L’ascesa al santuario di Oropa è un muro ombroso che disegna un angolo retto nel profilo della tappa di oggi. Il gruppo ci sbatte contro dopo aver preso la rincorsa dalla collina di Castellania, in omaggio alla memoria dei fratelli Coppi, e aver attraversato in fretta e furia la piana vercellese, tra le risaie dove generazioni di mondine hanno intonato Bella Ciao, nato come canto di lavoro prima che la Resistenza se ne appropriasse per farne il proprio inno.

La strada verso Biella è un po’ un’introduzione a una vicenda che si racchiude negli ultimi dieci chilometri scarsi di arrampicata. Mettono il naso avanti comunque, a dispetto di ogni evidenza, tre coraggiosi, Lagutin, Bahrane e Martinez Poveda, coi quali però le squadre dei favoriti non hanno neppure voglia di scherzare. Nibali, Quintana, Pinot, si armano strada facendo di retino, perché su per i boschi alpini c’è da aprire la caccia alla farfalla in maglia rosa. Doumulin, dal canto suo, ha dichiarato alla vigilia che addirittura la salita gli si addice.

Che dicesse il vero lo si capisce abbastanza presto, appena la salita si fa dura e finiscono le scaramucce tra le seconde linee. Ai meno quattro il primo a far sul serio è Pozzovivo, e a Quintana non doveva sembrare il vero che qualcuno desse inizio al carnevale. Gli balza dietro e lo passa, dando il via alla solita serie di scatti. C’è però meno intensità, meno cattiveria, rispetto al Blockhaus. L’unico che paga è Pinot, Dumoulin lo tiene nel mirino seguito da Nibali e da Zacharin. La svolta decisiva in un punto in cui la strada si fa ancor più stretta, e un gruppetto di tifosi attornia il colombiano che, un po’ innervosito dalla calca dei suoi compatrioti, un po’ perché vede l’olandese rinvenire, si rialza. Verrebbe da dire, in quel momento, che Dumoulin corre alla Indurain, e già sarebbe poco rassicurante per il resto della compagnia. Ma, affiancato Quintana, non si limita a controllare i concorrenti, ma riparte. Paga Nibali, che entra in crisi e viene risucchiato nelle retrovie. E non è tutto, perché sul traguardo la farfalla di Maastricht ha ancora la forza di sprintare e di alzare il braccio destro in segno di vittoria, mentre Quintana arranca e si allontana ancora un po’ nella generale.

L’impressione è che se sui tapponi non si siglerà un armistizio tra i battuti e non si darà vita a un’alleanza sarà dura acchiappare la farfalla nel retino, e non è poi detto che nasca una forza dall’unione di quelle che oggi sono parse tante debolezze.