La pista anarchica sull’attentato subito dalla consigliera diplomatica Susanna Schlein ad Atene, per ora, sembra avere una matrice più storica che altro. I legami tra italiani accusati di far parte della Federazione Anarchica Informale (Fai) e greci nella stessa posizione sono noti almeno dal 2011, quando apparve un documento intitolato «Non dite che siamo pochi», dedicato al gruppo insurrezionale ellenico chiamato «Cospirazione delle cellule di fuoco».

Nel testo si fa riferimento esplicito a decine di «nuclei, movimenti e singoli compagni che in maniera diffusa e orizzontale, uniti da un solido e chiaro patto di mutuo appoggio, muovono guerra in maniera caotica e distruttiva all’esistente»; quelli censiti in Grecia erano in totale otto. Lo stesso numero si ripete anche nei vari rapporti delle autorità italiane e greche compilati nel corso degli anni fino a oggi.

Alla fine di dicembre del 2010 da segnalare il pacco bomba recapitato all’ambasciata Greca di Roma, non esploso perché non funzionò l’innesco. La consegna del plico era avvenuta qualche giorno prima, in concomitanza con altri ordigni simili fatti arrivare alle sedi diplomatiche di Cile e Svizzera, ma nessuno lo aveva aperto fino a dopo le festività natalizie.

È del 2009, invece, una retata nel quartiere ateniese di Exarchia che portò all’arresto di dodici persone – tra cui cinque italiani – per gli scontri con le forze dell’ordine durante una manifestazione in memoria del quindicenne Alexandro Grigoropoulos, ucciso da un agente di polizia l’anno precedente.

Da tempo ormai gli investigatori ipotizzano legami stretti tra gruppi informali italiani e gruppi informali greci, ma ogni volta il problema risiede nella difficoltà di definire l’associazione a delinquere in un contesto che non prevede alcuna forma di organizzazione formale e che sembra muoversi più seguendo una «comunione di intenti» che un vero e proprio schema.

Il caso di Alfredo Cospito – detenuto al 41 bis e in sciopero della fame ormai da diverse settimane – ha del resto portato a manifestazioni di solidarietà in mezzo mondo, non solo dagli ambienti anarchici: i social network pullulano infatti di foto e di post di persone prive una connotazione politica particolare che sono scese in piazza a manifestare.

Ad Atene, durante il tradizionale corteo del 17 novembre in memoria della rivolta studentesca contro i colonnelli del 1973, un gruppo di anarchici ha espresso la propria solidarietà ad Alfredo Cospito e contro il 41 bis lasciando scritte sui muri nei pressi della sede della Banca Centrale Greca e poi proprio davanti all’ambasciata italiana.

Mercoledì scorso, sempre ad Atene, si è tenuta un’altra manifestazione di solidarietà a Cospito, e in questa circostanza un gruppo di anarchici ha fatto visita alla Camera di commercio italo-greca, lasciando scritte sui muri e vernice a imbrattarne la porta e diversi volantini, con l’intenzione di «lanciare un messaggio internazionalista di resistenza al tentativo di sterminio del nostro compagno da parte dello stato italiano».

Nel testo del comunicato diffuso per rivendicare l’azione, oltre a Cospito, si fa riferimento anche agli anarchici Juan Antonio Sarroche Fernandez e Anna Beniamino (entrambi in sciopero della fame, uno nel carcere di Terni e l’altra in quello di L’Aquila) e a Nadia Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi delle cosiddette Nuove Brigate Rosse, in regime di 41 bis ormai da 17 anni.