissione […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 24 novembre 2018

This is a coup. Questo è un golpe. Tale frase rimbalzava furiosamente sui social in Francia, Germania, Italia, Grecia, Uk ecc., in prossimità dell’accordo che le autorità della Troika (Commissione Ue, Banca centrale Europea e Fondo monetario) erano riuscite a strappare al governo di Syriza nel luglio 2015. Un golpe contro la sovranità del popolo greco che aveva massicciamente – e coraggiosamente – votato contro un programma di austerità che veniva imposto lo stesso.
Il documentarista Aris Chatzistefanou ha fatto conoscere ad un grande pubblico l’ingiustizia della gestione della crisi greca nei suoi documentari Debtocracy e Catastroika. Due anni fa ci propone un altro straordinario documentario, This is not a Coup (“Non è un golpe”), nel qualche diffonde la sua posizione: non si tratta di un atto autoritario che infrange le regole della Ue. È la normalità della Ue stessa che porta a tali esiti.

Torna utile citare tale fonte per inquadrare le ultime notzie che arrivano dal paese ellenico. A settembre spunta fuori che l’Associazione degli Archeologi Greci denuncia che il governo medita di vendere alcuni dei maggiori siti archeologici del paese, inclusi il palazzo di Cnosso, i siti di Sparta e il museo bizantino di Salonicco.

Lo scandalo è enorme, dando potenti munizioni a Nuova Democrazia, il partito di centro-destra, per attaccare il governo in base al principio che «l’eredità culturale della Grecia non è in vendita». La notizia, ripresa da Le Figaro, si basa sul fatto che centinaia di beni culturali erano entrati nella lista delle proprietà statali da trasferire al fondo Hcap, il cosiddetto super-fondo per le privatizzazioni. Mentre il ministero della Cultura si affannava a negare, il dicastero delle Finanze confermava che tali beni erano «accidentalmente» stati inclusi nella famosa lista. Almeno per adesso la scena del Partenone con la scritta for sale ce la siamo risparmiata. Ma l’entità di altre proprietà di Stato da privatizzare rimane ingente.

Il 6 novembre scorso invece, compare un ennesimo rapporto sui diritti umani dei greci lesi dalle politiche di austerità. La Commissaria per i diritti Umani del Consiglio d’Europea (nulla a che vedere col l’organismo guidato da Juncker) stigmatizza l’impatto delle politiche derivanti dai 15 pacchetti legislativi che la Grecia ha dovuto approvare dal 2010 ad oggi, tanto sotto la destra, che sotto la sinistra «moderata», che sotto il radicale Tsipras.

È una galleria di orrori: numero di senzatetto quadruplicati, aumento dei suicidi del 40%, spesa sanitaria ben al di sotto della soglia stabilità dall’Organizzazione mondiale della Sanità (6,5% del Pil, ed invece è al 5,2%): ed infatti è citato uno studio secondo il quale la percentuale di popolazione che paga di tasca propria le cure mediche è passata dal 34,5% al 58,7% dal 2010 al 2015, e la spesa media per abitante per la sanità (non coperta dallo Stato) si è elevata da 429,00 euro a 505,00 nell’arco dello stesso periodo.

Terrificante l’amplificarsi delle malattie mentali, fino a comprendere la metà della popolazione effettiva che lamenta dei sintomi quali stress e ansia; il rapporto la riconduce al deterioramento delle condizioni materiali (dato che, come abbiamo molte volte descritto su queste pagine, l’attacco austeritario a salari e pensioni è stato terrificante). Il sistema sanitario, nonostante la riforma di febbraio 2016, descritta con termini lusinghieri, è così sottofinanziato dovendo al contempo rispondere a tante emergenze che è sulla soglia del collasso.

È importante capire la misura dell’attacco ai diritti per capire la gravità del processo politico sottostante, come Chatzistefanou ci spiega; come per esempio la Bce ricatta i governi in crisi minacciando di chiudere le banche tagliando i fondi Ela. Se non salvate le banche e non applicate l’austerità facciamo crollare il vostro sistema finanziario. Inutile ricondurre a cattiveria o cattiva fede tali esiti: è la normalità Ue; non è un golpe, è la sua natura profonda.

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